Non sempre le cose che non capiamo con la mente devono per forza essere le più complicate, anzi, talvolta la loro semplicità è così a portata di mano che vogliamo invece interstardirci a dare una spiegazione con concetti e teorie che finiscono poi per farci smarrire e complicare notevolmente le cose. è quello che succede alla cultura odierna nella affannosa ricerca dell’idea di eternità, che vorrebbe risolvere in fantasmagorici e fumosi paesaggi extrasensoriali e solo mentali.
Scegliere questo invece di quello: è sempre difficile capire quale strada prendere, ma soprattutto da giovani a volte sembra quasi impraticabile. Imboccare una via piuttosto che un’altra significa rinunciare a una possibilità, mettersela alle spalle: lo può fare soltanto chi possiede una scala di valori capace di indirizzarlo verso la soluzione giusta.
Questa bellissima espressione ha un’origine strettamente biblica. Voi tutti ricorderete che, quando Giacobbe, dopo avere rubato la benedizione al fratello Esaù, fugge da lui, temendone l’ira, arriva in un luogo, dove si addormenta, usando come guanciale una pietra; lì fa il suo famoso sogno, nel quale vede il cielo aperto, e gli angeli di Dio salire e scendere su una scala che dal cielo poggia proprio nel luogo dove lui stava. Svegliatosi, dice: «Quanto è terribile questo luogo. Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gn 28, 17).
Vorrei fermarmi brevemente, subito, solo su due verbi del testo «crediamo» e «sappiamo». Sono due cose diverse: «Credere» abbraccia tutto lo slancio di chi si abbandona nella forza di Dio anche nell'oscurità, convinto che sotto l’aridità dei granelli di sabbia, che i passi stanchi smuovono, fiorisce il fiume d’acqua viva che zampilla sino alla vita eterna.