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Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai Parole di vita che danno la vita eterna. Ed ora noi crediamo e sappiamo che tu sei quello che Dio ha mandato»  (Gv 6, 68- 69)

di Gianni Gennari

Vorrei fermarmi brevemente, subito, solo su due verbi del testo «crediamo» e «sappiamo». Sono due cose diverse: «Credere» abbraccia tutto lo slancio di chi si abbandona nella forza di Dio anche nell'oscurità, convinto che sotto l’aridità dei granelli di sabbia, che i passi stanchi smuovono, fiorisce il fiume d’acqua viva che zampilla sino alla vita eterna.

«Sapere», invece, è la condizione di chi ha sperimentato e toccato con mano, ha riflettuto e concluso, ha conquistato una posizione solida che gli consente di sintetizzare nel presente l'esperienza del passato e lo slancio verso il futuro, il realismo lucido e il sogno generoso. Credere e sapere sono dunque la condizione stessa di chi cammina nella fede ma condivide, pur nell'oscurità, «del non ancora», la misteriosa presenza di colui che è la parola vera, l'immagine piena, l'efficacia di grazia dell'eterno nel tempo. «Crediamo e sappiamo»; perché l'esperienza di ogni giorno conferma, o Signore, che tu sei mandato dal Padre, sappiamo perché ci accorgiamo che quando lasciamo meno spazio a noi stessi, ai nostri gusti, al nostro egoismo e alle nostre paure i fratelli ti riconoscono in noi, sentono che in noi c'è qualcosa di diverso, ci sei tu, e si meravigliano, come le folle si meravigliavano allora a sentirti parlare. Certo, Signore, la tentazione di pensare che siamo noi ad avere la tua forza e il tuo fascino è forte: è la tentazione più grande in cui può cadere la Chiesa, in cui possono cadere anche i cristiani. Tienici lontani, Signore, da questa tentazione, ma facci sperimentare quotidianamente la tua presenza in noi e negli altri, in tutto ciò che ci accompagna nella nostra faticosa giornata. Sì, noi «crediamo e sappiamo» che tu sei veramente quello che Dio ha mandato per noi per la salvezza nostra e per quella del mondo intero, perché tutti siano vivificati dal tuo abbraccio misericordioso di tenerezza e di infinito amore.

Per questo, Signore, ti ringraziamo ogni giorno. Anche quando le nostre labbra non ti ringraziano è la nostra vita che ti ringrazia, i nostri passi, il nostro respiro, il battito del nostro cuore: ti ringrazia e ti vuole riconoscere ogni giorno vivo in te e nei fratelli.