it IT af AF ar AR hy HY zh-CN ZH-CN en EN tl TL fr FR de DE iw IW ja JA pl PL pt PT ro RO ru RU es ES sw SW
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:48

La società si forma nella famiglia

di Tarcisio Stramare

 

«Siate figli del Padre vostro che è nei cieli… Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». «Siate figli del Padre vostro che è nei cieli… Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,45.48). L’esigenza di Gesù nei riguardi dei suoi discepoli si rivela qui estrema, corrispondente, d’altra parte, alla dignità di “figli”.
Dignità che egli con la sua Incarnazione ha conferito a tutta l’umanità. Il principio “la nobiltà obbliga” non deve forse valere nei riguardi di Dio che ci ha fatto questo dono? Ne segue che un comportamento simile a quello, pur “corretto”, dei pubblicani e dei pagani non corrisponde alla nuova situazione dei “figli del Padre celeste”.    
Ecco allora l’esigenza di una “educazione” a questa nuova realtà, attraverso quei mezzi ordinari già predisposti dalla natura, primo tra i quali, per l’uomo, la famiglia. Nell’Esortazione apostolica Redemptoris custos, Giovanni Paolo II, molto sensibile al tema della famiglia, non manca di considerare “il sostentamento e l’educazione di Gesù a Nazaret”: “La crescita di Gesù ‘in sapienza, in età e in grazia’ (Lc 2,52) avvenne nell’ambito della santa Famiglia sotto gli occhi di Giuseppe, che aveva l’alto compito di ‘allevare’, ossia di nutrire, di vestire e di istruire Gesù nella Legge e in un mestiere, in conformità ai doveri assegnati al padre” (n.16).

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:39

L'Eucaristia è il "volto paterno di Dio"

di Gabriele Cantaluppi

Don Guanella nel suo comportamento esterno come è testimoniato dai confratelli a lui vicini  e nei suoi scritti, ha costituito un inno gioioso e riconoscente al grande Mistero dell’altare.
Don Guanella vede anche nell’Eucaristia il volto di quella paternità di Dio, che costituisce l’asse portante della sua spiritualità. Come la mamma, nell’atto di abbracciare il suo bambino, se lo stringe teneramente al cuore e sembra quasi voler formare una cosa sola con lui, così Dio Padre “per unirsi cuore a cuore con te, si nascose entro le specie sacramentali del pane e del vino”. Quando si ama non si può restare lontano dalla persona amata, così Dio ha voluto lasciare il proprio Figlio fra di noi nel sacramento eucaristico: “Non può un padre star lungi dal figliuol diletto… Gesù che è Padre tenerissimo ed onnipotente, dovendo ascendere in alto fissò in terra la sua dimora nel Santissimo Sacramento e nello stesso tempo venne a stare alla destra del Padre Eterno”.

di Wladimiro Bogoni

Ci sono tante anime eucaristiche nella Parrocchia di San Giuseppe al Trionfale! è una delle più belle e confortanti scoperte come parroco, da poco più di un anno, della parrocchia san Giuseppe al Trionfale.
L’occasione per questa piacevole constatazione è venuta, quando il 1 Novembre u.s. il consiglio presbiterale con il consiglio pastorale, iniziando a concretizzare il progetto pastorale della parrocchia per il triennio 2011-2014, approvato nella giornata/ritiro del 01 ottobre presso il Santuario della Mentorella, ha fatto partire, sotto il coordinamento di Stefano Marchionni, l’iniziativa della «Adorazione eucaristica quotidiana continua».

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:26

Dio creatore si fa creatura in Gesù

di Gianni Gennari

Siamo, ormai da dieci incontri (questo è l’undicesimo) alla ricerca del “volto” del Dio in cui crediamo. Il Credo infatti comincia da Lui. “Credo in Dio”. Chi è dunque il nostro Dio? Abbiamo visto via via come una religiosità naturale si afferma nella vicenda dell’umanità alla ricerca di superare i limiti di conoscenza e di potere sulla realtà della natura che accompagna, ma anche sovrasta l’umanità facendole fare l’esperienza dei suoi limiti, fino a quella del morire.
Nascono così quelle che chiamiamo “religioni naturali”, in cui l’ignoranza e l’impotenza dell’uomo generano una visione della divinità come riflesso all’opposto dei limiti sperimentati: la divinità, gli dei, sono grandi e l’uomo piccolo, sono sapienti e l’uomo ignorante, sono forti e l’uomo debole… Ecco “i miti”, che descrivono la superiorità delle divinità cui sono attribuiti gli aspetti misteriosi e sconosciuti dell’esperienza umana, ed ecco “i riti”, che dovrebbero servire, con offerte e sacrifici alle divinità, a proteggere l’uomo dai pericoli che la natura gli presenta e che egli non può dominare… La religione naturale, concepita e come inventata dagli uomini, è un antidoto a ignoranza e impotenza. In essa la divinità è opposta all’umanità, lontana, superiore, e protegge solo chi offre sottomissione e sacrifici…
è molto in sintesi, il panorama millenario delle religioni naturali, fino al politeismo antico, e alle sopravvivenze di esse nei popoli ancora primitivi e nei residui ancora vivi in società indigene di vari continenti, culto degli spiriti, dei morti come vivi, voodoo e altre infinite varietà che gli antropologi della religione continuano ad analizzare e descrivere.

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:24

Gennaio 2012

 

Il Natale è nascita di immortalità

Reverendo e caro don Mario,
è mio desiderio rinnovare l’ab­bonamento alla bella, gradita rivista “La Santa Crociata”, ricca di notizie e tanti spunti per la meditazione e la preghiera e che, puntualmente ci arriva dalla nostra cara e amata Italia, da Roma, dal Santuario del nostro caro protettore San Giuseppe. Grazie anche per il calendario.
Con l’avvicinarsi delle feste natalizie San Giuseppe è più presente, più sentito nelle nostre famiglie e per diversi giorni possiamo pregarlo, insieme con Maria e Gesù, nella povera capanna di Be­tlemme.
Purtroppo in questo periodo si ravviva in noi anche il dolore per la perdita di nostra figlia Maddalena, salita al cielo il 24 dicembre 2003, vigilia di Natale. Può ben capire lo stato d’animo nel periodo natalizio! Non abbiamo mai perso la fede.
San Giuseppe ci aiuti nella vita quotidiana e protegga la nostra famiglia. Il Signore aiuti tutti voi della Pia Unione e doni al mondo intero la pace. Tanti e cari saluti.
Lucia Giglio – Windsor,  Canada
Cara Signora Lucia,
la ringrazio dei suoi sentimenti nei nostri confronti che ci aiutano a servire la fede, la speranza e la carità con maggior generosità ed entusiasmo. Comprendo la sua sofferenza nel sentirsi rinnovato il dolore per la perdita di Maddalena, ma Gesù è sceso dal cielo affinché noi potessimo salire in cielo ed essere abbracciati dalla paterna bontà di Dio e vivere accanto a lui in comunione di grazie e di luce con tutti i nostri cari.
Rinnovo gli auguri e prego che il 2012 sia un anno ricco di serenità e di luce.


Una mano forte nella difficoltà

Carissimo Padre,
sono una signora di 71 anni e mio marito Giuseppe è abbonato alla vostra rivista da tantissimo tempo. La nostra vita non è facile da quando la salute di mio marito è peggiorata. Ora ha perso la parola, ma si rende conto delle cose e cerca di farsi capire. Lo scorso mese ho pregato tanto San Giuseppe e prima della fine della novena ha avuto un notevole miglioramento. Ogni giorno siamo in ansia e ogni giorno mi metto nelle mani di San Giuseppe e mi rimetto alla volontà di Dio. Che San Giuseppe ci protegga così come assista la famiglia del badante che mi aiuta e benedica un sacerdote missionario che prega per mio marito e che lo ammira molto per la sua capacità di sopportare. Pregate per me, per avere sempre forza fisica e morale. Grazie.
Mirella – Ventimiglia

Gentile e cara Mirella,
da questo momento sa che ci sono tante persone che pregano per suo marito Giuseppe, vi sono vicine con la loro solidarietà e partecipazione e invocano dalla bontà di Dio tanta forza e fiducia nel superare gli ostacoli. Le posso garantire che ogni giorno porto all’altare del sacrificio di Gesù le gioie e le sofferenze delle persone legate alla Pia Unione e invoco da Gesù la sua presenza costante e rigeneratrice accanto alle persone afflitte da malattie fisiche e spirituali. Gesù è presente nella nostra vita con i segni della sua vittoria pasquale. Anche là dove la malattia non può essere sconfitta Gesù lascia con la sua presenza germi di resurrezione. Gesù nella sua vita terrena non solo ha imparato della sofferenza quello che lui ha patito, ma anche la sofferenza di ognuno di noi.
Mirella, si faccia coraggio e stia accanto a suo marito Giuseppe con gli stessi sentimenti con i quali Gesù è stato vicino ai sofferenti che si rivolgevano a Lui per chiedere aiuto.


La testimonianza di chi crede in Gesù ci sostiene nella fatica di accettare la scommessa sull’esistenza.

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:22

San Giuseppe degil stracciarioli

di Fabio Pallotta

Con l’acquisto della Colonia di Monte Mario era iniziata la presenza in Roma.
Il marchio di fabbrica era quello di sempre, alla poveraccia: anzi questa volta un po’ peggio…
a mantenere l’opera guanelliana ci pensavano i robivecchi di Roma coi loro stracci

Gli accordi suggellati con il pranzo del 26 Maggio 1903 in casa di mons. Radini Tedeschi sarebbero stati mantenuti qualche mese dopo, il tempo di organizzarsi reciprocamente. Si doveva iniziare in agosto, poi si era slittato perché don Guanella aveva fatto leggere la bozza del contratto all’amico agronomo di Chiavenna, Cerletti, il quale sconsigliava di accettare perché la cosa sapeva di capestro e si intravedevano solo perdite all’orizzonte. Don Guanella fa presente le sue rimostranze a Radini Tedeschi e questi risponde per le rime redarguendo don Guanella circa la superficialità delle osservazioni dell’agronomo, fatte a tavolino, e aggiungendo il monito a non trattare la vicenda con spirito commerciale.

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:18

Don Guanella e don Orione "cittadini romani"

di Fabio Pallotta

San Guanella era incline alla gita fuori porta, contento di un invito a pranzo,
interessato all’arte di Roma e alle sue devozioni, coinvolto in qualunque idea, senza l’ansia
del ruolo da protagonista, ma capace anche di fare da spalla ad iniziative altrui

l primo documento che riporta una ‘voglia di Roma’ da parte di don Guanella appartiene al suo triennio salesiano; nell’estate del 1877, chiuso il Collegio di Trinità per vacanze, don Guanella scrive a don Bosco: “…mi pare di essere l’uomo più inutile della terra; mi procuri un impiego a Roma”.
Solo nell’autunno del 1903, ventisei anni dopo, quel desiderio sarebbe diventato realtà, almeno per le sue Congregazioni. Era nell’aria e nei voti da qualche anno ed è don Guanella stesso a raccontarne il primo reale tentativo:
“Già nel 1893 la Reverenda Suora di carità G. Rossi, sorella di un sacerdote già coadiutore a  Olgiate  Comasco, e  morto nella nostra casa di Milano, ci aveva offerto una scuola ed un asilo nei  pressi del Vaticano. E noi che anelavamo ad insediarci in Roma  santa, ne porgemmo domanda all’Em. cardinal Parocchi, il quale non credette opportuno d’appoggiarla”.
Si trattava delle Scuole annesse al piccolo Oratorio quattrocentesco della Madonna del Riposo (otto locali con piccola chiesa); la suor Rossi si interpose perché il Guanella vi inviasse due Suore e la direttrice Enrichetta Ambrogi ne avvisò il Vicariato di Roma; ma il 24 Agosto del 1893 arrivò la risposta che, per allora, in Roma non erano previste nuove fondazioni religiose.
Il 1893 segna però una svolta nel rapporto con Roma: don Luigi torna a Como con la benedizione di Leone XIII sulla Piccola Casa e sul Bollettino da quel momento non mancherà mai un cenno a Roma, alla Chiesa, al Papa.

Giovedì, 12 Gennaio 2012 13:11

La Terra Santa: il viaggio della sua vita

di Fabio Pallotta

Come sempre l’occhio di San Luigi viaggiatore non è l’occhio del turista e nemmeno solo quello del pellegrino; è l’occhio del Santo: in un posto ci passi tu e scatti fotografie, mandi cartoline o compri ricordini; ci passa lui e sogna il dito di Dio all’opera per i suoi piccoli

Un giorno fu chiesto a padre Claudio Benedetti, redentorista, di tracciare un ricordo di don Guanella. Era iniziata come collaborazione di lavoro la loro amicizia, essendo padre Claudio consultore presso la Curia romana mentre don Guanella tentava di ottenere l’approvazione delle sue due Congregazioni. Don Luigi aveva la qualità straordinaria di trasformare anche le relazioni formali ed amministrative in cordialità e appartenenza duratura.
In quella sua testimonianza appassionata e delicatissima l’anziano redentorista se ne uscì con un’espressione che, sola, vale il titolo di una biografia: chi era don Luigi? “Un uomo con la valigia in mano”. In viaggio.
Come attitudine radicale del povero di Dio che, alla chiamata, si muove.
Quanti viaggi…quante stazioni ha conosciuto quella valigia!

di Fabio Pallotta

Chi conosce un po’ l’animo di San Luigi e il suo sentire verso la Chiesa,
sa che verso il Papa nutriva fede, semplicemente fede,
non meno che la fede nella Scrittura e nei Sacramenti

Aveva solo quattro anni don Guanella quando fu eletto Papa Pio IX ed era già trentaseienne quando questi morì; metà della sua vita fu segnata dalla figura di Papa Mastai, infanzia, adolescenza, primo sacerdozio; poi visse per altri 25 anni sotto Leone XIII che fu il papa della sua esperienza di Fondatore, nell’arco di tempo che lo vide aprire a Como e arrivare a Roma; maturo di anni e di fama, già additato come santo, la Provvidenza gli regalò il veneto Pio X, un Papa amico che lo trattava quasi alla pari e gli apriva le porte più impraticabili; nell’ultimo anno di vita, dopo umiliazioni inenarrabili, la gioia di sapere che le sue Suore, ricevute dal nuovo Papa, Benedetto XV, si erano sentite dire: “Se voi siete di don Guanella… io voglio vederlo questo don Guanella”.

di Fabio Pallotta

Arrivare a Roma nel 1903, ormai sessantenne con quasi trenta case già aperte,
fu come saltare finalmente tutti gli intermediari e i portavoce
e attaccare una presa diretta con la Chiesa

Sentì suonare le campane della Città e scoppiò a piangere per l’emozione. Per don Guanella mettere radici a Roma non fu un evento funzionale, ma una sorta di abbraccio con la Chiesa: Roma era il Papa, il Papa era la Chiesa, la Chiesa era la Madre di cui aveva scritto tanto negli anni giovanili, prima e dopo la morte di sua mamma, avvenuta nel 1879 quando don Luigi aveva 37 anni e attraversava la stagione più promettente e più ostacolata della sua vita, a Traona.
Naturalmente il suo sentire la Chiesa era maturato lungo gli anni da una visione unilaterale, battagliera e quasi ingenua ad una passione più intima e anche più consapevole, ma era stato il suo primo amore e non lo tradì mai. Fino alla morte sentì che la Chiesa era davvero il capolavoro di Dio realizzato con i deludenti materiali umani, di cui uno era lui stesso.
La Chiesa per lui aveva il volto dei Pastori che aveva visto ostacolati nel ministero, perché veniva loro negato il riconoscimento civile e non potevano raggiungere le rispettive sedi; il volto di mons. Frascolla, Vescovo prigioniero che lo consacrò prete e gli suscitò amore eterno verso tutti i perseguitati per causa della giustizia che poi avrebbe trovato; il volto paterno e incoraggiante del cardinal Ferrari, che lo sostenne e lo lanciò nell’avventura di Fondatore; il volto dei Vescovi che spesso lo ostacolarono e lo isolarono, riservandogli pochi elogi, quasi sempre serviti in salsa amara; il volto dei suoi fedeli di Prosto, Savogno, Traona, Gravedona, Olmo, dei poveri che hanno fame e sete di Dio.

Pagina 159 di 176