Caro baby sette miliardi! Non so se tu sia una bimba o un bimbo, se sia indiano o cinese, nato in una metropoli o in un villaggio, o se invece non sia nato nella pampa o sotto un igloo, o in una piccola isola sperduta, o in fuga sotto una tenda. Non so se tu sia sano o malato o portatore di handicap. Non so se ad abbracciarti ci siano tutti e due i tuoi genitori o solo la mamma. Non so se diranno che tu e i tuoi coetanei siete troppi o troppo pochi. Oggi questo non mi importa.
Questo mondo in cui arrivi è un po’ complicato e non è ospitale per tutti. Non siamo stati così bravi a preparartelo bene. I capi dei popoli più ricchi e potenti sono attorno a un tavolo ad arrovellarsi su come andare avanti senza combinare altri disastri, e anche noi ci interroghiamo sul tuo domani.
Però oggi io voglio dirti che tu sei unico e diverso da tutti gli altri, che sei un dono meraviglioso, che sei un miracolo, che il tuo spirito vivrà per sempre, e quindi sei benvenuto. Noi ti auguriamo che quando sorriderai qualcuno risponda al tuo sorriso e quando piangerai qualcuno ti accarezzi. Che tu possa andare a scuola e non soffrire la fame. Che qualcuno risponda saggiamente alle tue domande e ti incoraggi nelle tue iniziative e nell’assumere le tue responsabilità. Che tu possa voler bene agli altri, crescere, lavorare e vivere con la tua famiglia, con tanti amici, in un popolo e in un mondo libero e in pace. Che tu possa capire che la tua vita ha un senso pieno aldilà della morte.
Perché tu sei nato per questo. Il tuo Creatore e Padre ti ha fatto per questo. Noi faremo la nostra parte perché questo diventi possibile; tu datti da fare, perché il tuo futuro dipenderà anche da te e toccherà a te dare il benvenuto a baby otto miliardi.
Editoriale di Radio Vaticana, 5/11/2011
E' nel mio sogno per chi con cordiale interesse ha partecipato alla canonizzazione di don Guanella, quest’anno nel firmamento della notte di Natale che trovi accesa una nuova stella. Accanto alla cometa per il viaggio dei Magi è apparsa la stella della carità che traccia il sentiero per ritrovare Gesù nel volto dei poveri. Don Guanella è nato a Fraciscio il 19 dicembre, sette giorni prima di Natale. Era una notte carica di neve e, in quel candore di gelo pungente, Dio ha acceso un nuovo fuoco per riscaldare il cuore del mondo. In quella notte, nella cornice dei monti, nel silenzio più profondo, un’altra mamma, di nome Maria, ha donato un batuffolo di carne come un concentrato di energia vitale per riempire di amore la solitudine di tanti cuori.A Betlemme il silenzio fu rotto dal canto di uno stuolo di angeli che lodavano l’Eterno Padre dicendo: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama». Betlemme, «la casa del pane» diventa la madia della speranza dei poveri.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
La Bibbia inizia il racconto della storia della salvezza con Dio “creatore”. Le cose vengono all’esistenza in risposta alla sua parola, divenendo l’immagine “visibile” di quanto egli progetta e vuole, processo che culmina e si conclude nell’uomo: “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1, 27). La descrizione dettagliata della formazione dei “due” – l’uomo maschio e femmina - vuole sottolineare insieme l’“unità” nella “diversità” (Gen 2,18-24).
Una riflessione “sapienziale” sul racconto della creazione, tenuto conto di tutta la storia sacra e dello sviluppo teologico, ci porta a scoprire il significato profondo delle cose, risalendo dal visibile “creato” alla sua sorgente, ossia all’invisibile “Creatore”, “amante della vita”, come leggiamo nel libro della Sapienza:
“Tu, infatti, ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualche cosa, non l’avresti neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente verso tutte le cose, perché sono tue,
Signore, amante della vita” (11, 24ss.).
La comunione coniugale costituisce il fondamento sul quale si viene edificando la più ampia comunione della famiglia, dei genitori e dei figli, dei fratelli e delle sorelle tra loro, dei parenti e di altri familiari.
Tale comunione si radica nei legami naturali della carne e del sangue, e si sviluppa trovando il suo perfezionamento propriamente umano nell’instaurarsi e nel maturare dei legami ancora più profondi e ricchi dello spirito: l’amore, che anima i rapporti interpersonali dei diversi membri della famiglia, costituisce la forza interiore che plasma e vivifica la comunione e la comunità familiare.
La famiglia cristiana è poi chiamata a fare l’esperienza di una nuova e originale comunione, che conferma e perfeziona quella naturale e umana. In realtà, la grazia di Gesù Cristo, «il Primogenito tra molti fratelli», è per sua natura e interiore dinamismo una «grazia di fraternità», come la chiama san Tommaso d’Aquino.
«Ipoveri li avrete sempre con voi”. Gesù ci aveva avvertiti. Oggi come ieri, la povertà interessa ancora una fetta consistente del mondo. E non serve andare lontano, in Africa o in India, nei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo: a volte basta girare l’angolo e te li trovi di fronte, i poveri. Oppure basta abbassare lo sguardo proprio lì, dove evitiamo di posare gli occhi perché distratti o infastiditi dallo “spettacolo indecente”: il mendicante che allunga la mano sul marciapiede o i bambini scalzi che entrano in metropolitana non sono certo roba per noi “gente impegnata”, troppo affannata nel tam tam quotidiano per prestare attenzione a certe cose. Per non parlare delle centinaia, migliaia, di profughi che scappano da terre povere e in guerra cercando rifugio sulle nostre coste.
Nell’Evangelo i momenti più significativi e gioiosi Gesù li ha compiuti attorno al cibo: ha incominciato a Cana di Galilea con il vino, poi, vicino al lago di Galilea, il pane e i pesci; i pranzi della misericordia hanno sempre al centro i peccatori, sino al momento finale nel Cenacolo, a Gerusalemme, l’ultima compiuta con i suoi apostoli, divenuta modello di tutte le cene.
Anche nella nostra cultura lo stare a tavola è sempre un momento di condivisione e di gioia; lo è per una nascita, un matrimonio, un traguardo importante nel mondo del lavoro, un diploma o una laurea nel campo dello studio, una rimpatriata tra amici. Il consumare un pasto condiviso è un elemento fondamentale del nostro vivere.
Il 23 ottobre 2011 sia per la chiesa universale, ma in particolar per noi che tentiamo di vivere la spiritualità di don Guanella, questa data diventa un pietra miliare nella storia della Chiesa. Il Papa con il suo magistero solenne indicherà nella persona di don Guanella un modello di santità che ha saputo vivere nei suoi giorni terreni con entusiasmo e passione gli stessi sentimenti di Gesù nei confronti di Dio-Padre e nel rapporto con i fratelli più fragili e feriti nella vita.
Allora sarà un giorno di festa per tutti e vorremmo con tutte le forze che divenisse un banchetto di fraternità soprattutto con i più poveri del mondo sparsi nei vari continenti della terra dove è presente l’Opera don Guanella.
Quel giorno vorremmo che nessun anziano, handicappato, orfano, ragazzo di strada, un “senza fissa dimora” rimanessero soli e vorremmo gridare forte l’appello del profeta Isaia quando proclama: “Assetati venite all’acqua [...] mangiate vino e latte”. E a noi cittadini del benessere, dice il profeta: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane? Ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti”.
La Pia Unione, nata da un’intuizione di don Guanella per essere accanto a tutte le povertà estreme, vuol essere portavoce ed esecutrice del grido del profeta Isaia di mettere a tavola assetati e affamati il 23 ottobre nella speranza della solidarietà di molti in tutte le case guanelliane in terra di missione organizza un pranzo comunitario, rischiarato dall’abbraccio luminoso di un arcobaleno che ha la sua sorgente di colori nelle Filippine e il suo punto di arrivo nell’estrema Patagonia.
Una gioia protratta senza interruzione per una lunga giornata di luce e di fraternità.
Un pasto per un giorno di festa grande.
Per poter arrivare in tempo ad organizzare questo “banchetto della gioia” nel sentirci amati da Dio con un amore tenerissimo e, sulla scia di don Guanella, essere benedetti e additati dalla Chiesa madre e maestra come discepoli autentici di Cristo, apriamo una sottoscrizione tra i nostri associati per contribuire a questo “pasto” in un giorno benedetto.
La sottoscrizione può essere fatta o con il solito conto corrente postale ..... o con un bonifico bancario....
Davvero preghiamo che in quel giorno nessuno sia senza pane e senza gioia, ma per tutti una tavola imbandita e, soprattutto, la gioia di sentirsi amati.
«Mamma mia, dammi cento lire in America voglio andar». Questa canzone è entrata nel folklore popolare come grido di speranza in un momento attraversato da una profonda miseria di molte regioni italiane. Sia l’inizio della rivoluzione industriale come il dopoguerra del 1945 è stato segnato da grandi esodi: dal Friuli alla Sicilia un grande movimento di persone ha varcato i confini d’Italia in cerca di fortuna. Alcuni emigranti si sono fermati nelle nazioni europee, altri con le «cento lire» hanno varcato gli oceani verso gli Stati Uniti, il Canada e l’America del Sud, disseminando, a pelle di leopardo, i loro nuclei familiari. Questi nostri fratelli delle «cento lire» con una grande nostalgia dell’anima hanno portato con i loro dialetti regionali anche la cultura e le tradizioni dei loro territori di origine.
Il periodo estivo rinnova l’abbraccio tra gli emigranti e la loro terra di origine. è un tuffo nel lago della memoria, un incontro con i nuovi nati della famiglia, ma soprattutto un assaporare i profumi e il clima del proprio paese d’origine.
Sono sempre vive nella mia mente e nel mio cuore i due passaggi a Fraciscio nella mia giovinezza di prete. Le strade tortuose, la bellezza e il canto dei monti, la piccolezza del villaggio e il suo inno alla semplicità, alla fatica, alla povertà, all’attenzione per ogni persona perché c’è solo da condividersi e poi condividere quello che si è e quel poco che si ha. Lì, davanti al grande focolare, dove il freddo esterno si trasforma in calore di famiglia unita da amore pulito e preghiera. Sono qui le sorgenti di don Luigi Guanella giovane amico dei poveri in ogni senso e padre dei giovani che, generosamente vogliono seguirlo. Da Fraciscio a piazza San Pietro, per Dio, il passo non è impossibile.
Senza voler trascurare gli aspetti del mistero della Chiesa ereditati dalla Tradizione, il Concilio Vaticano II ha privilegiato quello di “popolo di Dio”, in continuità con la migliore visuale biblica: “La Chiesa universale si presenta come ‘un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Forse a questa svolta non è estraneo l’influsso del crollo delle egemonie dittatoriali della prima metà del novecento, che han mutato la sensibilità culturale, anche privilegiando il ruolo pubblico e la forza popolare. Ed è apparso sempre più visibile che il popolo di Dio trova a sua piena realizzazione attorno all’Eucaristia, il sacramento che, dal Battesimo e attraverso la Cresima, completa l’identità del cristiano.
Momenti forti di questa comprensione di identità sono state le celebrazioni del Congressi Eucaristici, sia internazionali che nazionali: quarantotto dei primi e, in Italia, venticinque dei secondi; il prossimo dal 3 all’11 settembre a Ancona sarà il ventiseiesimo. Ad aprire la serie è stato quello celebrato a Lille in Francia nel 1881, mentre toccherà a Napoli nel 1891ospitare il primo di quelli italiani; va notato che nell’arco del periodo della vita di don Guanella furono 25 quelli internazionali e 5 quelli nazionali.