Sono sempre vive nella mia mente e nel mio cuore i due passaggi a Fraciscio nella mia giovinezza di prete. Le strade tortuose, la bellezza e il canto dei monti, la piccolezza del villaggio e il suo inno alla semplicità, alla fatica, alla povertà, all’attenzione per ogni persona perché c’è solo da condividersi e poi condividere quello che si è e quel poco che si ha. Lì, davanti al grande focolare, dove il freddo esterno si trasforma in calore di famiglia unita da amore pulito e preghiera. Sono qui le sorgenti di don Luigi Guanella giovane amico dei poveri in ogni senso e padre dei giovani che, generosamente vogliono seguirlo. Da Fraciscio a piazza San Pietro, per Dio, il passo non è impossibile.
Senza voler trascurare gli aspetti del mistero della Chiesa ereditati dalla Tradizione, il Concilio Vaticano II ha privilegiato quello di “popolo di Dio”, in continuità con la migliore visuale biblica: “La Chiesa universale si presenta come ‘un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Forse a questa svolta non è estraneo l’influsso del crollo delle egemonie dittatoriali della prima metà del novecento, che han mutato la sensibilità culturale, anche privilegiando il ruolo pubblico e la forza popolare. Ed è apparso sempre più visibile che il popolo di Dio trova a sua piena realizzazione attorno all’Eucaristia, il sacramento che, dal Battesimo e attraverso la Cresima, completa l’identità del cristiano.
Momenti forti di questa comprensione di identità sono state le celebrazioni del Congressi Eucaristici, sia internazionali che nazionali: quarantotto dei primi e, in Italia, venticinque dei secondi; il prossimo dal 3 all’11 settembre a Ancona sarà il ventiseiesimo. Ad aprire la serie è stato quello celebrato a Lille in Francia nel 1881, mentre toccherà a Napoli nel 1891ospitare il primo di quelli italiani; va notato che nell’arco del periodo della vita di don Guanella furono 25 quelli internazionali e 5 quelli nazionali.
A volte i santi ci passano accanto e non ce ne accorgiamo. Eppure la gioia di essere amati da Dio non si puònascondere. È la scoperta del filo d’oro che lega tutti i fatti dell’esistenza, è la tessera che completa il mosaico dell’umanità nel quale ogni uomo è inserito. È la gioia vera. Si legge sul volto, negli occhi, nei gesti. Si radica nel più profondo dell’essere umano e libera energie sepolte che non possono più fare a meno di agire. Gioia che contagia e libera e aiuta a leggere i fatti della vita. E’ la storia e l’esperienza di tanti quando fanno un incontro forte, che cambia la vita. Può essere l’incontro con un testimone, ma anche con un fatto della vita, una malattia, una morte di una persona cara, un’esperienza spirituale coinvolgente e profonda.
La testimonianza della propria vita è un vero e proprio contagio, vale anche per i non cristiani. Gandhi diceva di se stesso: sono un incorreggibile ottimista.
«Di ritorno da un viaggio c’è sempre qualcosa da raccontare». Ebbene la strada per giungere al traguardo della canonizzazione è una miniera di racconti interessanti. Un’avventura meravigliosa. Ho percorso sentieri con orme insanguinate di un giovane uscito in un modo singolare da un drammatico incidente. Sentieri carichi di buio per la ragione umana, tuttavia, una tenebra vibrante di mistero. Questa vicenda umana, fasciata dal dolore e dal timore di esiti drammatici, era pervasa da un’energia proveniente da un «altrove» che sorreggeva un dramma attraversato da una solida speranza irrobustita dalla preghiera d’intercessione a don Guanella.
Raccontare le settimane di ospedale del giovane William Glisson, il suo riaffacciarsi alla finestra luminosa della vita, il ritorno agli affetti familiari, lo sbocciare di un amore che lo porterà al matrimonio, è stato come percorrere una galassia di stelle scintillanti che si sta concludendo come una festa di fuochi d’artificio.
Nel «Giornale dell’anima» il Beato Giovanni XXIII ricorda il giorno della sua ordinazione con queste parole. «Visitai le chiese alle quali ero più affezionato, gli altari dei santi a me più familiari, le immagini della Vergine Maria. Furono visite brevissime, ma mi sembrò quella sera di avere qualcosa da dire a ciascuno di loro e che essi avessero qualcosa da dire a me, e, infatti, fu così».
Tutti coloro che saranno presenti a Roma o assisteranno attraverso la televisione o idealmente parteciperanno alla glorificazione di don Guanella in Piazza San Pietro il 23 ottobre 2011, certamente avranno avuto l’esperienza di essere stati in ginocchio davanti ad un’immagine di don Guanella, di aver chiesto qualcosa e di aver sentito nascere qualcosa di buono nel loro animo.
L’evento della canonizzazione sarà una circostanza privilegiata dello Spirito per far riecheggiare sentimenti positivi e propositi operativi e così continuare nella nostra storia l’esperienza di carità che costituisce l’aureola luminosa per don Guanella.
Nel giorno della canonizzazion, a don Guanella sarà idealmente affidato il titolo di «Maestro itinerante dell’amore del prossimo». Il suo magistero inizierà subito. Lo farà attraverso le onde magnetiche dei mezzi della comunicazione sociale, il suo messaggio di fraternità scenderà come acqua rigeneratrice nell’animo di tante persone e gli animi più sensibili sentiranno risuonare un canto ammaliante di nostalgia e una voglia di bene.
L’esempio della sua vita, a imitazione di Cristo, ancora per noi oggi si fa «pane spezzato» per la vita dei poveri: poveri di pane, di speranza, di affetto, di salute, d’intelligenza, di ruoli nella vita sociale.