di Gabriele Cantaluppi
Senza voler trascurare gli aspetti del mistero della Chiesa ereditati dalla Tradizione, il Concilio Vaticano II ha privilegiato quello di “popolo di Dio”, in continuità con la migliore visuale biblica: “La Chiesa universale si presenta come ‘un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Forse a questa svolta non è estraneo l’influsso del crollo delle egemonie dittatoriali della prima metà del novecento, che han mutato la sensibilità culturale, anche privilegiando il ruolo pubblico e la forza popolare. Ed è apparso sempre più visibile che il popolo di Dio trova a sua piena realizzazione attorno all’Eucaristia, il sacramento che, dal Battesimo e attraverso la Cresima, completa l’identità del cristiano.
Momenti forti di questa comprensione di identità sono state le celebrazioni del Congressi Eucaristici, sia internazionali che nazionali: quarantotto dei primi e, in Italia, venticinque dei secondi; il prossimo dal 3 all’11 settembre a Ancona sarà il ventiseiesimo. Ad aprire la serie è stato quello celebrato a Lille in Francia nel 1881, mentre toccherà a Napoli nel 1891ospitare il primo di quelli italiani; va notato che nell’arco del periodo della vita di don Guanella furono 25 quelli internazionali e 5 quelli nazionali.
E' stata una donna, Emilia Tamisier (1834-1910), che, ispirata da San Pier Giuliano Eymard, l’apostolo dell’Eucaristia, aiutata da alcuni laici, preti e vescovi e con la benedizione di Leone XIII, ha dato l’avvio alla serie dei Congressi. Lo scopo era quello di trovare, in una fede rinnovata nel Cristo presente nell’Eucaristia, il rimedio all’ignoranza e all’indifferenza religiosa. Con Pio XI i congressi divennero internazionali anche di fatto, nel senso che cominciarono ad essere celebrati anche in diversi continenti, acquistando anche un carattere di ri-evangelizzazione.
Va anche notato che solo a partire dal Congresso Eucaristico Internazionale di Lourdes nel 1914, un anno prima della morte di don Guanella, ci si preoccupò di esprimere esplictimanente la sensibilità della Chiesa per i problemi fondamentali del mondo moderno, come la giustizia, la famiglia, il rispetto dei diritti dell’uomo e la pace nel mondo.
Il cardinale Angelo Bagnasco, nella prima catechesi rivolta a un gruppo di giovani italiani alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, affermava che la fede, quindi anche quella nell’Eucaristia, per essere vera deve tradursi in cultura.
Date voi stessi da mangiare
Dal 31 agosto al 6 settembre del 1895 il Cardinal Ferrari ospitò nella sua diocesi di Milano il terzo congresso eucaristico nazionale italiano. Sul bollettino “La Divina Provvidenza”, mensile di informazione della sua Opera, don Guanella ne parla con accenti entusiastici ancor prima della sua celebrazione.
è particolarmente significativo il paragone da lui posto: “Quando nelle famiglie le cose vanno alla peggio, i membri della stessa si raccolgono a conferenza, e trattano con serietà di riordinare le aziende”. Anche nel mondo cristiano nubi minacciose solcavano il cielo: da una parte le autorità politiche che sempre più avversavano la Chiesa, dall’altra l’ignavia di tanti fedeli che nulla facevano per opporsi a questi. Don Guanella stesso qualche tempo prima, dal pulpito del santuario del Sacro Cuore, era scoppiato in lacrime lamentando una Chiesa “non difesa neppure da tanti suoi figli”.
Il Congresso è un incrociarsi della mano di Dio e di quella dell’uomo, perché “Nella Chiesa è lo Spirito del Signore, il quale con forza e soavità opera nei cuori. Ma conviene che tutti ci adoperiamo assecondando l’aiuto della divina grazia”. C’è da dire che, fino al Congresso di Venezia nel 1897, due anni dopo il nostro, la programmazione e gestione era lasciata al Vescovo ospitante: solo dopo tale data sorse il Comitato dei Congressi eucaristici nazionali, quale sotto-comitato per i Congressi eucaristici internazionali, e questo per dare maggior continuità all’iniziativa. Trent’anni prima, nel santuario di Fourviéres presso Lione, San Pier Giuliano Eymard aveva iniziato l’Opera dei Sacerdoti e Fedeli Adoratori, i cui ascritti si impegnavano all’adorazione eucaristica mensile, secondo le modalità degli statuti. In occasione del Congresso, Papa Leone XIII il 12 agosto approvò definitivamente “in perpetuum” l’istituzione. Don Guanella, che nelle sue Case aveva già istituito l’adorazione perpetua diurna e, almeno inizialmente, anche notturna e i “paggi del SS.mo Sacramento”, ne fu felicissimo e sempre, nei vari Regolamenti redatti per la sua Congregazione, inviterà i religiosi ad iscriversi a questo pio sodalizio. Il fervore per il prossimo Congresso eucaristico aveva spinto don Guanella anche a visitare alcune chiese di Milano, fra le quali la basilica di San Lorenzo, che stava per diventare una delle sedi del congresso. Qui scoprì il “Crocifisso della Provvidenza”: “è l’Uomo Dio affisso in croce… è vestito dal petto alle ginocchia, e questo è che lo fa distinguere nella divozione del popolo con il titolo del SS. Crocifisso della Provvidenza”. A lui affiderà “le opere che Dio ci mette fra le mani”. Dall’1 al 4 giugno 1905 si tenne a Roma il sedicesimo Congresso eucaristico internazionale, presieduto dallo stesso Papa San Pio X. Don Guanella ne prese parte e sul bollettino della Casa, sottolinea il ricordo fatto da parte del vescovo di Bergamo “della morte del dotto e santo Monsignor Scalabrini Vescovo di Piacenza”. Lo aveva avuto compagno nel seminario teologico di Como, mantenendo sempre una sincera amicizia; era stato ordinato sacerdote tre anni prima di lui
Dall’Eucarestia la carità
Londra ospitò il 19° Congresso dall’8 al 13 settembre 1908: don Guanella vi partecipò inaspettatamente con l’ingegner Aristide Leonori, col quale era in relazione anche per il progetto della nuova chiesa di San Giuseppe al Trionfale che doveva erigersi a Roma. Recava con sé una commendatizia per il Cardinal Legato Vannutelli, che gli permise di assistere alle funzioni da posizioni privilegiate. Ne lasciò una dettagliata descrizione sul bollettino della Casa il mese successivo.
Ne approfittò per far conoscere la sua Opera, soprattutto l’idea dell’erigenda chiesa di San Giuseppe, diffondendo stampati in italiano, francese e inglese.
Non mancarono episodi di ecumenismo spicciolo, anche se lo spirito di don Guanella non era certo quello ispirato alla Unitatis Redintegratio del Vaticano II, come l’ospitalità offertagli da un pastore protestante sul balcone della sua casa per permettergli di vedere meglio la processione conclusiva del Santissimo Sacramento.
Nell’Opera guanelliana il Congresso ebbe un epilogo gioioso: “Le Case della divina Provvidenza sperano molto dal Congresso Eucaristico di Londra al quale assistette il loro Direttore. I Servi della Carità vollero al suo ritorno offrire al loro Padre sacerdote Guanella un bellissimo calice d’argento che esso gradì assai quale promessa ed augurio che i suoi figli spirituali saranno sempre sacerdoti ed apostoli ferventi adoratori dell’Eucaristico Sacramento”.
Il nuovo Rituale Romano al n. 111 offre delle indicazioni per la celebrazione dei Congressi Eucaristici. Oltre, ovviamente, alle iniziative inerenti gli aspetti spirituali, viene segnalata “la ricerca attenta di iniziative e la realizzazione premurosa di opere sociali che favoriscano la promozione umana e la necessaria comunione dei beni materiali, sull’esempio delle prime comunità cristiane, in modo che la tavola eucaristica sia il centro della vita secondo il Vangelo, come forza propulsiva per la costruzione di una società umana in questo mondo in prospettiva di quello futuro”.
Don Guanella era convinto che le opere di carità dovessero nascere dall’Eucaristia. Aprendosi nel 1895 a Milano il XIII congresso eucaristico nazionale, elogiava le iniziative eucaristiche dell’amico padre Gerardo Beccaro e presentava le sue Opere della Provvidenza: “Il mondo cristiano è sempre più o meno virtuoso a seconda del fervore maggiore o minore che conserva verso il Santissimo Sacramento. Però quei personaggi illustri, che il Signore ai giorni nostri ha suscitato e suscita a bene della Chiesa, sempre si valsero della divozione al mistero augustissimo della Eucaristia, e con questa ristorarono mirabilmente le anime. Quelle due opere che in Torino, città del Santissimo Sacramento, sono nate e cresciute quasi gemelle, voglio dire del Cottolengo e di don Bosco, sono là il monumento della fede e della carità del Sacramento eucaristico. Fondamento che tutto sorregge è l’adorazione frequente di Gesù in Sacramento, è la Comunione frequente di ogni dì”.
Anche quando si recò al Congresso eucaristico internazionale di Londra del 1908, si preoccupò di far sorgere dalla contemplazione iniziative di carità: “Feci tosto stampare in italiano, francese ed inglese parecchie migliaia di piccole circolari per far conoscere l’opera nostra…”.
Ma la testimonianza più bella della fecondità caritativa dell’Eucarestia è nella vita stessa di don Guanella: le sue Opere affondavano le radici nelle ore trascorse davanti al tabernacolo, rubandole al sonno notturno, nelle Messe ascoltate con vivo desiderio anche più volte in un giorno e nel suo vivo impegnarsi a offrire ai suoi poveri “pane e Signore”, cioè l’abbondanza del pane materiale e di quello soprannaturale.