Preghiera di offerta
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato
di Maria, Madre
della Chiesa, in unione
al Sacrificio eucaristico,
le preghiere e le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno:
in riparazione
dei peccati,
per la salvezza di tutti
gli uomini, nella grazia
dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Intenzione del Papa
La Giornata
Mondiale della
Gioventù incoraggi
i giovani a fondare
la loro vita
in Cristo.
Intenzione missionaria
I cristiani
dell’Occidente ritrovino
la freschezza e l’entusiasmo
della loro fede.
Intenzione dei Vescovi
Lo Spirito Santo
conceda ai giovani
di accogliere con coraggio l’invito di Gesù che
li chiama.
Intenzione della Pia Unione
Preghiera per i giovani
Gesù, da duemila anni, tu sei nel cuore di tanti giovani che sentono il profondo desiderio di guardarti negli occhi e scrutare i panorami della storia fatta di persone vissute al calore della tua «bella notizia» che Dio ci ama.
Gesù, molti sono i giovani che, alla luce della tua verità, manifestano l’aspirazione a costruire rapporti autentici, a conoscere il vero amore, a sognare di fondare una famiglia unita, che garantisca un futuro sereno e felice.
Gesù, che hai lavorato accanto a San Giuseppe nel laboratorio di Nazareth, fa’ che i giovani possano trovare un’occupazione che dia loro dignità, gioia di vivere ed essere utili; fa’ che nessuno spenga l’entusiasmo alla ricerca di una vita più grande.
Gesù, tu sei la risposta al nostro desiderio d’infinito. Mantieni in tutti noi la generosità di un cuore giovanile che sappia ripetere con convinzione: «Il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te».
Gesù, fa’ che nei sentieri della nostra avventura umana seguiamo «l’impronta del Dio vita», convinti che eliminare Dio per far vivere l’uomo è cecità! Dio è la sorgente della vita ed eliminarlo equivale a che «la creatura svanisca».
Iniziamo oggi il mese di giugno che avrà al suo centro la solennità della nascita della Chiesa, la Pentecoste e ci farà approdare proprio alla fine del mese, il 30 giugno, alla vigilia del Sacro Cuore di Gesù, il focolare della carità divina che attira come una calamità le qualità positive della nostra esistenza cristiana.
Mi fa piacere che il grande itinerario in preparazione al 7° incontro internazionale delle famiglie del 2012 la prima tappa del percorso farà sosta proprio a Nazareth, perché «Il mistero di Nazareth è l’insieme di tutti i legami che passano nel tessuto delle relazioni familiari: la famiglia con gli sposi, i genitori e i figli, le relazioni educative, la religiosità i sogni del domani e i problemi di oggi.
Idealmente, come ogni mese, questa sera vogliamo essere davanti a te, appunto nella tua casa di Nazareth, questa tavolozza dei colori delle virtù umane e cristiane, per ammirare la bellezza delle tue relazioni con Maria, la tua sposa, e con Gesù, quel fanciullo che Dio dall’eternità aveva pensato di affidare alle tue braccia robuste e generose, ma soprattutto affidarlo al tuo cuore di padre, specchio di virtù umane in modo da insegnare a questo Dio che si fa bambino a imparare a vivere la nostra condizione umana: la gioia del vivere e il duro mestiere del vivere. Nella vita come nel giorno c’è il buoi della notte e lo splendore affascinatamente gioioso della luce del giorno.
I nostri occhi in questa sosta a Nazareth sono curiosi, avidi di luce per cogliere nei vostri sentimenti, i tuoi, quelli di Maria e di Gesù, quei semi di speranza per far lievitare la nostra vita familiare con la linfa stessa che ha alimentato la vostra esistenza.
di Carlo Lapucci
Nel ciclo dell’anno liturgico il Corpus Domini si trova a coronamento della vicenda umana del Redentore: dopo la nascita, la passione e la morte, la resurrezione, l’ascensione al cielo, la Chiesa contempla la sua presenza reale nel mondo riscattato dal peccato e dalla morte, il trionfo del mistero della salvezza e la misteriosa presenza divina nel sacramento dell’Eucaristia.
La festa si celebra 61 giorni dopo la Pasqua, il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità (ora spostato alla domenica): seguendo la data mobile del ciclo pasquale può cadere tra il 21 maggio e il 24 giugno, periodo nel quale la natura si trova nel pieno della sua attività ed esprime il massimo di forza, di rigoglio e di bellezza. I fiori e le foglie che hanno riempito le terre stanno lasciando apparire i primi frutti e in particolare il grano, legato simbolicamente e materialmente al mistero dell’Eucaristia, alza le sue spighe e si avvia a imbiondire e ad essere raccolto.
“Senza l’Eucarestia, senza la Domenica, non possiamo vivere”. Così affermavano i santi cristiani degli inizi. Volevano forse dire che senza l’Eucarestia non si impara e non si vive la vera vita e soprattutto la vita di coppia, di famiglia. La Santa Messa, guardandola nella sua struttura, è una grande scuola di vita di famiglia. Certo non è stata fatta così per questo, ma, andandoci dentro con attenzione coniugale e famigliare, ci accorgiamo che nella Celebrazione, ogni momento parla e comunica alti insegnamenti di vita famigliare in tutti i sensi. Perché, in fondo, l’Eucarestia è il Sacramento dell’Amore e nella Santa Messa, non per caso, si celebra il matrimonio e ci si promette fedeltà per sempre, secondo la volontà di Dio. Proviamo a camminarci dentro insieme.
Tutti diciamo che i giovani sono la speranza dell’umanità, della chiesa, di ogni famiglia. I giovani, quindi, sono al centro delle nostre attenzioni con il desiderio nell’anima di offrire loro dei fecondi semi di speranza.
Anche la canonizzazione di don Guanella è una stagione di seminagione di valori vitali fecondati dalla grazia divina e dall’esempio e dalla testimonianza di don Guanella.
Lanciamo una proposta di solidarietà. In una stagione di disagio economico come la nostra, di futuro precario e di disagio, vogliamo collaborare, contribuire a sostenere le spese per il viaggio a Roma in occasione della canonizzazione di don Guanella. Pensiamo ai giovani italiani, ma anche a quelli dei paesi poveri, dove è presente l’Opera don Guanella. Ogni offerta sarà come una goccia che copre le spese di qualche kilometro del viaggio verso Roma.
è un’esperienza singolare che lascerà un segno indelebile nell’animo di questi giovani e offrirà loro un patrimonio di speranza che inonderà di luce riflessa la loro comunità di appartenenza. Offriamo al Comitato organizzatore un contributo per soddisfare il desiderio di essere presenti.
Lo Spirito Santo è stato definito il «grande iconografo», colui che dipinge nei volti dei santi e delle sante con i tratti del Santo per eccellenza Cristo Gesù; i santi, quindi, secondo la definizione del carmelitano padre Jesús Castellano sono un capolavoro dello Spirito «santo e santificatore».
L’azione dello Spirito non è frutto di magia o conseguenza di un miracolo, ma esige che si stabilisca una collaborazione tra l’energia dello Spirito Santo e l’uomo nella sua storia concreta, quotidiana. La santità è una storia scritta a due mani, una pagina viva e vivificante dell’evangelo di Gesù.
Allora, quando la Chiesa proclama la santità di una persona, annuncia che Dio è ancora in azione a favore della nostra povera umanità, Dio rinnova la sua fiducia nell’uomo e quel «Padre che è nei cieli» sta abbracciando ancora la terra e la rende terreno fecondo di santità.
La vocazione è un mistero di grazia: non è facile descriverne l’origine e lo sviluppo. Riconosco che la mia vocazione monastica ha le sue radici già nell’infanzia, poiché ho sempre sentito lo sguardo di Dio su di me e ho sempre provato una forte attrattiva verso il Signore, verso la preghiera e il sacro in genere.
Le suore che allora tenevano l’orfanotrofio nel mio paese mi accoglievano a pregare nella loro cappellina e forse speravano che un giorno sarei entrata nella loro famiglia religiosa. Così anche le suore di un altro Istituto che facevano servizio negli ospedali; ma ero adolescente e ancora impegnata a studiare; non era ancora il tempo di pensare a questo.
Avevo circa vent’anni quando la mia buona ex insegnante di scuola elementare, che chiamavo “madrina”, mi accompagnò nel parlatorio del Seminario diocesano per presentarmi a un sacerdote che si dedicava alla formazione dei seminaristi e alla gioventù di Azione Cattolica.
«Ascolti, per favore, questa giovane – gli disse – Ha dentro qualche cosa…», e mi lasciò sola con lui. Egli, vedendo la mia timidezza, cominciò a farmi amabilmente domande circa la mia famiglia, il mio ambiente di vita e i più intimi desideri del mio cuore. In quel tempo, tra i diversi giovani che mi giravano attorno ve n’era uno al quale mi ero affezionata a motivo di sua madre, vedova, che egli faceva molto soffrire conducendo vita scapestrata e trascurando gli studi universitari. Gli volevo bene, ma il mio intento era soltanto quello di farlo diventare buono. Del resto, lui stesso non osava farmi le proposte che solitamente faceva a tutte le ragazze. Teneva infatti un quaderno su cui scriveva i nomi di quelle che aveva “conquistato”, vantandosi di averne elencate già un centinaio! Dopo molti anni, venni a sapere di una sua confidenza fatta ad un amico che allora si stupiva del fatto che non tentasse di sedurmi: «Quando pensavo di conquistarla, una voce mi ha gridato: Quella non la tocchi!». Cose strane, ma che certamente avvengono sotto la regia divina. Per questo di nulla possiamo vantarci se non della gratuità della salvezza operata da Dio.
Dopo Maria, Madre di Dio, non c’è nessun santo che occupi tanto spazio nel magistero pontificio quanto san Giuseppe, suo castissimo sposo. E tuttavia, all’ombra di così grande “Sposa”, san Giuseppe passa talmente inavvertito, che qualcuno si meraviglierà scoprendo questa sua marcata presenza soprattutto in un papa notoriamente “mariano” come Giovanni Paolo II. Ogni qual volta si pensa a lui viene in mente, infatti, la sua singolare devozione verso la Madre di Dio, espressa senza equivoci nel suo stemma pontificio con la grande lettera “M” (Maria) e con la scritta “Totus tuus” (Tutto tuo).
Nei suoi viaggi apostolici era normale che fosse inclusa una visita ad un santuario mariano, espressione dei suoi sentimenti filiali, ma anche del riconoscimento del “ruolo materno” di Maria verso la Chiesa. Ma sappiamo anche quanto Giovanni Paolo II, da sempre interessato all’uomo, ai suoi valori e compiti, tenesse in alta considerazione il “ruolo maschile” nel Vangelo e nella Chiesa, e questo partendo proprio dalla considerazione della figura di san Giuseppe, come egli stesso afferma, ricordando le sue soste nelle chiese a lui dedicate sia a Wadowice che a Cracovia, nelle quali amava spesso soffermarsi in preghiera. “La figura di san Giuseppe fornisce speciali spunti e abbondante materiale per queste riflessioni”, in particolare sul ruolo prettamente maschile, quello protettivo, paterno, che “sembra non soltanto primario ma anche essenziale rispetto a qualsiasi altra sua attività all’esterno, sociale o organizzata”.
Reverendo Padre Carrera,
sono un’anziana ospite della Casa di Riposo Villa Celeste, ho compiuto da poco 89 anni, e questa è una delle tante grazie che il nostro grande Santo ha voluto regalarmi.
Ero tanto in pena per una giovane carissima amica ammalata di cancro al pancreas. C’era poco da sperare in una guarigione ma, né io né la sua famiglia ci siamo arresi perché tutto è possibile a Dio. Ci siamo affidati alla Vergine Maria e al suo Sposo Giuseppe, abbiamo pregato tanto con tutto il cuore e siamo stati esauditi.
Nel giorno dedicato alla Madonna di Loreto, ho avuto da Bologna, dove la mia amica Angela è stata ricoverata, la lieta notizia che l’intervento chirurgico era andato bene e che lei era in via di guarigione. Grazie Vergine Santa, grazie S. Giuseppe; già una volta avete fatto guarire mio figlio anche lui colpito da tumore e ora sta bene.
Non finirò mai di ringraziarvi e parlare dei vostri prodigi con chi mi è vicino, malati e anziani, che spesso sono scoraggiati e magari imprecano, ma il Signore vede e perdona.
Caro Padre Mario, faccio fatica a scrivere ma questo dovevo farlo. La ringrazio per “La Santa Crociata” che è diventata per me un’amica che da 35 anni, puntualmente, ricevo e mi consola. La saluto cordialmente, affezionatissima.
Floriana Paolucci, Rosora (AN)
Caro Direttore,
da alcuni anni sono iscritta alla Pia Unione e ricevo La Santa Crociata in onore di San Giuseppe e lo prego con assiduità. Però, devo dire che, in passato non sono stata mai devota di questo grande Santo fino a quando, per caso, appresi della pia pratica del S. Manto da un libretto di preghiere di una mia amica. Cominciai a recitarlo con devozione per una mia particolare intenzione. Dopo alcuni anni cominciai ad ottenere risposta alle mie preghiere e da allora ho scelto San Giuseppe come mio particolare avvocato presso Dio.
Sono venuta a conoscenza anche della preghiera della novena in onore del Santo e con questa preghiera l’ho invocato in altre due occasioni: per un mio problema di salute e perché mia figlia ottenesse il trasferimento dato che lavorare a Roma gli comportava grosse problematiche per la famiglia, avendo anche due bambini piccoli. Soltanto dopo tre giorni dall’inizio della preghiera è giunta la notizia del trasferimento. Ora sto pregando San Giuseppe per ottenere che mio figlio ritorni a Dio e si riaccosti ai sacramenti.
Sono sicurissima – senza presunzione – che il caro San Giuseppe mi esaudirà anche questa volta, sia perché la causa è giusta sia perché Egli è un intercessore magnifico presso Dio. Pregate per le mie intenzioni. Grazie, beneditemi.
Tufano Maria – Nola, Napoli
Gentilissimo Direttore,
sono un vostro iscritto e abbonato dal 22 novembre 1996,. Leggo sempre con piacere la rivista mensile che voi mi mandate. Vi scrivo per parteciparvi che il 26 agosto prossimo, a Dio piacendo, io e mia moglie Regina celebreremo i nostri 60 anni di matrimonio, qui a Decimomannu, dove io, ferroviere, fui trasferito nel 1948 da Gorizia a causa della perdita dei territori della Venezia Giulia. Qui mi trovo bene, qui abbiamo messo al mondo i nostri quattro figli, ed ora ho dieci nipoti e sei pronipoti e altri due sono in arrivo. Niente di speciale, siamo una coppia di anziani, io nel luglio prossimo compirò 85 anni, mentre la mia cara Regina (Gina) ne compirà 79 ad agosto. Le chiedo di ricordarsi di noi due anziani pregando che ci assistano dal cielo San Giuseppe, Don Guanella, che sarà proclamato Santo il 23 ottobre, e la Beata Chiara. Purtroppo, non ci muoviamo più da casa perché i vari acciacchi della vecchiaia limitano i nostri spostamenti. Meno male che abbiamo la nostra parrocchia a due passi da casa.
Giorgio Talmassons – Decimomannu, Cagliari
Spett.le redazione, desidero portare a conoscenza dei lettori la mia testimonianza circa la grandezza, la bontà e l‘infinita misericordia di Dio attraverso l’eccelsa figura del grande San Giuseppe. In tutte le prove difficili della mia vita, come pure i momenti di sofferenza, il ricorrere alla sicura e potente intercessione di San Giuseppe mi ha donato sempre amorevole conforto e provvidenziale soccorso. Ogni qual volta tutto sembrava essere perduto e credevo che non vi fosse più nulla da fare, e quando ancora mi pervadeva quella terribile sensazione di impotenza, ecco che inspiegabilmente si è fatto concreto e proficuo l’aiuto di Dio attraverso l’intercessione di San Giuseppe.
Tutte le volte che mi sono rivolto al Santo, chiedendone grazia e protezione, sono stato sempre esaudito, sebbene sia un peccatore e la mia fede, a volte, si fa sbattere come una canna al vento.
Il consiglio che voglio dare a tutti i lettori, soprattutto a quelli che sono in condizioni difficili o vivono momenti di sofferenza fisica, morale o spirituale, è quello di ricorrere alla preghiera, quale strumento potente ed efficace per mettersi in comunione con Dio e ricevere pace e serenità; chiedendo, a questo proposito, l’aiuto di San Giuseppe.
Ricorrete a lui, aiutandovi specialmente con la preghiera del “Sacro Manto” e sarete esauditi nelle vostre domande. San Giuseppe non fa preferenza alcuna tra gli uomini; di grande o poca fede, giusti o peccatori, la sua santità e magnificenza sovrasta sempre i limiti e le caducità umane. Ringraziandovi anticipatamente formulo i più fervidi voti augurali per una continua evoluzione e diffusione della vostra rivista.
Vincenzo Franciosa -
Francavilla Fontana, Brindisi
Dopo la morte di mio padre, tanto devoto di San Giuseppe e abbonato alla rivista, che penso già in paradiso con i Santi, ho continuato io questa tradizionale devozione di famiglia, sicura di avere sempre Qualcuno a cui rivolgermi. Ho avuto tante tragedie e difficoltà, personali e di famiglia, ma anche tante gioie e tante grazie dal Signore, rimettendomi sempre alla sua divina volontà. Ultimamente ero preoccupata per mio genero, che se pur laureato, non riusciva a trovare un lavoro, nonostante la sua buona volontà. Dopo tante porte chiuse lo scoraggiamento ha preso il sopravvento nel suo animo. Che cosa fare? A chi rivolgerci più? Ho pensato allora, con fede e speranza, di iniziare la preghiera del Sacro Manto. Non avevo ancora terminato i trenta giorni previsti da questa pia devozione che mio genero è stato convocato per diversi colloqui con buone possibilità per un lavoro. Colgo l’occasione per ringraziare San Giuseppe, la Vergine Maria e Gesù per una grazia ricevuta alcuni anni fa, per la quale non avevo ancora ringraziato, per una situazione che avrebbe potuto sconvolgere la mia vita e tutta la mia famiglia. Invio una modesta offerta, piccolo pensiero che vuole essere un segno della mia devozione a San Giuseppe. Vi ringrazio e pregate per noi.
S.P.
Carissimo Direttore, sono una giovane mamma, con tanta gratitudine desidero esprimere il mio sentito grazie e la mia riconoscenza al carissimo “amico e protettore” San Giuseppe che mi ha sostenuta in momenti un po’ difficili, concedendomi anche tre grazie particolari. Ogni giorno mi rivolgo a lui perché ho ancora tanto bisogno del suo aiuto per la mia giovane famiglia e per tanti amici. Mentre continuo a pregare, diffondo con convinzione la devozione a questo grande Santo e protettore. Desidero pubblicare queste mie poche righe perché tante persone sappiano che S. Giuseppe è potente, ci fa aspettare ma non ci abbandona. Grazie!
Z. M.
Abituati a vedere Don Guanella come l'uomo della carità, della comprensione e della pazienza, coloro che lo conobbero, spesso, si meravigliarono nel trovarsi, in certi casi, di fronte a una straordinaria fermezza. Evidentemente, trattandosi di decisioni che si sono rivelate poi giuste ed opportune, c'era in lui la capacità di decidere e di operare con la fermezza che deve avere un chirurgo quando separa ciò che è sano da ciò che è malato. In queste decisioni, come nel caso che qui è riferito, Don Guanella si assumeva la responsabilità.
Suor Vismara ricordava sovente un suo incontro decisivo con Don Guanella. Abitava ancora in famiglia ad Ardenno, in provincia di Sondrio, quando venne a sapere che Don Luigi era andato a far visita a suo fratello, Don Lorenzo Guanella. Ritenne che quella fosse una buona occasione per incontrarlo e prendere consiglio sulla sua vocazione e sull'opposizione che questa trovava da parte dei familiari. L'ostilità era forte se per ben sette anni, in seguito, la famiglia non volle perdonare a Suor Vismara la sua scelta.