Alla vigilia del Giubileo del 2000, nel Messaggio per la Giornata delle vocazioni, Giovanni Paolo II scriveva: «Nel nostro tempo, secolarizzato e pur affascinato dalla ricerca del sacro, c’è particolare bisogno di santi che, vivendo intensamente il primato di Dio nella loro esistenza, ne rendano percepibile la presenza amorosa e provvida. La santità, dono da implorare incessantemente, costituisce la risposta più preziosa ed efficace alla fame di speranza e di vita del mondo contemporaneo. L’umanità ha bisogno di presbiteri santi e di anime consacrate che vivano quotidianamente il dono totale di sé a Dio ed al prossimo; di papà e di mamme capaci di testimoniare tra le mura domestiche la grazia del sacramento del matrimonio, risvegliando in quanti li avvicinano il desiderio di realizzare il progetto del Creatore sulla famiglia; di giovani che abbiano scoperto personalmente Cristo e ne siano restati affascinati così da appassionare i loro coetanei alla causa del Vangelo».
«Non abbiate paura!». E’una delle espressioni che hanno caratterizzato il pontificato di Giovanni Paolo II.
Nella bibbia questo invito a non lasciarsi prendere della paura è ripetuto per ben 365 volte: una dose quotidiana per il coraggio di vivere. Ha iniziato l’angelo Gabriele a Nazareth quando a Maria dice: «Non avere paura». Lo ripete l’angelo ancora nel sogno a Giuseppe: «Non aver paura di prendere Maria come tua sposa». L’ha detto Gesù ai discepoli su una barca in preda allo sgomento di una tempesta nella notte. L’ha sentito anche tante volte don Guanella di fronte alla difficoltà nel compiere il bene: «Non aver paura, la carità ti spinge sempre oltre, verso la spiaggia dei poveri».
Un sito internet potenziato e rinnovato da parte del Pontificio Consiglio per la famiglia (www.familia.va), un secondo sito internet specifico per l'appuntamento mondiale di Milano (www.family2012.com), la diffusione a stampa e on-line di un volume di un centinaio di pagine ("La famiglia: il lavoro e la festa") con le catechesi preparatorie in sette lingue da utilizzare in tutto il mondo, oltre a innumerevoli iniziative pubblicitarie e di sponsorizzazione a livello nazionale e internazionale: sono questi gli "ingredienti" del cammino preparatorio illustrati il 24 maggio in Vaticano, in vista del VII incontro mondiale delle famiglie in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012.
La Chiesa «universale» scommette il futuro sulla chiesa «domestica», la famiglia nata dal sacramento del matrimonio, come sorgente perenne di forza e grazia divina. Il VII Incontro mondiale delle Famiglie, si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. La prima tappa di questo lungo itinerario di preparazione parte proprio da Nazareth, la culla della prima famiglia cristiana. Quella famiglia è diventata una scuola di umanità, di fede, di relazioni, di lavoro e di festa.A Nazareth da sempre si è respirato un clima di «famiglia, di lavoro e di festa», tre temi che si intrecceranno in una danza di gioia e di itinerari di vita.
In questi mesi di preparazione avremo il compito di sostare nel cuore di questa esemplare famigliola. I nostri occhi diventeranno curiosi, avidi di luce per cogliere nei sentimenti di questa «trinità terrena», quei semi di speranza per far lievitare la nostra vita familiare con la stessa linfa che ha alimentato la loro esistenza.
Proseguiamo la nostra riflessione sulle dieci parole che ci rendono liberi. Il settimo comandamento dice: “non rubare”, e con questo ognuno di noi si sente esentato da ogni colpa. Infatti nessuno di noi è mai andato a rapinare una banca, o a borseggiare le vecchiette sull’autobus. Ma è evidente che il comandamento, o, meglio, la parola, ha un significato ben più pregnante.
Innanzitutto, vorrei osservare che se ne parla abbastanza poco. Di fatto, mentre il sesto comandamento, quello sulla castità, è sentito come veramente obbligante, una sorta di spauracchio dal quale dipende o no l’essere in stato di grazia, sul settimo si sorvola abbastanza, come se al Signore non fossero gradite le virtù “pubbliche”, ma solo quelle “private”.
Riprendiamo il discorso. Dopo aver cercato il senso specifico del “credere” espresso nella vera e propria “fede”, abbiamo cominciato a parlare di quella realtà che chiamiamo “Dio”, il Dio della Rivelazione ebraico cristiana che non è quello dei “miti”, inventati dalla fantasia umana come spiegazione di fenomeni naturali incomprensibili, e neppure quello dei “riti”, concepiti dal bisogno umano di protezione e forza di fronte alle necessità della vita personale e comunitaria. La fede ebraico cristiana non “spiega” la natura, il che è compito dell’intelligenza umana attraverso la conoscenza e la scienza, e neppure la “piega” ai bisogni dell’uomo, il che è compito della tecnica, che si serve della conoscenza della natura per tentare di dominarla e provvedere alle necessità concrete di uomini e popoli.
Oggi, in tanti, in troppi settori della vita pubblica, stiamo navigando a vista: la scuola, la disoccupazione, i giovani e, non ultimo, gli anziani. A loro si pensa giocando tutto sulla piattaforma delle pensioni, sul numero sempre più crescente delle persone anziane e la ripercussione sul piano finanziario per le spese sanitarie, ma non ci si preoccupa che per le persone attempate c’è un vertiginoso abbassamento della qualità della vita.
Non è sufficiente dare anni alla vita, prolungando così la vecchiaia, ma è urgente preoccuparsi di dare vita agli anni.
di don Mario Carrera
«Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo». Con queste parole del salmo 90 Giovanni Paolo II apriva la sua lettera agli anziani.
Alla fine del Secondo millennio il Papa, ormai entrato nella terza età, ha sentito il desiderio di mettersi in dialogo con le persone coetanee per esprimere innanzitutto la sua gratitudine a Dio «per i doni e le opportunità che con abbondanza gli ha elargito».
Preghiera di offerta
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato
di Maria, Madre
della Chiesa, in unione
al Sacrificio eucaristico,
le preghiere e le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno:
in riparazione
dei peccati,
per la salvezza di tutti
gli uomini, nella grazia
dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Intenzione del Papa
I cristiani
contribuiscano
ad alleviare
la sofferenza
materiale
e spirituale.
Intenzione missionaria
Le religiose
nei territori di missione
siano segno vivente
dell’amore di Dio.
Intenzione dei Vescovi
Lo Spirito
Santo
sorregga coloro
che si dedicano
al volontariato
cristiano.
Preghiera della mamma di un prete
Dio amore, ti ringrazio per avermi resa madre di un sacerdote.
Come Maria, la mamma del tuo Figlio Gesù, canto il mio inno di ringraziamento alla tua paterna misericordia per aver posato il tuo sguardo d’amore sulla nostra famiglia, chiamando nostro figlio a proseguire nella storia la stessa missione di Gesù: ministro di misericordia, annunciatore di speranza e anello di comunione tra Te e i fedeli.
Accanto alla gratitudine di ogni madre per il dono della vita, non ti nascondo la preoccupazione per la missione di mio figlio chiamato a vivere il suo ministero sacerdotale in un tempo di profondi e rapidi cambiamenti.
Fa’ che egli conservi nell’anima un forte desiderio di santità per poterlo irradiare.
Fa’ che, ad imitazione di Gesù, possa essere un buon samaritano per i feriti nella vita.
Fa’ che il suo cuore sia aperto a tutti, una strada che tutti possono percorrere e sulla quale tutti potranno incontrare il volto stesso di Gesù.
Fa’ che la sua generosità non conosca stanchezza, ma sia come una fontana che disseti chi è stanco e offra parole di speranza in un mondo orfano di speranze.