La nostra epoca tecnologica vive in simbiosi con il computer, tuffata nella sua oceanica memoria. In quel serbatoio di notizie troviamo tutto. In questa navigazione, però, è indispensabile una guida, infatti «se non c’è una mente che seleziona, elabora, interpreta, e comprende, quell’immensa massa di dati può solo creare l’illusione di sapere». Senza un «maestro» questo sapere è volatile come fumo, nebbia, rugiada evaporata al primo sole.
Sull’umile grotta-casa di Bethlehem scende, nella Santa Notte, il canto divino del Coro e dell’Orchestra celeste: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Rimbalzato per secoli, nelle orecchie e nei cuori, questo breve inno accende sempre, davanti agli occhi, l’immagine viva dell’uomo-Dio diventato carne e tenerezza toccabile.
è diventato un inno eucaristico perché, anche nel pane e nel vino, si tocca e si abbraccia Cristo in ogni istante della storia, fino alla fine del tempo, con infinito amore. In questo momento della celebrazione, soprattutto nella domenica e nelle feste, è il canto del “Grazie a Te, Signore, che, dall’alto dei cieli, compi meraviglie di pace totale, cioè di salvezza, in mezzo a tutti gli uomini”. è anche la preghiera più bella e più giusta, ma forse anche un po’ dimenticata da parte di noi figli nei riguardi della Trinità, dal cui amore infinito tutto e tutti noi proveniamo. Gesù disse grazie al lebbroso che lo ringraziava, perché vi leggeva un frammento di riconoscenza dei dieci lebbrosi guariti.
Si comincia dal … principio, precisamente dal “principio d’identità”, dal riconoscimento che il giovane è… giovane! Il giovane, cioè, va riconosciuto come un soggetto non ancora approdato ad una condizione adulta, quindi uno che ha bisogno – anche se non l’ammette – di essere accompagnato, affiancato. Questo, dall’altro versante, vuol dire che l’educatore è… l’educatore!
Non bisogna temere nel mantenere questa distanza pedagogica giacché non si aiuta il giovane assumendo lo stesso livello, lo stesso linguaggio, lo stesso stile. Si è, invece, educatori dei giovani se si è adulti-vicini-ai-giovani, capaci di intercettare i giovani, ma anche capaci di porre una alterità. Il rapporto con i loro “pari” i giovani già ce l’hanno, mancano del rapporto con i “dispari”. E gli adulti devono offrire proprio questa “disparità”, custodendola in loro stessi. Applicato ai sacerdoti, il principio di identità suona: “tu prete, sii prete”. Il dono più grande che i genitori possono fare ai figli è mostrare loro che si amano veramente. L’amore reciproco tra i genitori è più importante anche dell’amore di ognuno di essi per i figli. E’ soprattutto da quell’amore reciproco che i figli imparano ad amare.
La piccola e angusta porta che dalla piazza inondata di sole conduce alla basilica della Natività è un richiamo costante all’atteggiamento spirituale che si deve avere per contemplare il Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio; è un’apertura piccola e molto bassa tanto da essere chiamata la Porta dell’Umiltà, perché per entrarvi è necessario inchinarsi.C’è chi dice che venne fatta così al tempo degli Ottomani. Bisogna chinare il capo per oltrepassare la soglia e solo allora l’interno della basilica appare con tutto il suo splendore, ricca anche delle preziose suppellettili liturgiche tanto in uso presso i fedeli Ortodossi, a cui appartiene.
«Entrai nell’intimità
del mio cuore…
e vidi con l’ochio
dell’anima mia
una luce inalterabile…
non era una luce terrena.
Era un’altra luce…
era la luce
che mi ha creato.
Chi conosce
la verità
conosce
questa luce».
Sant’Agostino,
Le confessioni
«Tutti vengono a te», canta ancora
la liturgia; ma questo “andare”
è sempre all’inizio, ha sempre bisogno
di essere nuovamente sospinto
Sulla soglia del nuovo anno troviamo ad accoglierci, con sorriso rassicurante, Colei che il Concilio di Efeso ha riconosciuto a pieno titolo “Madre di Dio”. Come umile e insieme altissimo trono, ella regge sulle ginocchia il Rex Pacificus. Felicemente perciò la Chiesa ha fatto la scelta di celebrare proprio il 1° gennaio anche la “giornata della pace”.
Quasi presi per mano e guidati da Maria, ci avviamo, dunque, per i sentieri di questo nuovo spazio di tempo che il Signore ci dona per ritornare a lui con tutto il cuore.
La liturgia ci fa ancora sostare alla grotta di Betlemme, dove troviamo la Vergine Madre che, dopo la visita dei pastori, va meditando nel suo cuore quanto sta accadendo attorno a lei e quanto si va dicendo del Bambino che stringe tra le sue braccia.
Preghiera di offerta
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato
di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio
eucaristico,
le preghiere e le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno:
in riparazione dei peccati, per la salvezza
di tutti gli uomini,
nella grazia
dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Amen.
«Per le vittime dei disastri naturali:ricevano il conforto spirituale e materiale necessario per ricostruire la loro vita»
«Perché l’impegno dei cristiani in favore della pace sia occasione per testimoniare il nome di Cristo a tutti gli uomini di buona volontà»
«Il dialogo ecumenico accresca la comunione tra i battezzati delle diverse confessioni, offrendo una testimonianza più credibile a un mondo lacerato da discordie»
«Per i bambini indesiderati e le mamme in difficoltà per la gravidanza»
Padre, accompagnami, aiuta la mamma, il papà e tutti a sentirmi vivo, a desiderarmi, a darmi la possibilità di nascere, di vivere e di ringraziarli, poi, per questo.
Io non voglio parlare di Lucio Magri, che non ho conosciuto e non mi sognerei mai di giudicare... So soltanto che non organizzerei una festicciola nell’attesa della telefonata dalla clinica svizzera che annuncia la mia dipartita. (...)
Ma qui mi fermo, perché vorrei spersonalizzare il gesto di Magri, quello che viene chiamato con orrenda ipocrisia “suicidio assistito” e invece va chiamato col suo vero nome: “Omicidio del consenziente”. Magri non era un malato terminale, né tantomeno in coma vegetativo irreversibile tenuto artificialmente in vita da una macchina: era fisicamente sano e integro, anche se depresso. (...)
Dunque vorrei parlarne dai soli punti di vista che ci accomunano tutti: quello logico, quello giuridico, quello deontologico e quello pratico.
Entriamo nel 2012 con le spalle cariche di pesi gravosi e preoccupazioni a vari livelli, ma su tutte la crisi economica con il suo grappolo di pesanti conseguenze. Per questo è necessario più che mai varcare la soglia del nuovo anno con un forte appello all’ottimismo. La fede è la sorgente dell’ottimismo e ha il suo fondamento nella parola rivelata, come ricorda San Paolo quando scrive: «Se Dio è con noi chi può essere contro di noi?». Allora varchiamo la soglia del nuovo anno con fiducia; la vita continua, si rinnova, ritrovando nuove motivazioni. Il mio proposito è di tentare di mettermi al fianco di Gesù e camminare nei sentieri del domani con la certezza di avere sempre un compagno di viaggio che non abbandona.
Mi piace condividere con voi un tratto di strada della nostra vita e tentare di cogliere la presenza dello Spirito di Gesù in mezzo a noi.
E’ lui che edifica la storia del bene nel mondo.
Don Guanella diceva abitualmente «è Dio che fa».
E’ Dio che ci ha donato la fede. E’ Dio che ci ha fatto nascere in questo tempo e ci ha donato una famiglia, dei genitori, degli amici, una parrocchia, un lavoro e desidera suscitare dentro di noi una nostalgia di divino e farci comprendere che questo nostro mondo ci è stretto e ci diventa sempre più stretto e ha bisogno di un’anima.