«Nessuno m’impedisce di calcolare la processione degli equinozi o di disintegrare gli atomi. Ma a che cosa servirà fabbricare la vita, se si è perduto il senso stesso della vita?». La frase è di George Bernanos ed è sempre di estrema attualità.
Abbiamo iniziato con «L’Anno della fede» un cammino alla ricerca della nostra identità di credenti. Il fiume della vita di fede parte dalla sorgente del battesimo per giungere senza interruzioni alla foce del nostro esistere e sfociare nella vita eterna.
Il vivere alla ricerca di senso è l’anelito di ogni persona; dai valori coltivati scaturisce, infatti, l’orientamento da imprimere al proprio essere presenti nella storia. Da sempre, il cielo, chiuso nella stanza dell’anima, reclama responsabilità concrete e spazi infiniti. Diceva Dietrich Bonhoeffer che le cose penultime acquistano significato delle cose ultime: è l’eternità che dà senso al tempo. L’aspettativa del «dopo» è l’interrogativo di tutti.
Questo interrogativo è stato al vertice della preoccupazione anche per gli apostoli e si è fatto più acuto al momento del commiato di Gesù da loro.
Stagione di ferie, ma anche tempo di preoccupazioni e tremore per un futuro poco avvincente. Abbiamo alle spalle il grande incontro delle famiglie a Milano. è stato un laboratorio programmatico per un avvenire in cui riportare al centro del vivere i legami familiari, un lavoro garantito e la voglia di godere la gioia della festa.
Stiamo vivendo un momento di cambiamenti storici, tuttavia la crisi di tante sicurezze di ieri non può paralizzarci, ma deve diventare uno stimolo a mettere insieme le risorse più genuine.
Alla vigilia della festa della Pentecoste il presidente dei Vescovi italiani, il cardinal Angelo Bagnasco, ha invitato i cristiani a rispondere a questa crisi storica con «un cambiamento altrettanto epocale che investa modelli di pensiero e stile di vita».
Caro e venerato San Giuseppe, sono passati cento anni da quando lo zelo apostolico di San Luigi Guanella ha dedicato uno spazio al culto della tua persona, amabile papà terreno di Gesù. Con la tua proverbiale umiltà ti sei messo a fianco dei preti e delle suore guanelliane affinché i fedeli trovassero nella basilica a te dedicata un compagno di viaggio nelle difficoltà della vita.
{flv}PiaUnione{/flv}
Mi piace iniziare questo mese di febbraio immergendomi in un bagno di luce. La liturgia ci invita a entrare in questo avvolgente e consolante messaggio di luce. Dopo i quaranta giorni dalla nascita di Gesù, la Chiesa, sapiente madre e maestra di vita, ci invita a celebrare la Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme come festa della luce; giorno di luce poiché festa di un dono. Giuseppe e Maria con animo grato, in ossequio alla legge antica, offrono al Padre di ogni vita, il primogenito, Gesù.
In quella circostanza, pur nel rigore della stagione invernale, il tempio si era illuminato. In quel primogenito c’era la luce; in quella vita offerta era racchiusa la luce del mondo. La saggezza popolare ha chiamato il 2 febbraio «la candelora», infatti, i ceri diventano un’offerta disponibile a farsi luce. Come una conchiglia aperta allo splendore della luce, la cera nel momento in cui si consuma si fa fiamma. Per il credente ogni istante, progetto, pensiero, sentimento, ogni preghiera vissuta in compagnia di Gesù si trasformano in sorgente di luce. Nella concretezza della nostra carne si realizza l’espressione del salmo: «Nella tua luce vediamo la luce».
Entriamo nel 2012 con le spalle cariche di pesi gravosi e preoccupazioni a vari livelli, ma su tutte la crisi economica con il suo grappolo di pesanti conseguenze. Per questo è necessario più che mai varcare la soglia del nuovo anno con un forte appello all’ottimismo. La fede è la sorgente dell’ottimismo e ha il suo fondamento nella parola rivelata, come ricorda San Paolo quando scrive: «Se Dio è con noi chi può essere contro di noi?». Allora varchiamo la soglia del nuovo anno con fiducia; la vita continua, si rinnova, ritrovando nuove motivazioni. Il mio proposito è di tentare di mettermi al fianco di Gesù e camminare nei sentieri del domani con la certezza di avere sempre un compagno di viaggio che non abbandona.