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Giovedì, 12 Luglio 2012 08:45

Le ferie un supplemento d'anima Featured

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di Mario Carrera

Stagione di ferie, ma anche tempo di preoccupazioni e tremore per un futuro poco avvincente. Abbiamo alle spalle il grande incontro delle famiglie a Milano. è stato un laboratorio programmatico per un avvenire in cui riportare al centro del vivere i legami familiari, un  lavoro garantito e la voglia di godere la gioia della festa.
Stiamo vivendo un momento di cambiamenti storici, tuttavia la crisi di tante sicurezze di ieri non può paralizzarci, ma deve diventare uno stimolo a mettere insieme le risorse più genuine.  
Alla vigilia della festa della Pentecoste il presidente dei Vescovi italiani, il cardinal Angelo Bagnasco, ha invitato i cristiani a rispondere a questa crisi storica con «un cambiamento altrettanto epocale che investa modelli di pensiero e stile di vita».

In questi anni di benessere sono andati in letargo i grandi valori della vita. Sembra che oggi ci sia ancora «fame di famiglia come motore della vita».  Secondo le statistiche, per la grande maggioranza della pubblica opinione, la famiglia mantiene un ruolo insostituibile, ma nei fatti si sta sfilacciando: coppie di fatto, matrimoni disfatti nell’arco di poco tempo, disaffezione al matrimonio cristiano.
Il primo passo per una ripartenza è la consapevolezza che solo rinnovando il cuore, il patrimonio dei valori, il primato degli affetti si potrà sperare di ricostruire il Paese e la società.  Noi cristiani dobbiamo convincerci che se Cristo non ritorna al centro dell’esistenza e dei nostri progetti il caos si allargherà.
A Milano si è parlato anche della precarietà di milioni di posti di lavoro, si è invocato non solo la necessità di un posto di lavoro, ma anche di ridare un’anima al lavoro stesso. Non possiamo fare del lavoro soltanto una fonte di guadagno, oppure valutare il lavoro come proprietà privata e fondare la propria esistenza sul binomio: «guadagno, possiedo, dunque esisto alla grande; consumo allegramente, quindi sono qualcuno». La fase del consumismo ha danneggiato i valori della solidarietà, per questo motivo la conversione passa per il recupero del senso del «noi» che ci fa solidali gli uni con gli altri sia nel momento dell’austerità, come pure nella ricerca di una crescita armonica del nostro convivere nella società.
Recuperare il sorriso e la gioia della festa è un impegno costante della comunità cristiana. Purtroppo, anche qui, i giovani oggi sono risucchiati fuori dal dinamismo della festa familiare.  Da quando il «tempo libero» ha sostituito la domenica, «il giorno della festa» ha perso la sua anima, qual è lo stare insieme in famiglia, il pranzo consumato sotto un unico tetto, riallacciando o mantenendo i rapporti tra le diverse generazioni come nonni, papà, mamme, figli, nipoti.  Dobbiamo sottolineare che lo stare insieme per la festa ha successo solo in proporzione alla profondità dei valori che tengono uniti i partecipanti alla festa. La festa non è solo chiasso o baldoria, ma è un filo forte, un cordone ombelicale che mantiene insieme diverse generazioni e si fa così  «narrazione di famiglia», di comunità, di gruppo. In uno sguardo più ampio, la festa acquista gioia intensa quando la comunità riesce a vivere una «sollecitudine partigiana», cioè un forte senso di appartenenza, la voglia di condividere la gioia e sentimenti di speranza. La festa ha bisogno costantemente di rinnovare le motivazioni, affinare lo spirito, divenire cuore aperto al prossimo.   Educarsi alla festa significa scoprire il patrimonio di un passato comune e risorse di un futuro da costruire.   
L’esperienza ci insegna che ogni creatura umana, con lo stare insieme, affina non solo i sentimenti, ma la capacità di relazioni e di meraviglia.  Un esempio: a una persona rozza che apprezza soltanto quello che conosce, come per esempio gli utensili del suo banco di lavoro, la vista di un violino, di un’arpa, può sembrare uno strano pezzo di legno. Se non si rompe il guscio dell’egoistico «fai da te», succede di trovare nei luoghi della festa persone per le quali tutti i canti, tutte le melodie hanno sempre gli stessi suoni incapaci di suscitare una costante meraviglia e stupore.  Stupore e meraviglia: due elementi da gustare come companatico della vita.

Read 948 times Last modified on Mercoledì, 05 Febbraio 2014 15:22

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