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Martedì, 07 Febbraio 2012 13:34

Luce per vincere le paure Featured

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di don Mario Carrera

Mi piace iniziare questo mese di febbraio immergendomi in un bagno di luce. La liturgia ci invita a entrare in questo avvolgente e consolante messaggio di luce. Dopo i quaranta giorni dalla nascita di Gesù, la Chiesa, sapiente madre e maestra di vita, ci invita a celebrare la Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme come festa della luce; giorno di luce poiché festa di un dono. Giuseppe e Maria con animo grato, in ossequio alla legge antica, offrono al Padre di ogni vita, il primogenito, Gesù.
In quella circostanza, pur nel rigore della stagione invernale, il tempio si era illuminato. In quel primogenito c’era la luce; in quella vita offerta era racchiusa la luce del mondo. La saggezza popolare ha chiamato il 2 febbraio «la candelora», infatti, i ceri diventano un’offerta disponibile a farsi luce. Come una conchiglia aperta allo splendore della luce, la cera nel momento in cui si consuma si fa fiamma.  Per il credente ogni istante, progetto, pensiero, sentimento, ogni preghiera vissuta in compagnia di Gesù si trasformano in sorgente di luce. Nella concretezza della nostra carne si realizza l’espressione del salmo: «Nella tua luce vediamo la luce».

«La vita e la luce sono due termini così legati tra loro che nel linguaggio comune il nascere è detto: “venire alla luce”, come per il morire è: “chiudere gli occhi alla luce”».
La luce di Gesù ci permette di vedere i volti delle persone amate, dissipa il buio della paura, accende i colori della realtà circostante e, soprattutto, infiamma con la colorazione dell’arcobaleno la costante alleanza tra Dio e noi. Gli occhi, illuminati da questa luce di grazia, permettono di instaurare un rapporto educativo con le persone con le quali si vive: sono i bambini che si aprono alla vita, i giovani che tentano di costruire il mondo del futuro carico di ideali, sono i figli, ormai adulti, che gestiscono la loro vita con la propria attività e nuove relazioni.  Questa luce, che tiene legati gli occhi da sentimenti di solidarietà, è proiettata anche sui colori del tramonto delle persone anziane, a volte, ancorati nel fortino delle loro idee, refrattari a ogni cambiamento e prigionieri del passato. Nell’adempimento del rito dell’offerta del primogenito, Giuseppe e Maria iniziano il delicato cammino educativo.  Sul futuro della vita di questa giovane mamma, Simeone le annuncia un cumulo di sofferenza che accompagnerà la sua vita accanto a Gesù: «una spada ti trafiggerà l’anima». Infatti, ogni mamma vive in sintonia con le conquiste gioiose e le dolorose sconfitte del figlio.
Gestire i rapporti di famiglia non è mai stato semplice, poiché implica un atteggiamento di disponibilità a un servizio permanente: preparare i pasti, rigovernare la casa, curare la salute e la scuola dei più giovani. Ogni ora è cadenzata dalla danza del dono.
Ieri il compito educativo poteva apparire più semplice, poiché era fondato sull’autorità.  Le nuove generazioni oggi vivono in un clima più permissivo, anche se qualche volta confina con il lasciar fare, purché non si esageri nel fare quello che si vuole.
L’educazione da sempre è un «affare di cuore»; il cuore non è matematica o logica, ma ha percorsi guidati dai sentimenti e chiedono di essere condivisi, valutati e fatti oggetto di discussione. L’educazione è una palestra dove ci si allena a vivere la libertà. Come ogni allenamento in palestra richiede del tempo, anche l’educazione in famiglia reclama il dono della gratuità del tempo e dell’attenzione personalizzata. Penso che sia assai difficile educare le nuove generazioni con un’esistenza dilaniata dai mille impegni, se non avendo costantemente accesa la luce della fede.

 

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