«Nel tuo provvido amore, (o Padre), hai scelto san Giuseppe perché custodisse il tuo Figlio fatto uomo, circondandolo di affetto paterno, e a noi offrisse l'esempio di una esistenza laboriosa. Pur discendendo dalla stirpe regale di Davide, si guadagnò il pane col sudore della fronte. Nobilitò l'umana fatica sorretto e allietato dalla convivenza di Gesù e di Maria; esercitando la sua arte con impegno e virtù mirabile, divenne maestro di lavoro a Cristo Signore che non disdegnò di essere detto figlio del carpentiere» .
Chiunque abbia avuto, leggendo nei Vangeli, la grazia di mettersi in ascolto dei silenzi di sfan Giuseppe, sa che lui non è una bella statuina del presepio, immobile e decorativa. Era il padre “putativo” di Gesù, ma questo non deve far pensare a un suo ruolo marginale e un po' patetico nella santa Famiglia. Giuseppe ha esercitato la sua paternità a tutti gli effetti. Del resto, anche gli studi psicologici recenti riconoscono che «un padre deve sempre adottare il proprio figlio» (Doltò).
Sino a qualche tempo fa il nome più diffuso in Italia, dopo quella di Maria era il nome di Giuseppe: l'uomo del silenzio faceva riecheggiare il suo nome nei più sperduti borghi d'Italia. In questi ultimi cent'anni la società ha subito grandi trasformazioni, ha sofferto distruzioni, morti, lutti, lacrime, ha sperimentato la bomba atomica, è andata sulla luna, ha riempito il cielo di satelliti. Nel secolo scorso con un ritmo di cinquant'anni, sono saliti alla cattedra di Pietro tre pontefici che nel battesimo avevano ricevuto il nome di Giuseppe: Giuseppe Sarto, San Pio X, Angelo Giuseppe Roncalli, Giovanni XXIII e Joseph Ratzinger, Benedetto XVI. Tre uomini che hanno contribuito con uno stile pastorale diverso a rendere la Chiesa più evangelica. La scena politica, pur nella passionalità e acredine anticlericale, ha cooperato a liberare la Chiesa dalla pesantezza del potere temporale.
Il 3 dicembre 1844, nello scolasticato dei gesuiti di Vals, nell’Alta Loira, per iniziativa del p. Francesco Saverio Gautrelet, nasceva l’Apostolato della Preghiera, ora Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Se scriviamo un po’ della sua storia, non è tanto per un desiderio di erudizione, o per pura curiosità, ma piuttosto per poter ripercorrerne le intuizioni originarie, il suo primo slancio, per potere più fruttuosamente viverne oggi la spiritualità e la originaria fecondità apostolica.
In questo tempo di Quaresima l’Ora Santa è più che mai indicata per entrare nel mistero della Passione del Signore: vi ricordo che si tratta di un’ora continua di preghiera che si fa il giovedì sera, accogliendo l’invito del Signore di vegliare e pregare, con l’intenzione di offrire al Signore amore e riparazione per i peccati propri e delle anime consacrate.
Abbiamo riflettuto abbondantemente sull’acqua e sangue che sgorgarono dal fianco trafitto di Gesù, e che sono impliciti nel simbolo del Sacro Cuore: abbiamo già visto che significano alcuni tra i principali valori espressi dalla Rivelazione. Così Gesù si mostra a noi come vero agnello, o nuova Pasqua, Alleanza vera ed eterna, datore dell’acqua viva, cioè dello Spirito Santo, Giusto per eccellenza trafitto dall’ingiustizia del mondo e perciò vittima di espiazione, sommo ed eterno sacerdote che intercede per noi presso il Padre: quando diciamo “Cuore di Gesù” intendiamo quindi dire come in un riassunto tutto questo. E sarebbe già abbastanza, perché tutti potete vedere in queste parole una specie di riassunto o di condensato di tutta la Scrittura.
Questo mese inizia con la festa della presentazione di Gesù al Tempio; in questo inizio d’anno possiamo prendere spunto proprio dal Vangelo di questa festa per la nostra Ora Santa, ricordando che questa pia pratica viene fatta proprio per offrire al Cuore di Gesù amore e riparazione per i peccati commessi dalle anime consacrate, secondo la sua precisa richiesta a santa Margherita Maria.
Continuando a trattare l’immagine del sangue scaturito dal fianco trafitto del Signore, possiamo in questa nuova tappa del nostro cammino comprendere meglio uno dei punti principali della spiritualità del Sacro Cuore, ossia Cristo vittima dei nostri peccati. Il sangue infatti dice una vita spezzata dalla violenza, a partire dal sangue di Abele fino a quello dell’ultimo giusto. Contemplare Cristo in croce significa appunto contemplare il giusto per eccellenza, il vero Abele, il martire, cioè il testimone verace di Dio.
Questo mese di gennaio è dominato dalla scena del Natale del Signore, e niente ci vieta di occupare la nostra ora santa semplicemente stando con Maria e Giuseppe in adorazione: il Tabernacolo è la nostra vera mangiatoia, poiché Cristo è carne nel grembo di Maria, deposto nella mangiatoia, ma è anche carne nel segno del grande sacramento che ci ha lasciato. Vi propongo quindi semplicemente di iniziare l’Ora santa entrando in preghiera, invocando la luce e la grazia dello Spirito Santo, chiedendo a Cristo Signore che vi conceda grazia di vegliare e pregare con Lui in riparazione dei peccati vostri e del mondo intero; chiedetegli grazia per potere offrirgli un segno del vostro amore.
Come ricorderete, abbiamo iniziato a riflettere sul simbolo del sangue di Cristo, sgorgato dalla ferita del suo fianco. La volta scorsa abbiamo visto come quel “sangue e acqua” rinviano a quel sangue che troviamo menzionato nel libro dell’Esodo, in particolare all’agnello immolato al tramonto della prima Pasqua, quella che segnò l’uscita dall’Egitto, e al sangue della vittima che segna la stipulazione dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, con il quale Mosè asperge il popolo. Oggi vorremmo fare un passo in più e sommariamente accennare a come un intero libro del Nuovo Testamento, la lettera agli Ebrei, si riferisca abbondantemente al sangue di Cristo.
In questo mese possiamo lasciarci guidare dal cap. 2 del Vangelo di Luca. Possiamo contemplare cioè la scena della natività, tanto se preghiamo di fronte al Sacramento quanto se preghiamo nelle nostre case. D’altra parte, il Tabernacolo nelle nostre chiese è come la mangiatoia, ove è riposto il corpo sacramentale del Signore, allo stesso modo in cui nel presepe fu deposto il corpo fisico di Gesù: pertanto potrebbe essere particolarmente significativo, se si potesse, fare l’ora santa in questo mese davanti all’Eucaristia.
Nel precedente numero abbiamo iniziato a riflettere sul simbolo del sangue, così strettamente associato all’immagine del costato trafitto. Abbiamo visto come esso ripresenti a noi che lo contempliamo la «vittima di espiazione», colui che si è lasciato da noi respingere e rifiutare.
Come tutti sapete, il mese di agosto è caratterizzato dalla grande festa mariana, la Pasqua di Nostra Signora, o l’Assunzione. Non sembri strano quindi avvicinare l’Ora santa del mese a quanto ci suggerisce il tempo liturgico che stiamo vivendo: infatti tutte le pie pratiche dovrebbero in qualche modo inquadrarsi nella liturgia, ad essa tendere e da essa trovare spunto e vigore.
Nelle nostre riflessioni precedenti abbiamo contemplato come il Cuore di Cristo sia per noi fonte di acqua viva, lo Spirito promesso, e abbiamo visto, come in controluce, le immagini e i riferimenti della Scrittura che sono impliciti nella scena che ci è presentata da Giovanni: ma non sono gli unici, e in questo nostro appuntamento mensile vorremmo mostrarne degli altri. L’immagine del fianco trafitto è come la punta di un iceberg: sotto la parte emersa c’è molto di più, che però non si vede, e sta sotto l’acqua.