Potere poi leggere il capitolo secondo del Vangelo di Luca; leggete e rileggete, senza fretta, lasciandovi toccare dalle parole che leggete. In altri termini, cercate di ricordare la storia che viene narrata, e che voi conoscete: ma non passate veloci, piuttosto fermatevi sui particolari. Cercate di vedere le persone, quelle presenti nella scena descritta, ascoltate quello che dicono, vedete quello che fanno, e cercate di trarre qualche frutto da tutto ciò. Entrate nella scena che contemplate, come se foste voi stessi lì presenti: che cosa fareste? Che cosa direste a Maria, o al Signore stesso, o a Giuseppe, o ai pastori?
Io vi propongo brevemente poche considerazioni: contemplate come sulla culla di Gesù si proietti l’ombra stessa della croce. è posto in una mangiatoia colui che doveva farsi cibo per noi (Betlemme significa del resto: casa del pane), e questo accadde proprio la vigilia della sua passione; le fasce nelle quali il bambino fu avvolto dalla sua santissima madre sono già i panni del sepolcro, e la parola che usa Luca per indicarli è la stessa che userà nella deposizione. Colui che è nato, è nato per morire per me, e Maria contempla già la sua passione, poiché era l’unica che lo conosceva davvero, poiché sapeva da chi era stato generato. Contempliamo come i pastori, la categoria più povera e impura, siano fatti come gli angeli: e infatti se ne vanno lodando e benedicendo Dio, il che è l’ufficio proprio degli angeli.
I pastori sono quelli che nel resto nel Vangelo di Luca sono i pubblicani e le prostitute; sono gli esclusi, i “lontani da Dio”, ai quali gli angeli annunciano la pace, che sono fatti portatori e annunciatori di questa pace. Con loro lasciamoci avvolgere dalla luce nuova della nascita del Signore. Che cosa deponiamo ai suoi piedi? Che cosa ho fatto per Cristo, cosa faccio per Cristo, che cosa posso fare per Cristo? Rimango in queste o simili considerazioni, sempre fermandomi dove sento maggiore consolazione interiore, cioè dove sento che lo Spirito Santo mi parla, e mi ci trattengo per un’ora. Quindi termino con un Padre nostro o un’Ave Maria.