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Giovedì, 28 Novembre 2024 15:57

Andiamo fino a Betlemme

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di don Bruno Capparoni

La festa di Natale è celebrata pressoché in tutti i paesi del mondo, anche laddove i cristiani sono pochi. Soprattutto però “dilaga” nei paesi ricchi dell’Europa e dell’America, come occasione di festeggiare, rilassarsi e consumare. Ma cosa resta del Mistero del Figlio di Dio nato da Maria Vergine? Forse solo un frettoloso ricordo o al più una vetusta tradizione che induce un gruppetto sempre più esiguo ad affacciarsi a una chiesa. Se ce ne fosse bisogno, i sociologi da tempo segnalano il prevalere numerico dei non credenti e degli agnostici, specialmente nei paesi euroamericani.

Ma in mezzo a questa maggioranza indifferente, sempre l’occhio scrutatore dei sociologi sta individuando il gruppo, più piccolo ma in crescita, di coloro che vengono chiamati «diversamente credenti».  Dal momento che pensare consapevolmente al Nulla può risultare inquietante, sembra che aumentino quanti «credono in un dio impersonale che sovrasta l’esistenza quotidiana delle persone». Sono quelli che si formano da sé la propria immagine di Dio, per rispondere in qualche modo alla «istanza dell’interiorità».

Nel leggere di questa “scoperta sociologica” sui giornali, ci è venuto spontaneamente alla memoria un bel discorso di san Bernardo (De acquaeductu, Opera omnia, edit. Cisterc. 5) da cui traiamo qualche citazione e qualche spunto.

Il santo abate prima di tutto mette in guardia dal rallegrarsi dei risultati di tale religiosità o interiorità. Rammenta infatti che Dio abita in una luce inaccessibile e quindi, come avverte san Paolo (cfr. Rm 11, 24), non si può “conoscere il suo pensiero”. La strada delle religiosità potrebbe invece condurre a mete errate e forse anche pericolose: «Che idea si sarebbe potuto fare di Dio l'uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia?».

Stando così le cose, ecco che Dio è intervenuto a offrire la sua soluzione: «Dio sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato». Non solamente ha offerto di sé un’idea o una dottrina, ma siccome nell’uomo operano prima i sensi dell’intelletto, Dio ha voluto offrirsi ai sensi stessi, alla vista e all’udito: «Dove e quando si rende a noi visibile? Appunto nel presepio, in grembo alla Vergine…».

In fondo san Bernardo non fa altro che richiamare l’annuncio dell’angelo ai pastori nel primo Natale: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

E questa è la conclusione che propone: «Non è forse cosa giusta, pia e santa meditare questo mistero? Quando la mia mente lo pensa, vi trova Dio». In fondo è l’invenzione semplice di Francesco d’Assisi a Greccio; è la proposta di sempre della Chiesa, che ci chiama a vedere Dio, guardando il Verbo incarnato tra le braccia di Maria e fatto pane sugli altari. 

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