Gesù «conosceva quello che c’è nell’uomo» (Gv 2, 25). Con quest’affermazione si chiude il secondo capitolo del Vangelo secondo Giovanni. E, subito, il terzo capitolo si apre con l’incontro di Gesù con «un uomo di nome Nicodemo», un capo dei capi dei Giudei, un maestro d’Israele, ma soprattutto un personaggio che vive un po’ dentro ciascuno di noi: un uomo, appunto, con le sue domande sul senso della vita, un cercatore di Dio, un mendicante.
Proseguendo le meditazioni sulle «domande della fede» che costellano tutta la Bibbia – perché esprimono i dubbi, le paure, i desideri del cuore umano – ci soffermiamo sull’episodio evangelico del mare in burrasca. Al termine di un’intensa giornata di predicazione, Gesù e i dodici salgono in barca per «passare all’altra riva» e far rientro nelle loro case. Mentre i discepoli remano, Gesù sta a poppa e si addormenta su un cuscino, come annota l’evangelista Marco.
La IV parte del Catechismo della Chiesa Cattolica, dedicata alla preghiera cristiana, si apre con una domanda: «Che cos’è la preghiera?». E proseguendo afferma: «La preghiera non si riduce ad uno spontaneo manifestarsi di un impulso interiore […]. È necessario anche imparare a pregare» (n. 2650). È certamente mosso da questo desiderio che un discepolo – nel quale noi tutti ci riconosciamo – si è rivolto a Gesù domandandogli a nome di tutti: «Signore, insegnaci a pregare!» (Lc 11,1). E Gesù allora rispose consegnando loro la preghiera filiale, una preghiera che rispecchiava la sua stessa vita.
Lungo la storia più volte Israele, il popolo eletto, si è trovato in situazioni di durissima prova; ha conosciuto guerre, oppressione, schiavitù, deportazione, assedi e invasioni. All’origine di tanti mali c’era sempre un peccato di infedeltà a Dio: in tempo di prosperità si dava all’idolatria, ed ecco che veniva oppresso da popoli pagani potenti e oltraggiosi.
Perché? È una domanda che affiora sulle labbra dell’uomo dalla più tenera infanzia fino alla vecchiaia. È la domanda della ricerca stupita e appassionata davanti al mistero della vita ed è la domanda del cuore turbato di fronte ad eventi misteriosi e inspiegabili, spesso dolorosi e inattesi; è la domanda dell’intelligenza che si scopre piccola di fronte all’immensità dell’universo ed è la domanda della fede che si sente circondata dalle tenebre. È la domanda che dà dignità all’uomo, perché lo spinge oltre il visibile e il comprensibile, lo pungola ad andare oltre l’evidenza e la superficialità, gli fa sentire la propria inadeguatezza, ma non per mortificarlo, bensì per sollecitarlo ad un più ardente coraggio, ad una più totale consegna di sé al Mistero, a Dio.