Leggendo la narrazione di Luca, vediamo che l’ombra della croce si proietta fino alla nascita di Gesù. è detto infatti che “lo avvolse in fasce”: il termine greco usato dell’evangelista indica non il pannolino dei bambini, come piamente crediamo, ma le bende del sepolcro. Il Signore nasce per morire, per condividere con noi la nostra stessa morte: assume la nostra carne mortale per liberarci dalla morte, si fa uomo perché noi diventassimo dèi. Ancora: “lo depose in una mangiatoia”: Colui che doveva diventare il pane del mondo è posto in una mangiatoia, nel luogo ove gli animali si cibano. Ma Gesù si fa pane anticipando la sua passione, e ci ordina di celebrare questo in sua memoria perché, ricevendo Lui spezzato per noi, imparassimo a farci anche noi pane che si spezza per il nostro prossimo.
Possiamo ancora contemplare come Cristo Signore nasca nel nascondimento e nella piccolezza: non nacque a Gerusalemme, il centro del potere religioso, né a Roma, il potere politico e imperiale del tempo, né a Atene o Alessandria, le capitali della cultura del mondo antico, ma in una provincia, in un luogo di poveri; di più, l’evangelista osserva che “non c’era posto per loro nell’albergo”, Giovanni dirà che venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto. Il tempio non risuona di canti perché era nato il Messia, la corte del re non va a prostrarsi ai suoi piedi, gli scribi e i farisei, i notabili e gli intellettuali del tempo, non si accorgono di nulla: possiamo contemplare come Gesù nasca nel silenzio e scelga di non apparire agli occhi del mondo.
Con Maria e Giuseppe, con i poveri di ogni tempo, possiamo contemplare la scena della nascita, farci presenti, ascoltare le persone, quello che dicono o potrebbero dire, ascoltare quel che fanno o potrebbero fare, e entrare nei particolari di quel che accade. Come si mostra qui la divinità? Farò un confronto su come gli uomini si aspettano che Dio si manifesti, e come invece Dio stesso sceglie di manifestarsi. Mi farò poi, come suggerisce sant’Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali, come un piccolo e indegno servitorello, entrando nella scena che ho di fronte a me: che cosa farei, da chi andrei, che cosa direi? Non per inventarmi qualcosa di cui non abbiamo testimonianze, ma per entrare, attraverso le porte della mia fantasia, più profondamente nella preghiera. Insieme agli Angeli posso cantare la sua gloria, con i pastori lodare e benedire la sua divina maestà; con Maria magnificare il Signore.