In Gesù tutte le promesse di Dio sono diventate un «sì» (cf. 2 Cor 1,20). In lui trovano il loro pieno compimento tutti gli «eccomi» che abbiamo sentito risuonare attraverso le pagine sacre, dall’“eccomi” di Abramo fino a quello di Maria santissima.
Nella Lettera agli Ebrei, la missione redentrice di Cristo è come racchiusa tra due «eccomi», quello della sua entrata nel mondo e quello del suo ritorno al Padre dopo la passione e morte.
Si legge nella Sacra Scrittura che quando Dio creò il cielo e la terra e chiamò all’esistenza le miriadi di stelle, queste risposero «Eccoci» e brillarono di gioia per Colui che le aveva create (cf. Bar 3,35). Potremmo però dire che l’eccomi più pronto e gioioso fu quello pronunziato da Maria, quando l’angelo le annunziò la sua divina maternità.
«Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te… Hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,28.30-31).
Nella casa di Nazareth era appena risuonato l’Eccomi di Maria e subito l’angelo «partì da lei». Anche Maria subito si alzò per recarsi in fretta dall’anziana parente Elisabetta bisognosa di aiuto. Mentre Maria corre verso Ain-Karim, al suo passaggio tutta la creazione rinasce nella speranza. Maria, infatti, porta in grembo Gesù, il Salvatore atteso... Il tempo della salvezza sta per compiersi.
Nella Lettera ai Romani san Paolo scrive che tutta la creazione «geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi», mentre con «ardente aspettativa» freme nella speranza di «entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (cfr. Rm 8,19-23). Se volgiamo la nostra attenzione al creato – che in questi mesi estivi è nel suo pieno rigoglio – anche dalla natura ci giunge l’eco di un canto che si intreccia con tutti i sì, con tutti gli eccomi sui quali già ci siamo soffermati ripercorrendo le pagine bibliche.
«La parola del Signore era rara in quei giorni». Così si legge all’inizio del terzo capitolo del primo libro di Samuele. La Parola che aveva creato i cieli, che aveva chiamato Abramo, Mosè, i profeti e che aveva guidato il popolo eletto passo passo nel lungo cammino dell’esodo portandolo dalla schiavitù d’Egitto alla libertà della Terra promessa, ora si è fatta rara. Ma se la Parola viene a mancare, ne consegue che l’umanità e l’intero creato rischiano di tornare al caos iniziale. È la Parola di Dio, infatti, che ci fa vivere e ci sostiene in vita: «In principio era il Verbo, / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio… / Tutto è stato fatto per mezzo di lui /e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (Gv 1,1-3 passim).
Il Signore segue con amore il cammino dell’uomo e le vicende della storia, non è un Dio lontano, ma un Dio vicino, un Dio che guarda, ascolta, si lascia commuovere, interviene provvidenzialmente.
Mosè ha ormai ottant’anni… Era nato in Egitto nel momento più duro della schiavitù, quando il popolo ebreo era perseguitato a morte. Il Faraone, infatti, aveva dato ordine di uccidere tutti neonati maschi delle donne ebree. Miracolosamente scampato all’eccidio per la pietà della madre e la compassione della figlia stessa del Faraone, Mosè era cresciuto a corte, ricevendo una regale educazione, onori e ricchezze. Giunto all’età di quarant’anni, sentì in cuore il desiderio di liberare i suoi fratelli dalla schiavitù, ma la sua impresa fallì. Rifiutato da loro stessi e perseguitato dal Faraone, fuggì pieno di paura, prendendo la via del deserto. Come un povero profugo, si guadagnò da vivere pascolando il gregge di Ietro.
«Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe all’età di diciassette anni pascolava il gregge con i suoi fratelli» (Gen 37, 2). Inizia così, inserita in una famiglia, la coinvolgente e stupefacente “storia di Giuseppe” (Gen 37-52), luminosa figura di Cristo, venuto sulla terra per cercare e salvare i suoi fratelli. Nel giorno di Pasqua, l’abate medievale Guerrico d’Igny rivolgendosi ai suoi monaci parlò loro proprio di Giuseppe e, quasi sentisse le loro proteste – «Ma che cosa c’entra? Che cosa c’è in comune tra Giuseppe e la gioia di questo giorno di risurrezione?» – disse: «Un uovo o una noce, fratelli, vi ho offerto; rompete il guscio e troverete il cibo. Si squarci Giuseppe e si troverà Cristo, l’Agnello pasquale».