L’ostensione del quadro
della Madonna
«Salus popoli romani»
Caro direttore,
nel settembre scorso ho assistito e partecipato alla televisione alla veglia di preghiera e digiuno indetto da papa Francesco per invocare la pace. Ho visto anche la solenne ostensione dell’icona autentica della «Salus Populi Romani».
Le chiedo: che senso poteva avere l’ostensione di questa icona, posta accanto all’altare e al Santissimo Sacramento con un papa Francesco quasi costantemente genuflesso?
Anniversari, ricorrenze, celebrazioni. è un ricordare che fa bene, rinnova impegno e aspirazioni? O si riduce a manie nostalgiche, a un vantarsi più o meno velato di un passato reso glorioso da altri?
L’essere umano ha l’istinto di avere un occhio al passato, per sapere come vivere meglio il presente e programmare un futuro costruttivo. è la saggezza dell’esperienza: vicende e modi di fare di ieri fanno da ispiratori provvidenziali al buon vivere di oggi.
Ricorrenze e celebrazioni sono memorie condivise. Il bisogno istintivo di ricordare induce a unirsi e concentrare le attenzioni su un fatto particolare, su una persona o su una realtà del passato, meritevoli di averli sott’occhio e lasciarsene influenzare ancora. L’aspetto formalizzato e pubblico del celebrare accentua le risonanze, con impatti moltiplicati da scambi e suggestioni condivise.
Dopo mesi di formazione, di dialogo e recita comunitaria dei salmi, esplode il grido degli apostoli: «Signore insegnaci a pregare». I discepoli non hanno chiesto formule di preghiere, hanno supplicato che fosse loro insegnato il «cuore» della preghiera, la strada che porta davanti a Dio. Gesù nella preghiera del «Padre nostro» apre la porta sul panorama di Dio. Pregare non è convincere Dio a darci qualcosa, ma è un tuffarsi nell’oceano della sua misericordia e sentire che, come si dice nella prima riga del libro della Genesi, su quelle acque aleggia lo stesso Spirito per fecondare la nostra vita.
Il senso di questa pagina stupenda del vangelo di Giovanni è che non siamo più sotto la legge, simboleggiata dalle sei giare di pietra per le purificazioni dei Giudei, ma sotto la grazia, cioè nell’impero dell’amore: Cristo infatti è il vero sposo, colui che ci regala la dote della giustizia e della fedeltà, ci dona quel che ci manca, e che la legge non può che denunciare. E così i nostri cuori cessano di essere cuori di pietra, proprio come le giare, e possono diventare cuori di carne, cuori cioè mossi dallo Spirito, dall’amore, e non dal timore e dalla legge: così San Paolo ci dice che non abbiamo ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno Spirito da figli, per mezzo del quale gridiamo “abbà, Padre”.
Rev.mo don Mario,
leggendo la Santa Crociata ho notato che non solo sono pubblicati i nomi dei defunti ma inviata alle famiglia anche una pagellina d’iscrizione al suffragio perpetuo. Le scrivo per ricordare la mia amata nonna che mi ha fatto da madre, la quale era devotissima a San Giuseppe.
Mia nonna ha chiesto un lavoro sicuro a san Giuseppe, perché il marito era gravemente malato. Lei divenne infermiera e fu assunta in ospedale il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo. Da allora a casa nostra una lampada è accesa giorno e notte davanti alla statua di san Giuseppe ed io ho promesso alla nonna di continuare a mantenere accesa questa lampada segno della fede in Dio e per devozione a San Giuseppe.
Noi amiamo San Giuseppe e so che mia nonna Nerina adesso finalmente può vederlo e stare con lui a contemplare Dio.
Chiedo la Benedizione per intercessione del Glorioso Patriarca.
Maurizio Buscemi Bongiorno.
Caro Maurizio,
grazie della bella testimonianza e della perseveranza nell’aver ancorato la sua fede in Gesù e, sopratutto, nel suo papà terreno, San Giuseppe. Il silenzio di San Giuseppe è una miniera di saggezza e di pronta disponibilità a eseguire la volontà del Padre. Dio, il creatore, ha affidato alle cure di questo falegname di Nazareth la custodia di suo Figlio perché lo facesse crescere in umanità, sapienza e grazia introducendolo nella vita del suo popolo. San Giuseppe è l’ultimo dei Patriarchi. Egli si è messo a disposizione di Dio affidando la sua vita ai desideri dell'Eterno-Padre, completando così il suo disegno sognato con Abramo il primo dei patriarchi. San Giuseppe è un Santo da invocare e da imitare.
La luce perpetua davanti all’immagine di San Giuseppe a ricordo della nonna Nerina sia il segno di una luminosità riflessa dal cuore della sua fede, caro Maurizio, come della testimonianza delle sue opere di carità a favore del prossimo.
Egregio Direttore,
le sto scrivendo con le lacrime agli occhi per la commozione, perché sto seguendo alla televisione l’arrivo di Papa Francesco a Lampedusa. Quante grazie ci dona il Signore! Dovremmo impegnarci tantissimo. Giuseppe, mio marito, affetto da sclerosi multipla da quarant’anni, gioisce per queste manifestazioni, ma soffre tanto, come tutte le persone affette da questo terribile male. A Cosenza e in Calabria i malati di sclerosi multipla sono oltre 1500, molti di loro sono soli. Come AISM ci impegniamo (molti amici hanno aderito all’invito) ma la mancanza del servizio civile non ha permesso di tenere aperti tutti i servizi di accompagno alle terapie. Si lavora molto ma non si è mai efficienti in modo completo. Caro direttore affido tutto alle sue preghiere.
Anna Flaminia Veltri Botta,
Cosenza
Gentile signora Anna,
dobbiamo dire che purtroppo quasi ogni giorno le lacrime spuntano nei nostri occhi nel vedere l’immenso dolore di questi nostri fratelli e sorelle che in nome di una speranza chiamata benessere si avventurano in queste incerte avventure. Papa Francesco invita noi cristiani a frequentare le periferie della vita sociale, ma non solo le periferie estreme delle acque di Lampedusa, ma le periferie dei nostri paesi, le case della solitudine dei nostri condomini, le abitazioni senza sorriso dei vecchi soli o delle malattie invalidanti.
Abbiamo tutti bisogno di un supplemento di amore verso il prossimo. Chi davvero crede nel Dio amore non deve accontentarsi delle parole, ma cantare alla vita con le azioni dell’amore fraterno.
Egregio direttore,
sono abbonata a La Santa Crociata e divulgatrice del Sacro Manto da oltre cinquant’anni. Fin da giovanetta avevo scelto di vivere sotto la protezione di San Giuseppe, e non soltanto perché ne porto il nome. Infinite sono le grazie che il mio caro San Giuseppe ha riversato su di me e sulla mia famiglia. La grazia più strepitosa l’ho avuta il 6 maggio scorso, nel pomeriggio, quando mio marito è stato colpito da infarto acuto alle coronarie, così grave che i medici, dopo sette defibrillazioni e sei punture di adrenalina, non riuscivano a rianimarlo. Vedendo mio marito in quelle condizioni ho chiesto disperatamente aiuto a san Giuseppe. Trasportato d’urgenza in ospedale, fu operato e trasferito per dieci giorni in rianimazione, intubato e con prognosi riservata. Il giorno 13, festa della Madonna di Fatima, riaprì gli occhi. Trasferito nel reparto di cardiologia, piano-piano cominciò a migliorare con grande meraviglia e incredulità di tutti i medici per la pronta reazione. Ho sempre sperato e pregato tanto il mio patrono e dopo circa un mese di degenza mio marito è tornato a casa e continua a star bene per la gioia di tutti noi. Non ho parole per ringraziare Dio, la Mamma celeste e il mio caro san Giuseppe.
Pina Cherchi Fiorucci, Genova
Cara e gentile signora Pina,
il suo scritto dipinge i sentimenti del Samaritano che ritorna a ringraziare Gesù per la guarigione della malattia di lebbra. Gesù ha invitato il samaritano ad alzarsi e a riprendere il suo cammino con questa ingiunzione: «Va’, la tua fede ti ha salvato». La fede è fiducia, confidenza, un lasciarsi afferrare per mano e camminare con la certezza che Dio non ci abbandona. San Giuseppe ci aiuta a trovare la mano di Dio e a camminare al suo fianco nella consapevolezza di entrare in un mondo programmato dall’amore anche se non sempre il nostro orologio batte l’ora con quello di Dio. Mai come nel caso di una guarigione straordinaria scienza e preghiera si completano a beneficio di una creatura umana.
Sempre Dio è con noi e ci ripete di non aver paura perché la nostra vita e il suo destino sono nelle mani di un Padre amoroso.
Carissimo Direttore,
ho quasi sessant'anni e ho passato la maggior parte della mia vita senza Dio. Famiglia cattolica, tutti i sacramenti, parrocchia e poi verso i diciassette anni semplicemente non sono andata più in Chiesa. Nel duemila dovevo sottopormi a trapianto di cornea in entrambi gli occhi e ho cominciato ad avere paura, a ritornare in chiesa, alla S. Messa e più tardi con la fortissima intercessione di Santa Rita da Cascia la mia conversione ha portato ad un cambio radicale di vita, iniziata circa quattro anni fa: separazione da mio marito con il quale ero spostata solo civilmente (lui era già divorziato), trasferimento nella mia città natale (Mantova) dove risiedono mia mamma e mio fratello, inizio di una vita più semplice.
A San Giuseppe non pensavo più di tanto, pur frequentando assiduamente la Chiesa fino a quando nel giorno di Natale del 2011 ascoltando l'omelia di un frate carmelitano su San Giuseppe ho sentito l'urgenza di pregarlo. Tornata a casa ho trovato in un libro di preghiere il Manto di San Giuseppe.[…]
Ho iniziato a pregare con il Manto di San Giuseppe e trenta giorni dopo, esattamente al trentesimo giorno ho stipulato il preliminare di vendita. Ho continuato il Manto ed esattamente al trentesimo giorno ho stipulato il rogito di vendita. L'agente immobiliare non credeva a quello che stava succedendo, ma io ho spiegato che era stata l'intercessione di San Giuseppe. Gli acquirenti sono una coppia giovane, "bravi ragazzi", semplici, entusiasti della casa e io di loro.
Da allora San Giuseppe è il mio "consulente finanziario", vivendo della pensione, avendo sostenuto delle grosse spese per l'acquisto della nuova casa ecc., lo prego che mi aiuti a fare le scelte giuste, visto che prima avevo "le mani bucate".
Ho ripetuto il Manto per aiutare mio fratello in due occasioni e sono stata sempre esaudita. A Lui confido i miei problemi concreti e Gli chiedo di aiutarmi nelle scelte pratiche di tutti i giorni. Sempre mi aiuta, sempre interviene anche nelle richieste più banali. Saluti.
Maria Teresa D. V. Mantova
La nostra vita è ritmata sullo scorrere del tempo, è scandita da cicli o ricorrenze annuali, mensili, settimanali, quotidiani. Eppure se ci si ferma a pensare che cos’è il tempo, anche noi dobbiamo confessare con sant’Agostino: «Che cosa è, dunque, il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so», e continua dicendo che il tempo è un vero mistero. Di esso noi tutti facciamo esperienza, eppure il passato non è più, ma vive solo nella memoria; il futuro non è ancora e vive solo nell’attesa; soltanto l’istante presente esiste, ma subito diventa passato… Pure san Benedetto nella sua Regola esorta a compiere all’istante ciò che vale per l’eternità.
Nella letteratura religiosa c’è un libro classico che ha aiuto tante anime a trovare il volto di Dio, è il «Diario di un pellegrino russo». Il protagonista è per l'appunto un pellegrino che attraversa l'Ucraina e la Russia portando nella sua bisaccia solo pane secco e la Bibbia. Questo pellegrino partecipando a una messa è rimasto colpito dall'esortazione di San Paolo a «pregare incessantemente». Inesperto si mette alla ricerca di chi gli insegni come fare a vivere la vita di ogni giorno e contemporaneamente avere la propria mente continuamente rivolta a Dio in preghiera. Incontra, infine, uno «starec», un padre spirituale, che gli insegna la cosiddetta preghiera di Gesù, cioè la «preghiera del cuore» che consiste nella ripetizione, come una litania, di questa espressione: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».
Il pellegrino intraprende il suo viaggio e, alla sua costante preghiera a forma di litania, aggiunge la sua personale esperienza e quella di qualificati testimoni di fede che incontra lungo il viaggio. Lo scopo del pellegrinaggio è quello d’imparare a pregare così da incontrare Gesù, il maestro, «la via, la verità e la vita».
Ciudad Guzmàn, una graziosa cittadina di circa centomila abitanti, situata a millecinquecento metri di altezza a sud-ovest della Capitale messicana, ha ospitato dal 29 settembre al 6 ottobre di quest’anno i partecipanti all’XI Simposio Internazionale su San Giuseppe.
La settimana di studi è stata organizzata dalla Congregazione dei Missionari di San Giuseppe, in collaborazione con la diocesi, avvalendosi anche del contributo del Centro di Documentazione su San Giuseppe di Città del Messico.
«C’è un modo sbagliato di guardare la morte. La morte ci riguarda tutti, ci interroga in modo profondo, specialmente quando ci tocca da vicino, o quando colpisce i piccoli, gli indifesi in una maniera che ci risulta ‘scandalosa’. A me sempre ha colpito la domanda: perché soffrono i bambini?, perché muoiono i bambini? Se viene intesa come la fine di tutto, la morte spaventa, atterrisce, si trasforma in minaccia che infrange ogni sogno, ogni prospettiva, che spezza ogni relazione e interrompe ogni cammino. Questo capita quando consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte; quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente; quando si vive come se Dio non esistesse.
Preghiera di offerta
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato
di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio
eucaristico,
le preghiere e le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno:
in riparazione dei peccati, per la salvezza
di tutti gli uomini,
nella grazia
dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Amen.
«Perché venga promosso un autentico sviluppo economico, rispettoso della dignità di tutti gli uomini e di tutti i popoli»
«Perché i cristiani delle diverse confessioni possano camminare verso l'unità voluta da Cristo»
«Perché la Chiesa e la società investano sulla famiglia, come patrimonio e risposta efficace alla crisi attuale»
«Per i bambini indesiderati e le mamme in difficoltà per la gravidanza»
Signore, ho bisogno di pregarti. Signore, io sono un bambino, non ancora nato e già crocifisso. Come te, dagli uomini non voluto, non creduto, non amato. Fuggisti lontano dalla ferocia di un re che ti temeva rivale e non esitò a fermare la vita, trucidandoli, di tutti i bambini in mezzo ai quali potevi nasconderti. Le braccia di Maria e le spalle forti di Giuseppe ti portarono in salvo. Da allora, quei piccoli innocenti ti sono vicini, fin dal giorno della tua nascita, persino sul calendario. Eppure, io ci sono. E ti prego, parlo con Te e parlo a tutti e a ciascuno. E ti prego per tutti e per ognuno. Non giudico la mamma: è lasciata sola. Non giudico il papà: ha paura della vita. Non giudico nessuno: hanno perso le tue tracce e credendo di inseguire il meglio, girano intorno al nulla di ogni cosa.