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di Gabriele Cantaluppi

19° Capitolo dei guanelliani

Papa Benedetto XVI ha indicato come via privilegiata della Nuova Evangelizzazione la testimonianza personale di vita cristiana, vissuta da ogni singolo credente. è quanto, con altre parole, ha indicato il Cardinal Severino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino, la sera del primo luglio, nella concelebrazione eucaristica di apertura del 19° Capitolo Generale dei Servi della Carità, nel santuario del Sacro Cuore a Como, invitando i padri capitolari a mettere in comune i doni di natura e di grazia e rinnovando la vita spirituale attraverso una fede rinforzata.
Segno di questa volontà è stata la consegna di “Via di virtù e di santità”, il testo commentato delle Costituzioni, che finalmente vede la luce dopo innumerevoli anni di gestazione. Il tema di una vita spirituale intensa, capace ancora di stupire, è stata anche la proposta di riflessione offerta da padre Michele Elli nella giornata di ritiro del giorno successivo a Barza.
Padre Alfonso Crippa ha sottolineato che la nostra tensione alla santità diventa speranza per il mondo, perché con le opere riveliamo la presenza dell’amore di Dio. Un amore che esige collaborazione e unità fra le componenti della famiglia guanelliana, per poter contrastare la cultura dell’individualismo e dell’effimero, ha aggiunto Madre Serena Ciserani.

L'ingegner Aristide Leonori

di Angelo Forti

Ha scritto il Beato Giovanni Paolo II che «l’arte è conoscenza tradotta in linee, immagini, suoni, simboli che il concetto sa riconoscere come proiezione del mistero della vita», che sa andare oltre le apparenze, aprendo il profondo dell’anima per innalzarlo verso l’alto. L’arte è un tentativo dell’uomo per offrire una risposta alla nostalgia di bellezza, alle inquietudini dell’anima, alla voglia di luce. L’artista non è mai appiattito sugli orizzonti bassi, ma è sempre un cercatore del divino.
Anche l’ingegner Aristide Leonori ha messo il genio del divino nelle sue progettazioni; un genio che fioriva dalla coltivazione di una forte interiorità.

Giovedì, 06 Settembre 2012 13:50

La luce illumina una storia di salvezza

Le vetrate della basilica

La lunimosità, calda e con intense vibrazioni di colore, è data da un complesso di 20 finestre decorate e da 17 vetrate istoriate, che si aprono, le une e le altre, scandite da piacevoli ritmi geometrici: le finestre, dipinte con colori tenui (Giuliani, su disegni del Cisterna, 1922) nelle altre pareti della navata centrale, che risulta in tal modo leggera e quasi aerea e dà slancio ed eleganza a tutto l’interno, e ai lati dell’abside; le vetrate istoriate sulle pareti delle navate laterali. Nelle vetrate istoriate che si aprono nelle pareti delle navate laterali, sono narrati gli attributi e i fatti principali della vita di San Giuseppe.

Giovedì, 06 Settembre 2012 13:46

La Cappella don Guanella "date pane e Signore"

Ultimo ritocco in Basilica

di Stefania Severi

Il mosaico, che si presenta come un grande dipinto terminante superiormente ad arco,
è l’elemento qualificante dell’intera ristrutturazione. L’immagine mostra il Santo,
sulla destra, nel gesto di offrire due pani ai poveri


La canonizzazione di San Luigi Guanella è stata celebrata, nella “sua” basilica di San Giuseppe al Trionfale, con la ristrutturazione della cappella a lui dedicata, consistente in un vano rettangolare al fondo della navata destra. Tale rifacimento, affidato alla Domus Dei, è un omaggio della Pia Unione di San Giuseppe, particolarmente legata al luogo perché ne illustra la genesi. La cappella originale fu realizzata negli anni 1970-71, quando fu ricostruita la crociera della basilica, e decorata nel 1972. La cappella originariamente si presentava come quella che, a tutt’oggi, è al fondo della navata sinistra, e che è dedicata a San Pio X. La cappella era arricchita da un rilievo sul frontale, due pale laterali e l’altare addossato alla parete di fondo con sopra il ritratto dell’allora Beato Luigi Guanella, realizzato dal pittore romano Aristide Capanna. Nella ristrutturazione sono stati conservati il rilievo del frontale e i due dipinti laterali, mentre l’altare è stato avanzato e completato nel retro in armonia con la parte anteriore e, sulla parete di fondo, è stato realizzato un mosaico con nell’interno il tabernacolo.

Facciata esterna, abside

di Stefania Severi

I mosaici che “illuminano” l’abside, il catino absidale e l’arco trionfale che lo precede,
risalgono agli anni 1963-64 e sono stati eseguiti dai Fratelli Toniutti di Bollate (Milano)
della Scuola del Mosaico di Spilinbergo, su cartoni dei fratelli Pio e Silvio Eroli di Roma

I mosaici che ornano la facciata sono tre e sono collocati entro le lunette sopra i tre portali, risalenti alla costruzione della facciata, mentre i mosaici furono messi in opera nel 1937. Eseguiti dallo Studio Vaticano del Mosaico, presentano due angeli nelle lunette laterali e San Giuseppe col Bambino in quella centrale. Le figure sono colte tutte a mezzo busto per ottemperare le esigenze di visibilità in relazione allo spazio.
Il mosaico centrale presenta San Giuseppe che tiene, tra le braccia, il Bambino infante che allunga le manine quasi ad accarezzare la barba bianca del vecchio padre terreno. La dolcezza affettiva del gesto e dell’incrocio degli sguardi perfettamente si inserisce nell’ambientazione, offerta da un bosco rigoglioso, con in primo piano la pianta di melograno con i suoi frutti simbolo della Chiesa, che si apre su un lago dalle verdi sponde. La luce calda del giorno, ammorbidita quasi dal filtro degli alberi, avvolge i due protagonisti. Un bordo rosso perimetrale, appena visibile, accentua l’effetto di profondità.

Giovedì, 06 Settembre 2012 13:34

L'architettura ponte sulla riva dell'Eterno

Armonia di linee

di Mario Carrera

L’arte non è una cosa puramente individuale, è un’istituzione sociale come la lingua,
l’architettura, la musica. è lo sviluppo di una tradizione che si modifica e cerca linguaggi
nuovi per offrire sempre un messaggio di bellezza, in particolare nell’arte sacra

Siamo quasi alla conclusione di questi «inserti» in cui abbiamo raccontato il pellegrinaggio storico della basilica di San Giuseppe al Trionfale. Abbiamo scritto le vicende del passato che hanno creato le condizioni favorevoli per l’inizio dei lavori.
Pur avendo solo cento anni la chiesa del Trionfale si presenta con dignità, raffinatezza e grazia come sintesi di un’opera d’arte che abilita e favorisce la preghiera. In questa fase conclusiva, dobbiamo condividere l’affermazione che «l’architettura è essenzialmente un’arte cooperativa»: infatti, l’ingegner Aristide Leonori è stato il tecnico e don Guanella è stato il mentore di alcune caratteristiche. Non dimentichiamo che è di don Guanella l’idea delle colonne marmoree delle cave di Baveno, sua l’iniziativa nel recuperare le porte smesse del duomo di Milano. L’arte, la pastorale e le esigenze dell’ambiente hanno consegnato alla storia una chiesa, ma soprattutto un’anima al popolo. Ammirando la basilica di San Giuseppe abbiamo la registrazione di un frammento importante della storia di questo Quartiere. L’uomo dimenticando ed escludendo Dio dalla sua vita non può fare altro che  nutrire sentimenti di malvagia rivalità. Nella progettazione dell’ingegner Leonori emergono due elementi costitutivi: la lode a Dio e la dignità restituita agli abitanti poveri del Quartiere.

Martedì, 18 Dicembre 2012 14:35

Natale: un futuro illuminato dall'amore

di Mario Carrera

Da sempre, e soprattutto oggi, il Natale di Gesù è l’invito alla scoperta del Dio vicino. Un giorno ha detto agli apostoli: «Io sono con voi sino alla fine dei secoli». Gesù è il nostro contemporaneo e, quando ha parlato della fede, l’ha paragonata a un tesoro nascosto e ad un uomo che trovatolo investe in esso tutto quello che possiede.
Il tesoro di cui parlava Gesù non era il diamante d’inestimabile valore, ma il tesoro della fede, in cui Dio Amore regala il senso dell’esistenza, il timone che mantiene la rotta verso la meta della santità.
Da Betlemme parte l’avventura di Dio che si fa vicino a ogni persona e non ci fa sentire orfani.
Come San Giuseppe ha stretto tra le braccia Gesù, così Dio ci prende nelle sue braccia, ci solleva sino a guardarci negli occhi e ci ripete: «Non avere paura del futuro, ti sto accanto per aiutarti a vivere in pienezza la tua esistenza». Abbiamo bisogno di amore ed è questo respiro dell'amore a spingerci a ricercare il volto di Dio che, a Natale, si nasconde nelle sembianze di un bambino.
Il racconto evangelico di quell’evento singolare registra la presenza dei pastori, di umili personaggi del luogo, ma anche dei modelli dei cercatori di Dio: i Magi.

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 15:13

Pubblicazioni della Pia Unione

Il Sacro Manto in onore di San Giuseppe,
pp.36 – f.to 10,5x15,5

Questo libretto, il più diffuso dalla Pia Unione, è una raccolta di preghiere e invocazioni, per impetrare dal caro San Giuseppe il suo patrocinio e la sua intercessione per le grazie che attendiamo.

San Giuseppe e Don Guanella
(di Tito Credaro, SdC), pp. 48 –  f.to 12x19

Il libretto presenta la devozione di San Luigi Guanella verso San Giuseppe; una devozione insita nel suo animo fin dalla fanciullezza, che lo accompagnerà per tutta la vita e nella sua attività di Fondatore, tanto da edificare nel quartiere Trionfale una chiesa in suo onore, oltre ad eleggerlo come “patrono” dell’Opera.

I direttori della Pia Unione

Don Guanella lo ripeteva spesso: «è Dio che fa». L’idea nasce nel cuore delle vicende umane,
ma la sua realizzazione è frutto dell’energia divina congiunta alla passione degli uomini.
Lo è stato anche per la Pia Unione del Transito di San Giuseppe: un’idea nata dal cuore
di don Guanella e realizzata e diretta da generosi e validi collaboratori. Questo manipolo
di uomini ha tessuto con passione ed entusiasmo questi primi cento anni di luce,
di grazia e partecipazione, a momenti impegnativi nella vita di milioni di persone.

 

Eco di una moltitudine di bene

Don Guanella aveva un carattere intrepido. Alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale tra i suoi propositi si leggevano parole di un ardore incandescente: «Voglio essere spada di fuoco nel ministero sacerdotale» e lo fu, tant’è vero che il papa Pio XI lo ha definito: «il Garibaldi della carità». La sua tensione e passione verso il bene da compiere egli stesso la paragonava  all’impetuoso  torrente «Rabbiosa», che lambiva  le case del suo paesino.
In una stagione difficile  per la Chiesa, come fu il periodo dell’Unità d’Italia, don Guanella  si fece  tenace banditore del bene che le comunità cristiane andavano seminando nel paese. Far conoscere il bene compiuto  non era orgoglio o vanità, ma far conoscere l’agire di Dio nella storia degli uomini. Don Guanella ripeteva spesso: «è Dio che fa». Il bene e la carità degli uomini non è altro che il prolungamento dell’azione di Dio nella nostra vita concreta.

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