Paolo Ricci, Catanzaro
Caro Paolo,
vorrei per primo dire che un’icona non è mai riconducibile a un quadro pittorico, ma a differenza di un semplice quadro che attira e sollecita lo sguardo dello spettatore a verificarne l’armonia e la bellezza, l’icona rende presente, a suo modo, la persona stessa che è rappresentata, in questo caso la Vergine Maria.
Ma c’è di più. Ha ricordato un noto liturgista padre Gargano che «essendo l’icona carica di un’energia di fede che le è stata consegnata da tutti coloro che di fronte a essa hanno pregato e rivolto il loro cuore al Signore, essa distribuisce, a tutti coloro che la accostano con fede, ciò che essa stessa ha ricevuto».
In particolare questa icona – riconosciuta dalla Chiesa come occasione di eventi significativi di grazie e, anche miracoli – riflette, riproduce e riversa nel cuore di chi le si rivolge con semplicità e con totale disponibilità alla volontà di Dio quelle stesse grazie delle quali fu pienamente gratificata la Vergine Madre di Dio, secondo la misura della fede di ciascuno.
L’icona autentica della "Salus Populi Romani" – e dunque non una riproduzione qualsiasi, come quelle che si portano spesso nei nostri portafogli – è carica di tutto questo. Infatti, essa porta con sé l’eredità di fede delle generazioni cristiane che nella Vergine Maria, Madre di Dio, hanno riconosciuto il ruolo svolto nel mistero della Redenzione e a lei per fede, hanno chiesto e ottenuto: pace, sicurezza e salute come caparra della salvezza promessa a tutti da Gesù Suo Figlio, il Salvatore.
Da qui la particolare importanza che ha avuto sabato 7 settembre la presenza e l’ostensione dell’icona della "Salus Populi romani", che diveniva così non più caparra di salvezza solo dei romani, ma del mondo intero, a conclusione del digiuno richiesto e ottenuto da papa Francesco con la partecipazione di milioni di cattolici, di cristiani, di credenti e di uomini di buona volontà, amanti dell’armonia del mondo e della pace.