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Lunedì, 16 Marzo 2015 12:58

Nasce un'umanità redenta

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La Pentecoste: terzo mistero glorioso

di Ottavio De Bertolis

 
La discesa dello Spirito Santo produce nel Corpo mistico di Cristo, cioè nella Chiesa, gli stessi effetti, per dire così, che ha prodotto sul corpo fisico, di carne, di Gesù. Gesù è risorto per la potenza dello Spirito Santo: il corpo fisico di Gesù è stato assorbito, per così dire, dalla vita divina, inesauribile ed eterna, che è lo Spirito del Padre, che viene riversato in pienezza su di Lui, il capo del suo Corpo mistico. Quella di Gesù, infatti, non è una “semplice” rianimazione, come quella di Lazzaro, ma è l’ingresso di Gesù, del Cristo segnato dalle ferite e dalla morte, nella gloria del Padre, nel Suo mondo, nella Sua vita. E così lo Spirito vivificante, che il Padre ha riversato su di Lui, scende dal capo a tutte le sue membra, a tutto il Corpo di quel Capo, cioè alla Chiesa.
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:28

All’umanità in cammino gesù ha aperto la porta

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L’Ascensione: secondo mistero glorioso

di O. De Bertolis

L’autore della lettera agli Efesini scrive che «colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra dei cieli, per riempire tutte le cose». è un’espressione molto bella, con la quale ci si mostra come Gesù vuole non solo attirare a sé tutte le cose, come aveva detto, riferendosi alla sua Croce: «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me», ma anche riempire tutte le cose della sua vita, quelle animate e quelle inanimate, l’uomo e il cosmo stesso, mediante l’effusione dello Spirito Santo. Di questa effusione continua, che attraversa tutta la storia, Lui è il Pontefice, il Mediatore, il vero ed eterno Sacerdote.
Sabato, 08 Novembre 2014 11:06

Nel tempio Gesù incontrò il popolo

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La presentazione di Gesù al tempio: quarto mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

In questo quadro che contempliamo si incontrano l’Antico Testamento (il sacerdote Simeone, che riceve Gesù dalle braccia di Maria e benedice Dio) e il Nuovo (il nuovo popolo della nuova alleanza, rappresentato da Maria e da Giuseppe, la figlia di Sion e il giusto per eccellenza): elemento di unione e di incontro è la persona di Gesù, il vero e nuovo consacrato, che sostituisce l’antica consacrazione dei primogeniti, e fa di tutti noi i veri primogeniti, figli di Dio per adozione, come Gesù lo è per natura. 
Simeone e Anna sono definiti “giusti”, il che è la massima lode che l’Antico Testamento può fare: tuttavia sono sterili, proprio come l’osservanza della legge (quella mosaica, ma anche quella della Chiesa) può esserlo, quando non è nata dall’amore e quando non genera amore.
Mercoledì, 30 Luglio 2014 11:44

Una notte di luce annuncia la pace

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La natività: terzo mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

L’icona della natività ci apre un mondo grandissimo, il mondo di Gesù, cioè come lui ha voluto nascere, vivere, chi ha voluto accogliere, che cosa ha voluto portare; in fondo questo mistero ci dice come lui ha voluto essere, e ci chiama a condividere con lui lo stesso stile di vita. 

Lunedì, 16 Giugno 2014 12:02

Prima delle madri esultano i bambini

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La visitazione: secondo mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

La scena che contempliamo oggi non è solamente un esempio da imitare: prima di tutto, è un evento che accade, e che segna la vita e in qualche modo la vocazione stessa di Maria. In fondo, la visitazione è solo la prima di tante visite che Maria compie agli uomini: lei entra nelle nostre vite, ci porta il suo figlio, si prende carico di noi, della nostra lontananza, e viene a visitarci. Ogni volta che la acclamiamo con le stesse parole di Elisabetta: “Benedetta sei tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno”, continua ad accadere, ma questa volta proprio per noi, quella prima e originaria “visitazione”, che abbiamo contemplato nel mistero.

Lunedì, 12 Maggio 2014 12:49

L’annunciazione: da creatore a creatura

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Primo mistero gaudioso

di Ottavio De Bertolis

Maria è immagine di tutti noi: in lei vediamo quel che accade a ogni credente. Lei, come noi, siamo parti di un mistero: abbiamo percepito, nella fede, che Dio entra nella nostra vita. Lo Spirito Santo è disceso anche su noi, come su Maria, e ci ha fatto concepire: Maria concepisce nel grembo, noi concepiamo nel cuore, ma sia lei che noi concepiamo lo stesso Gesù, da noi creduto, da lei generato.
Lunedì, 07 Aprile 2014 10:27

Istituzione dell’Eucaristia

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Quinto mistero della luce

di Ottavio De Bertolis


Questo mistero fa come da ponte tra la vita di Gesù e la consegna di sé nella Passione: l’Eucaristia infatti riassume tutti i misteri della vita di Gesù, e li rende presenti nell’efficacia di quell’unico Pane che spezziamo. Così nell’Eucaristia troviamo, come in una sintesi, tutti i doni di Gesù agli uomini, e che venivano annunciati e celebrati, per così dire, quasi separatamente nel corso della sua vita terrena: il perdono ai peccatori, la guarigione dei malati, la consolazione dei suoi poveri, come abbiamo già visto. 
Tutte le volte che noi celebriamo la Messa, riviviamo tutto questo: siamo come i pubblicani e i peccatori che mangiano a mensa con Gesù, provocando lo scandalo dei farisei, di coloro che si credevano puri e bravi in base alle loro forze: “Perché il vostro maestro sta a tavola con i pubblicani e i peccatori?”. Nella Messa Gesù, come già nel cenacolo, si fa nostro servo, si inginocchia ai nostri piedi, facendosi non più grande di noi, come tutti noi crediamo che sia, e infatti lo è; ma così agendo si mostra e si fa più piccolo, per togliere da noi ogni timore e ogni paura di Lui e di Dio: chi vede Lui infatti vede il Padre. Gesù non si fa servo e piccolo solo per un momento, come si potrebbe intendere in base a un’interpretazione riduttiva di quel “vi ho dato l’esempio”, appunto, come se, una volta dato l’esempio, si togliesse frettolosamente le vesti del servo per riprendere quelle del padrone. Lui si mostra servo nostro perché è veramente e definitivamente nostro servo; Lui si inginocchia di fronte a noi per lavarci i piedi, non noi ci inginocchiamo di fronte a Lui. 
Mercoledì, 12 Marzo 2014 16:08

Gesù rivela la gloria del Padre. La trasfigurazione

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di Ottavio De Bertolis

Quarto mistero della luce

Questa scena ci prepara alla rivelazione della gloria di Gesù, cioè al mistero stesso del suo dolore. Come nell’Antico testamento, scende una nube: questa è segno della presenza di Dio, e quando Dio si manifesta, il mondo rimane come nascosto, velato. Dio si manifesta come una nube, simbolicamente, non solo perché Lui è il mistero per eccellenza, l’Inafferrabile, ma anche perché, come quando scende la nebbia, le strade che prima ci sembravano così ovvie e normali, cioè la nostra vita di sempre, diventano invece impercorribili, e dobbiamo fermarci. Così quando Dio si manifesta, anche noi dobbiamo fermarci, perdiamo le nostre sicurezze, impariamo a ricercare e ad ascoltare.

Terzo mistero della luce

di Ottavio De Bertolis

 

In questo mistero contempliamo come Gesù Cristo annuncia il Regno di Dio, la sua vicinanza e la sua presenza in mezzo agli uomini: perdonando i peccatori, guarendo i malati, annunciando la Parola. In un solo termine, potremmo dire che Gesù annuncia il Regno, e annunciandolo lo fa presente, “consolando” il suo popolo: la presenza di Dio in mezzo a noi è sempre una presenza di consolazione. Questa presenza sgorga dalla parola che Gesù ci dice, e si riempie di tantissimi colori diversi. Per qualcuno il Regno che viene è innanzi tutto una chiamata a lasciare tutto, farsi libero dai propri ripiegamenti sulla propria vita, a diventare libero per seguire Gesù, come per il pubblicano Levi-Matteo. Per altri, come per l’adultera, è l’esperienza che Dio è più grande del proprio peccato, che non siamo da Lui condannati e giudicati, ma accolti e benvoluti. Per altri, come i lebbrosi, è il fatto inspiegabile di essere risanati, nel corpo o nell’anima, di uscire da una qualche somiglianza con la morte, che i lebbrosi mostrano nel loro corpo, per entrare in una dignità nuova e più grande. Per altri, come gli indemoniati, è scoprire che esiste una Parola che è più forte delle catene che ci legano, delle schiavitù che ci vincolano, delle infelicità che ci attanagliano, è vivere l’incontro inaspettato con Colui che viene a farci liberi e figli di Dio, da estranei o nemici che ci ritenevamo; e così via, in tante forme quante sono le figure che i vangeli ci mostrano, e che si possono concretizzare in noi stessi, nelle nostre vite.

La parola di Gesù infatti è come un prisma, nel quale la luce di Dio si rifrange in molteplici colori e varie sfaccettature, ed entra nelle nostre vite con modalità diverse, ma sempre liberando, guarendo, consolando. Direi che contemplando questo mistero possiamo chiedere che il Regno di Dio per noi non sia una teoria, come a volte si ritiene. La fede infatti non è un libro che si legge, una ideologia che professiamo, anche se possiamo scrivere un libro su di essa oppure trarne una dottrina e un insegnamento, ma è innanzi tutto un incontro, vorrei dire un fatto, o una serie di fatti, che ci rivelano, come nascosto dietro le tende, Qualcuno. Questo Qualcuno è Gesù che ancora, come ai tempi della sua vita terrena, passa, sanando e beneficando tutti; dalle sue vesti, dal suo mantello, che è la Parola di cui è rivestito e portatore, sgorga una forza che sana e guarisce, e noi ci troviamo dunque come l’emorroissa, risanata e guarita, nonostante la sua triplice inguaribile impurità, di donna, di pagana, del sangue impuro che da lei sgorga. Oppure, come la samaritana, siamo smascherati nelle nostre piccole furberie, nei nostri pregiudizi, nelle nostre ambiguità e contraddizioni, e la Parola ci rivela per quel che siamo; ma non ci umilia, piuttosto ci solleva, e ci rende anche noi portatori e annunciatori dell’esperienza che abbiamo vissuto. 

L’agire della Chiesa, cioè di tutti noi, non è altro infatti che essere trasparenza di quel che noi stessi abbiamo toccato con le nostre mani, visto con i nostri occhi, ascoltato con le nostre orecchie, come dice San Giovanni nella sua prima lettera. E come potrebbe dire certamente anche Maria, che sentiva dalla gente quanto il suo Figlio compiva, ci rifletteva, custodiva quanto accadeva intorno a sé nel suo cuore, lo confrontava con le parole dei profeti che sentiva annunciare nella sinagoga, riportandole al Figlio che aveva generato e che, unica, sapeva chi era veramente, perché sola sapeva come lo aveva generato. Anche in questo mistero Maria ci appare come la vergine saggia, che illumina la sua vita con l’esercizio continuo e fedele della meditazione della Parola di Dio, con il suo rifletterla e come scrutarla presente nella propria vita, nei segni che Gesù compie, nel vederla attuata e compiuta in quanto il suo Figlio dice e compie.

Possiamo pregare dunque per tutti noi, per le persone di questo mondo: perché anche oggi e anche da noi Gesù vuole farsi incontrare, e vuole che la sua Parola liberi, guarisca e consoli. Possiamo pregare perché questo incontro si compia nella grazia dello Spirito Santo e, infine, per essere noi stessi strumento e come guida agli altri per questo incontro che noi stessi abbiamo sperimentato. 

 

Giovedì, 30 Gennaio 2014 14:31

Secondo mistero della luce: le nozze di Cana

di Ottavio De Bertolis

Il senso di questa pagina stupenda del vangelo di Giovanni è che non siamo più sotto la legge, simboleggiata dalle sei giare di pietra per le purificazioni dei Giudei, ma sotto la grazia, cioè nell’impero dell’amore: Cristo infatti è il vero sposo, colui che ci regala la dote della giustizia e della fedeltà, ci dona quel che ci manca, e che la legge non può che denunciare. E così i nostri cuori cessano di essere cuori di pietra, proprio come le giare, e possono diventare cuori di carne, cuori cioè mossi dallo Spirito, dall’amore, e non dal timore e dalla legge: così San Paolo ci dice che non abbiamo ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno Spirito da figli, per mezzo del quale gridiamo “abbà, Padre”.

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