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Mercoledì, 14 Marzo 2012 10:03

"Fare pasqua" con il Signore

di Mare Anna Maria Cánopi

La Settimana Santa è il cuore dell’anno liturgico, poiché dal mistero pasquale, in essa solennemente celebrato, scaturisce il fiume della grazia, il dono della salvezza.
Ogni cristiano che nelle settimane di Quaresima si è impegnato nella lotta contro il male e che, nello sforzo della propria purificazione, ha tenuto lo sguardo contemporaneamente rivolto a Dio e a se stesso, ora è invitato dalla Liturgia a non avere occhi che per il Cristo. È unicamente la sua Persona – le sue parole, i suoi gesti, i suoi silenzi – a colmare tutto questo sacro tempo e attirare tutta la nostra attenzione, fino a immedesimarci in Lui, per condividerne la Passione in uno slancio di autentica empatia, di profonda “com-passione”.

Mercoledì, 08 Febbraio 2012 10:16

Ritornate a me con tutto il cuore

di Madre Anna Maria Cánopi

La spiritualità del tempo di Quaresima
è un costante appello a ritornare a Dio.
Far dimorare Dio al centro dei nostri interessi
e gestire il nostro vivere in comproprietà

Già all’inizio del IV secolo si ha testimonianza della pratica, nella Chiesa, di un periodo di quaranta giorni in preparazione alla celebrazione del Sacro Triduo pasquale – Passione, Morte e Risurrezione di Cristo – che è il centro di tutto l’anno liturgico.
Originariamente questo tempo – che trae il suo significato simbolico dai quarant’anni della traversata del deserto da parte del popolo eletto (esodo), dal ritiro di Mosè sul Sinai e più ancora di Gesù stesso nel deserto all’inizio della sua predicazione – coincideva con la preparazione dei catecumeni che a Pasqua avrebbero ricevuto il Battesimo. Essi erano così premurosamente sostenuti da tutta la comunità cristiana che con loro si preparava ad una nuova rinascita spirituale. La Quaresima era pure con il periodo in cui i pubblici peccatori si sottoponevano ad una particolare austerità di vita, per essere riammessi, il Giovedì Santo, nella comunità ecclesiale accostandosi alla mensa eucaristica.

Mercoledì, 11 Gennaio 2012 12:18

Un tempo liturgico carico di luce

di Madre Anna Maria Cánopi

«Tutti vengono a te», canta ancora
la liturgia; ma questo “andare”
è sempre all’inizio, ha sempre bisogno
di essere nuovamente sospinto

Sulla soglia del nuovo anno troviamo ad accoglierci, con sorriso rassicurante, Colei che il Concilio di Efeso ha riconosciuto a pieno titolo “Madre di Dio”. Come umile e insieme altissimo trono, ella regge sulle ginocchia il Rex Pacificus. Felicemente perciò la Chiesa ha fatto la scelta di celebrare proprio il 1° gennaio anche la “giornata della pace”.
Quasi presi per mano e guidati da Maria, ci avviamo, dunque, per i sentieri di questo nuovo spazio di tempo che il Signore ci dona per ritornare a lui con tutto il cuore.
La liturgia ci fa ancora sostare alla grotta di Betlemme, dove troviamo la Vergine Madre che, dopo la visita dei pastori, va meditando nel suo cuore quanto sta accadendo attorno a lei e quanto si va dicendo del Bambino che stringe tra le sue braccia.

Giovedì, 05 Dicembre 2013 15:34

Terra terra, cielo cielo

di Igino Giordani

Il Padre, che ha generato un Figlio per amarlo, ha creato il fratello, copia minore di quel Figlio, perché noi possiamo amarlo. Il fratello è immagine di Dio: sua progenie, frutto del suo sangue: sì che in lui si ama Dio per effigie e per rappresentanza. Né basta: il fratello è tale perché figlio d'uno stesso Padre, Dio; ridivenuto figlio di Dio per l'incarnazione, passione e morte di Gesù. Si può dire che il fratello ci è stato dato perché ci ricordi, per similitudine, Dio [...].
Il quale, perché infinito, non si può vedere con pupille limitate: lo si vede, come in uno specchio, nel fratello. Infinito, Dio non si può amare con servizi congrui alla sua infinità. Lo si può servire nei fratelli, in cui è Cristo, poiché i fratelli abbisognano di servizi limitati, congrui alle nostre possibilità.

 

Mercoledì, 11 Gennaio 2012 12:30

Siete la luce del mondo

«Entrai nell’intimità
del mio cuore…
e vidi con l’ochio
dell’anima mia
una luce inalterabile…
non era una luce terrena.
Era un’altra luce…
era la luce
che mi ha creato.
Chi conosce
la verità
conosce
questa luce».

Sant’Agostino,
Le confessioni

di Andrea Ciucci

E prima di andare a dormire, anche se è tardi, ogni membro della famiglia preghi per il festeggiato, e i genitori benedicano il proprio figlio con un segno di croce sulla fronte prima di dargli il bacio della buona notte. Anche se ha quasi trent’anni e il giorno dopo, finalmente, si sposa!  nSe c’è bisogno, questo è il momento per chiedersi reciprocamente scusa e fare la pace. Infine, se il festeggiato è uno della famiglia, vivete con intensità e cura particolare la sera precedente. Cenate insieme, evitate di guardare programmi idioti alla televisione, tenete gioiosamente alto il tono della discussione.

Giovedì, 06 Settembre 2012 11:10

Un nome santo

di Ottavio De Bertolis

Proseguiamo la nostra riflessione sulle singole espressioni della preghiera del Signore, sulla falsariga del “secondo modo di pregare” proposto da Sant’Ignazio: si tratta di riprendere le singole parole o frasi compiute e di pregare riflettendo su di esse, domandandosi che cosa vogliano dire, riflettendole nella nostra vita, nelle nostre azioni, nei nostri interessi quotidiani. Quando diciamo “sia santificato il tuo nome”, a quale nome ci intendiamo riferire?
Ovviamente al nome che riassume in sé tutti i titoli di Dio, elevandoli, se possibile, ancora più in alto: il nome stesso di Padre. Dio infatti non è solo l’Onnipotente, il creatore, il Giudice, il Signore: è soprattutto Padre, e questo nome di padre ci aiuta a comprendere esattamente il vero senso di tutti gli altri titoli che gli attribuiamo.
Così è un giudice come lo è un padre per i figli; è onnipotente, e questa sua onnipotenza è quella di un padre per i suoi figli; è legislatore, e in questo senso è come un padre che dà regole giuste e vere, non comandi arbitrari e dispotici, per i suoi figli. Il nome dunque di Padre rischiara ed illumina tutto quello che possiamo dire di Dio e su Dio.

Giovedì, 12 Luglio 2012 09:08

Un Padre immutabile come il cielo

di Ottavio De Bertolis

Vogliamo riprendere le singole parole della preghiera del Signore, come abbiamo fatto nei nostri incontri precedenti, per poterle gustare intimamente: molte volte le abbiamo ripetute, ma non sempre ci siamo soffermati in esse. Sant’Ignazio ci insegna proprio che è necessario “sentire e gustare intimamente” la preghiera che facciamo: il rischio sarebbe infatti quello di “dire su” orazioni, un po’ a pappagallo, certo sinceramente, ma con poco senso, e quindi con meno frutto spirituale.

Venerdì, 01 Giugno 2012 12:25

Un Padre di tutti perché "nostro"

di Ottavio De Bertolis

Vogliamo ora considerare la seconda parola della preghiera del Signore: non solo abbiamo invocato Dio come Padre, ma in più aggiungiamo “nostro”. Non è un’aggiunta poco significativa: la preghiera infatti non ci pone in una sorta di individualismo, ma ci apre al rapporto con gli altri. Nessuno prega per se stesso, si potrebbe dire, ma ogni preghiera, anche quella rivolta per i bisogni più personali, è sempre una preghiera nella Chiesa e per la Chiesa.
Nasce in un contesto comunitario, e sfocia per il bene di tutti: proprio come le preghiere liturgiche, quelle della Messa per intenderci, non sono mai formulate in prima persona singolare, con un “io” iniziale, ma sempre con il “noi”, proprio perché sono rivolte per il bene di tutti. Così, anche se il sacerdote celebrasse la Messa da solo, dovrebbe sempre dire “preghiamo”, prima di ogni orazione.

di Ottavio De Bertolis

Abbiamo già parlato del “secondo modo” di pregare secondo Sant’Ignazio, come cioè si deve semplicemente fermarsi sul significato del Padre nostro, illuminando le singole parole con ragionamenti o paragoni, in modo tale che le espressioni che noi usiamo scendano maggiormente nel nostro cuore; per gustare e capire maggiormente quello che diciamo, possiamo ripeterlo più volte, come una sorta di litania, per tutto il tempo che desideriamo, prendendocela comoda, come si dice, ossia fino a quando sentiamo interiormente che quello che abbiamo ripetuto ci illumina e conforta.
Possiamo innanzitutto partire dalla prima parola: “Padre”. Che cosa significa, e che cosa significa per me? Va, innanzitutto, osservato che Dio non è un padre come quelli che abbiamo avuto secondo la carne, ma moltiplicato, per così dire, all’ennesima potenza.
Potremmo dire, al contrario, che i nostri genitori sono “padri” tanto quanto a Lui rassomigliano, e a Lui in qualche modo rinviano. Dio non è la proiezione della nostra esperienza filiale (che potrebbe anche non essere affatto così bella o “divina”), né è un padre assente o un padre padrone; al contrario, noi siamo “padri” tanto quanto assomigliamo a Lui.

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