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Sabato, 08 Novembre 2014 11:15

Che cos'è il desiderio?

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di Giovanni Cucci

Nel desiderio le cose, le azioni, le scelte diventano importanti perché acquistano un significato simbolico, affettivo, in esse si può raggiungere ciò che è fondamentale per la vita, ciò che sta a cuore.
 
In ambito psicologico si distingue il desiderio dal bisogno. il desiderio ha una radice più sottile e complessa legata alla storia, alla memoria, agli affetti dell’individuo: esso ha anche a che fare con la fantasia e non è così facilmente concretizzabile in un oggetto immediato, come è invece caratteristica del bisogno. Sarebbe dunque riduttivo associare il desiderio al piacere o all’appagamento sessuale, esso è piuttosto un elemento che attraversa tutti gli aspetti della vita, intellettuale, spirituale, relazionale, ludico. C’è un elemento di continuità nel desiderio che indica una direzione, un percorso, un senso al vivere, a differenza del bisogno che è puntuale, limitato, circoscritto; il suo piacere è perciò anche di breve durata.
Mercoledì, 30 Luglio 2014 11:50

Si può vivere senza desideri?

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I sentimenti sono invece umili per loro natura, essi riportano la persona a contatto con la terra che la costituisce e la rendono umile quando li accoglie, consentendo di vivere una spiritualità incarnata.

di Giovanni Cucci

Quando il mondo dei desideri non trova spazio nella vita interiore si è facilmente esposti al volontarismo, all’adempimento anche preciso e puntuale dei propri impegni, ma solamente in forza del dovere, incapaci però di godere della propria vita e dunque di essere contenti. È la prospettiva puramente legale del divieto; oltre alla paura, questo atteggiamento può illudersi di comunicare una visione seria ed efficiente dell’esistenza, dove non c’è spazio per il gratuito, il piacere di dedicarsi a qualcosa semplicemente perché “è bello”. 
Lunedì, 16 Giugno 2014 12:19

I desideri in bilico tra risorsa e zavorra

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di Giovanni Cucci

Parlare di desiderio a proposito della vita spirituale potrebbe suscitare disagio, ritenendo probabilmente di avere a che fare con il suo più insidioso nemico: se infatti si consentisse libero corso ai desideri cosa potrebbe accadere? Dove si andrebbe a finire? Lasciarsi andare ai desideri potrebbe portare ad una vita senza freni, preda degli impulsi, contraria ai valori scelti. È forse anche per questi motivi che il desiderio è stato guardato con sospetto, interpretando gli ultimi due comandamenti nella linea di: «non desiderare e avrai vita tranquilla».
Sabato, 08 Giugno 2019 13:16

«Il Vangelo dello Spirito»

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Gli Atti degli Apostoli

di Mario Sgarbossa

Così sono definiti gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, con stile asciutto e preciso, sull'esempio dei diari di viaggio dei grandi narratori greci. Il libro di Luca è il documento più interessante delle origini del cristianesimo, senza il quale la storia della Chiesa primitiva mancherebbe, in parte, della testimonianza diretta del suo grande protagonista Paolo. L'Apostolo delle genti, per buona sorte, non mancò di fornirci varie preziose informazioni sul proprio operato con le sue Lettere.

Sabato, 30 Giugno 2018 13:47

Un cammino segnato dalla storia e dallo Spirito

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La Via Francigena

di Sandro di Stefano

Le strade medioevali a differenza di quelle romane, dotate di una nomenclatura ufficiale si identificavano con dei soprannomi, derivanti soprattutto dalle origini e dalla meta. Nel Medioevo il nome “Via Francigena” qualificava una via che metteva in comunicazione i territori italici con il mondo d’Oltralpe. Le origini della Via sono incerte, secondo certi storici  tale tracciato fu percorso per la prima volta da Annibale intorno al 217 a.C., mentre per alcuni invece deriverebbe dall’antica via Emilia, attraversata dal console romano Scauro nel 109 a.C..

Mercoledì, 08 Febbraio 2017 12:25

Abitatori di una casa con le porte aperte

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2*/ La pedagogia vocazionale di Gesù

di Rosanna Virgili

La pedagogia vocazionale è un tutt'uno con l'annuncio stesso del Vangelo. I poli sono due: il primo è che non c'è Vangelo senza apostoli; il secondo che non c'è Vangelo senza le folle che "sono senza pastore". Sul primo punto dobbiamo dire che Gesù non fa nulla senza gli apostoli. Come se fosse Vangelo stesso il modo di annunciarlo, la forma: a due a due. In più coppie. Dodici, un numero pari.

Mercoledì, 21 Dicembre 2016 11:29

Viaggio tra il Gesù "storico" e il Cristo della fede

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Indagine sulla figura di Gesù

di Raffaele Comaschi

Gesù storico e Cristo della fede: quale rapporto? Ovvero: il Cristo del Nuovo Testamento e celebrato dalla fede della Chiesa è veramente esistito? È la problematica che costituiva uno dei perni della riflessione teologica evangelica e cattolica della prima metà del secolo scorso. Il volumetto porta la prefazione del gesuita Peter Gumpel, storico di fama mondiale che inquadra con chiarezza i fatti nella cornice storica. Il professor Guiducci, da anni collaboratore della nostra rivista, con correttezza epistemologica, cioè con uno studio critico dei termini, nella ricerca della nervatura, dell’architrave che sorregge un discorso, sembra quasi voler applicare il principio filosofico di non contraddizione alla figura di Gesù.

Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:49

Il compimento della vita: perenne dialogo con Dio

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Trentesimo dialogo, e ultimo sul “Credo”

di G. Gennari

L’ultima volta siamo rimasti con l’interrogativo sul senso del suffragio per i defunti. Se il morire è anche la realizzazione piena della creatura la cui libertà ha la possibilità di scegliere per la Vita o per la Morte, Paradiso o Inferno, come esige la libertà umana, e quindi nel morire, grazie alla purificazione necessaria accolta o rifiutata è anche la realtà definitiva, resurrezione e vita eterna o eterna e voluta privazione della felicità, allora che senso ha la preghiera per i defunti? Quando noi preghiamo per loro essi sono già – e noto questo già – nella loro definitiva realtà, e quindi il suffragio è inutile…
No: e quel già è proprio il centro del discorso. Noi siamo nel tempo, ma la vita eterna è in Dio, che non è nel tempo. Il nostro suffragio di oggi è dall’eternità presente nella Sapienza infinita che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. La nostra preghiera di suffragio, che è nel nostro oggi, non raggiunge il defunto direttamente, ma attraverso la mediazione del Cristo Signore e Salvatore, cui tutti i tempi sono presenti, perché Egli è (anche) l’Eterno…
Mercoledì, 30 Luglio 2014 11:47

La morte è doppia: una naturale e una spirituale

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di Gianni Gennari

Riprendo la riflessione sul mistero del morire. La morte è vero “mistero”, come del resto anche la vita, e se non si trova un senso alla morte anche la vita rischia di perdere il suo…
Cosa è “il” morire? Una fine ed un fine, abbiamo detto: nella tradizione cristiana una pena, ma anche un traguardo verso una realtà “altra”. Un castigo del peccato, annunciato nel libro della Genesi (cap. 3) ma anche “sorella” e oggetto del desiderio di fratelli e sorelle che noi chiamiamo Santi: “Desidero essere sciolto, ed essere con Cristo!” (Fil. 1, 23). 
Lunedì, 16 Giugno 2014 12:08

Morire e risorgere: verbi da recuperare

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di Gianni Gennari

Quasi al termine del cammino! Dopo “Credo la Chiesa” ecco “la comunione dei Santi, la resurrezione della carne e la vita eterna”. Qui vale quel “quasi”.
 

La “comunione dei Santi” 

Essa è il legame che in Gesù morto e risorto, e nello Spirito Santo unisce la terra e il cielo… Sulla terra è l’unione di tutti coloro che vivono – conoscendolo esplicitamente, o riconoscendolo con i fatti implicitamente – il comando dell’amore come unico dovere dell’uomo… “Tutto coopera al bene di quelli che amano Dio” (Rom. 8, 28), e ci sono tanti che amano davvero Dio anche senza conoscerlo in pieno, ma riconoscendolo nel prossimo da sfamare, da dissetare, da soccorrere… è la lezione del Giudizio finale in Matteo 25, sulla bocca di Gesù stesso. Tra tutti coloro che amano Dio, e che l’hanno conosciuto e riconosciuto, o anche solo riconosciuto senza conoscerlo pienamente, si forma una solidarietà di “unione comune”, o “comunione”, che in termini di teologia tradizionale, sempre valida in questo, si chiama Corpo Mistico di Cristo… Non mi fermo su di esso, qui, ma credo che chiunque legga può capire quale oceano di solidarietà effettiva e salvifica, nello Spirito Santo, si crea in terra, e tra terra e cielo, solo pensando in profondità agli effetti di questa presenza santificante dello Spirito senza confini a noi noti… è ciò che ci rende sereni di fronte alla domanda sulla salvezza eterna di tanti fratelli, la maggior parte dell’umanità certamente, dagli inizi della storia umana e fino al ritorno del Signore alla destra del Padre…
La “comunione” ecclesiale, in questo contesto, è solo una delle forme visibili della chiamata universale alla salvezza ed alla santità di cui il Vaticano II si è fatto annunciatore definitivo… è anche la misteriosa trovata, per fare solo un esempio, della “catena” che unisce cielo e terra già ora, e che ha consentito a Teresa di Lisieux di dire: “Voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”.
Andiamo avanti… Ecco dunque “la resurrezione della carne e la vita eterna”.
 

Resurrezione? Oltre il morire, dunque…

Ma questo dice qualcosa che va oltre. Entra in gioco la realtà importante del nostro “morire”. Un mistero universale su cui da sempre si è interrogata l’umanità tutta, e su cui forse in questi ultimi decenni non siamo stati capaci, come cristiani e cattolici, di tradurre la fede annunciata da Gesù e trasmessa dagli Apostoli e dai martiri senza tradirla, e perciò – dando uno sguardo attorno – constatiamo che nella nostra comunità – catechismi, omelie, preghiere, riflessioni, ritiri spirituali – se ne parla poco o niente. Domandiamoci infatti quanto tempo è che a Messa il celebrante non ci ha ricordato quelli che una volta si chiamavano “i Novissimi”: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso…
Eppure è tema e domanda fondamentale: cosa è morire? E cosa è risorgere a vita eterna? Si dice che il discorso del Catechismo non regge più e il rimedio sarebbe continuare a credere senza domande, senza cercare di capire. Eppure Gesù ha detto ai Suoi, e anche a noi: “vado a prepararvi un posto” (Gv. 14, 2). Si dice che è mistero, ma resta il fatto che anche su questo, forse soprattutto su questo, come credenti abbiamo un dovere, quello ricordato da San Pietro, di “rendere ragione della speranza che è in noi”. E allora vale la pena di approfondire, magari non in una sola volta…
Prima domanda: cosa è morire? Malraux ha scritto che se non si trova un senso alla nostra morte, la vita intera rischia di perderlo… E oggi della morte non si parla: roba di medici… No: per parlare di ciò che chiamiamo il “dopo” dobbiamo parlare dopo aver risposto su di essa…
 

La morte: una fine e un fine, “pena” e “sorella”

Prendiamo il “morire” come tale. Cosa è? Che dice, la fede cristiana? In realtà due cose: che la morte è sia “una fine” e pena del peccato, sia “una sorella” – con S. Francesco – e addirittura “il fine” della esistenza stessa. Sul fatto che essa è pena testimonia il racconto della creazione fino dalle prime linee della Scrittura. E San Paolo ne fa sintesi perfetta: morte “stipendio del peccato” (Rom. 6,23), “ultimo nemico” (I Cor. 11, 26). Ma egli stesso la dice anche oggetto di desiderio: “Bramo essere sciolto (dalla vita terrena) per essere con Cristo” (Fil. 1, 23). Anche Gesù ha avuto paura della morte, nel Getsemani – “si allontani da me questo calice” – ma ai suoi ha detto anche che voleva berlo, quel “calice”, ricevere quel “battesimo”, ed era in pena finché non lo avesse fatto (Lc. 12, 50).
Dunque due facce del morire, collegate, ma non identiche. E per andare avanti leggo di Lazzaro, Vangelo di Giovanni, capitolo 11. Era morto o no? Prima risposta ovvia: sì, “da quattro giorni, e già puzza”. Lo dice anche Gesù: “Lazzaro è morto!” Ma prima aveva anche detto che “questa malattia non è per la morte… Lazzaro, l’amico nostro, dorme, e io vado a risvegliarlo”.
Lazzaro è morto, ma non è morto: perché? Forse – è l’ipotesi che mi azzardo a proporre qui – perché ciò che noi chiamiamo “morte” ha due dimensioni, distinte e diverse: una è quella fisica, biologica, da mancanza di funzioni fino all’encefalogramma piatto, con data precisa, esaurimento delle energie vitali della persona concreta, accertabile con certificato legale… E di questa morte Lazzaro era morto, e da quattro giorni. è la morte come pena, come “fine”, “ultimo nemico”, sconfitta dell’energia vitale di ogni uomo. E Gesù richiama in vita questo Lazzaro “già morto da quattro giorni”, che dopo qualche anno morirà un’altra volta di morte fisica, e sarà anche l’altra faccia, quella della morte come “sorella”, come “fine” e compimento del “desiderio” di essere con Dio, ingresso nell’eternità e nella “gioia del suo Signore”. 
E allora? Allora qualcuno, p. es. nella storia della teologia cristiana e cattolica, viene in nostro soccorso. E’ un grande santo e “dottore” della Chiesa, Giovanni Damasceno, vissuto tra VII e VIII secolo: “Hoc est hominibus mors, quod fuit Angelis temptatio” (“la morte è per gli uomini ciò che per gli Angeli fu la prova”). La morte come una scelta: o con Dio o contro di Lui… Dopo il Damasceno altri pensatori cristiani, fino ai nostri giorni, su questo cammino… E questo ripensare il morire non solo come “disfarsi” del corpo e della condizione storica, ma anche come “scelta” che si fa vita eterna in Dio – il Paradiso – o vita eterna senza Dio e contro Dio – l’Inferno – ci servirà per andare avanti… 
Chiedo scusa al lettore: così il discorso è a metà, ma lo spazio è tiranno, e si continuerà alla prossima occasione: la fiducia è che possa essere utile… 
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