it IT af AF ar AR hy HY zh-CN ZH-CN en EN tl TL fr FR de DE iw IW ja JA pl PL pt PT ro RO ru RU es ES sw SW
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Lunedì, 07 Aprile 2014 12:39

Aprile 2014

Written by

V DOMENICA DI QUARESIMA. 

Anno A - 6 aprile  - 

Lezionario: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

 
Io sono la Risurrezione
Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami, è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e Maria sua sorella e Lazzaro.
 
Tra Gesù e i suoi discepoli c’è una relazione di amicizia. È Gesù stesso che inizia questa relazione. Quello che Gesù compie per Lazzaro è simile all’amore che nutre per ciascuno di noi; egli si preoccupa e si occupa dell’amico. La fede nella risurrezione dai morti nel popolo ebraico non era frutto di ricerca intellettuale, ma nasceva dall’esperienza di sentire Dio come amico, il suo amore è fedele e non abbandona nei momenti di difficoltà.
 

DOMENICA DELLE PALME 

Anno A - 13 aprile 

Lezionario: Is 50, 4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14 - 27,66 

 
 
Il prezzo di una vita
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Giuda pattuisce un prezzo per Gesù. Il dono incommensurabile di Dio all’umanità è venduto con un prezzo di trenta pezzi d’argento, il valore di un somaro o di uno schiavo. E Gesù arriva in Gerusalemme cavalcando un somaro e sarà trattato dal potere come uno schiavo. Come per un passa- mano, Giuda «consegna» Gesù ai nemici, questi a Pilato, Pilato alla folla e la folla alla croce. Il punto di arrivo della carità. Anche la nostra vita è un «consegnarsi» per amore alla costruzione della pace.
 

PASQUA: RISURREZIONE DEL SIGNORE

Anno A - 20 aprile

Lezionario: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4  Gv 20,1-9

 
Cristo è risorto
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
 
Il sepolcro vuoto di Cristo è un punto di convegno dell’umanità. «Maria, come i discepoli, ignorava che il grembo della madre terra potesse accogliere suo figlio Gesù. Il Crocefisso, Signore della storia umana, è entrato nel regno della morte per farle restituire alla vita il suo bottino». Dio amante della vita non disprezza nulla di quanto ha creato.
 

II DOMENICA DI PASQUA

Anno A - 27 aprile

Lezionario: At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

 
Portatore di pace
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro ai quali non perdonerete, non saranno perdonati».
 
Gesù si presenta a noi come il datore di pace. Gioia e pace sono le aspirazioni più grandi dell’animo umano, per questo Gesù Risorto è «pace gioiosa e gioia pacificante»: è il suo modo veritiero di essere tra noi. Per questo il cuore della missione dei discepoli è uguale a quello di Gesù: amare. Solo amando il fratello che Dio ci pone accanto, entriamo nella sua famiglia come figli amati e benedetti. 
 
Mercoledì, 12 Marzo 2014 16:54

Marzo 2014

Written by

8ª domenica Tempo Ord. 

Anno A  - 2 marzo - Salterio: IV sett. 

Lezionario: Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34
 

Nessuno serve due padroni

«In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Come nessuno può cavalcare due cavalli così non si può servire due padroni. Sant’Agostino diceva: «Chi è schiavo della mammona, il denaro, è schiavo di colui (il diavolo) che, a causa della sua perversità fu posto a capo delle cose terrene, è definito dal Signore principe di questo mondo». A volte nella nostra vita cerchiamo ostinatamente di mettere insieme Dio e il nostro idolo e così zoppichiamo da due parti. Dio tollera di essere ignorato, ma non di essere secondo; in questo caso non sarebbe più Dio. Qualunque idolo Gli si mette davanti cade in frantumi come una statua dai piedi di argilla.
 
1ª domenica di Quaresima 
Anno A - 9 marzo - Salterio: I sett. 
Lezionario: Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11 
 

Vattene, Satana

«E fattosi avanti, il tentatore gli disse: “Se sei figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. Ora egli rispondendo gli disse: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Le nostre tentazioni sono come l’ombra di un bene desiderato. La tentazione spunta quando noi cerchiamo il bene e si pone come un ostacolo così che perdiamo l’entusiasmo nel ricercare il bene e finiamo di farci accarezzare dalla pigrizia, dicendo: «è troppo faticoso, è difficile, impossibile e, poi, la gente che dirà delle mie scelte?». Oppure la tentazione ci fa cercare il bene su strade sbagliate. Per questo è necessario invocare quell’intelligenza evangelica che ci permette di dare il primato alla Parola di Dio. Con il discorso del cambio delle pietre in pane, la Parola “ci” suggerisce che l’uomo è mantenuto in vita ma non è la vita. Tutta la nostra tensione è di procurarsi il pane per mantenere la vita, ma l’errore generatore di tutti gli sbagli è di pretendere di possedere la vita.
 
2ª domenica di Quaresima
Anno A - 16 marzo - Salterio: II sett. 
Lezionario: Gen 12,1-4a; Sal 32; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9
 

È mio Figlio, ascoltatelo

«Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”... Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”». 
Pietro, il generoso, ha capito che essere là con Gesù era bello. Sul volto di Gesù splendeva la bellezza originaria nella quale Dio aveva creato il mondo. Il libro della Genesi a ogni tramonto di un ipotetico giorno scrive: «E Dio vide che era una cosa buona». Lontano da questa luce è brutto, ci stiamo a fatica, perché non siamo ciò che dovremmo essere. Per questo la creatura umana è un pellegrino in cerca di un Volto luminoso, davanti al quale sta contento come a casa sua, perché ha trovato un Volto di famiglia. Nella luce si ode una voce: Dio è voce. La sua voce è nota a noi come Verbo incarnato. Chi ascolta Gesù, trasforma il suo volto nel Volto; anche noi irradiazione della luce di Dio.
 
3ª Domenica di Quaresima 
Anno A - 23 marzo - Salterio: III sett. 
Lezionario: Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42
 

Sorgente zampillante di eterno

«Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”».
La molla del desiderio di questa donna è «un di più» aperto all’infinito. Gesù ravviva i desideri più profondi assopiti in noi dalle delusioni e dalle paure. Ogni creatura umana porta nel cuore il desierio di trovare una fonte che disseti la sua brama di vita e di felicità. Qualche volta ci illudiamo e vorremmo stare a manovrare i fiumi sotterranei della gioia usurpando il ruolo di Dio fonte della vita. L’unica possibilità di vivere è quella di accettare di essere dono legato alla sorgente dell’amore che trabocca dall’intimo del cuore.
 
Giovedì, 30 Gennaio 2014 15:30

Gennaio 2014

2° domenica dopo Natale
Anno A - 5 gennaio
Lezionario: Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

Dio non serve più? Abbiamo bisogno di Dio

Per molti oggi questa «Parola» di Dio cade nel vuoto. Troppe volte Dio non fa più parte delle nostre abitudini. L’ateismo non è più soltanto il problema di pochi. «Dio non serve a niente», è l’obiezione più facile. In effetti, Dio non esiste per «servire» a qualche cosa, come molti ancora pensano; Dio non è il medico dei casi disperati, né un’agenzia di assicurazioni con dei pegni pagati con giaculatorie o pellegrinaggi, né un alibi per spiegare quello che l’uomo non capisce o ancora non riesce a fare.

Credere in un Dio così, è sedere nell’anticamera dell’ateismo.

Non è semplice fare un’analisi del complesso problema dell’irreligiosità moderna. Alla base del fenomeno dell’ateismo e dello scetticismo religioso c’è spesso l’ignoranza dell’autentico messaggio cristiano. Per questo la Chiesa ha teso la mano agli atei anche con l’Esortazione «La gioia dell’evangelo».


Il Battesimo di Gesù
domenica 12 gennaio
Lez.: Is 42,1-4.6-7; Sal 28;
At 10,34-38; Mt 3,13-17

Alla riscoperta del proprio battesimo

Nati e vissuti nella fede della Chiesa, i cristiani hanno bisogno di riscoprire la grandezza e le esigenze della vocazione battesimale. è paradossale che il battesimo, il quale fa dell’uomo un membro vivo del Corpo di Cristo, non abbia molto posto nella coscienza esplicita del cristiano e che la maggior parte dei fedeli non sentano l’ingresso nella Chiesa attraverso l’iniziazione battesimale come il momento decisivo della loro vita.

Il battesimo dato a noi nel nome di Cristo è manifestazione del preveniente amore del Padre, partecipazione al mistero pasquale del Figlio, comunicazione di una nuova vita nello Spirito; esso ci pone dunque in comunione con Dio, ci integra nella sua Famiglia; è un passaggio dalla solidarietà nel peccato alla solidarietà nell’amore.


2° domenica Tempo Ord.
19 gennaio
Lez.: Is 49,3.5-6; Sal 39;
1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34

Gesù rivela Dio come salvatore e come liberatore

L’uomo moderno sembra davvero convinto di essere padrone del suo destino. L’uomo e la donna oggi hanno sostituito la speranza teologale con una speranza umana e terrena.

Oggi, però, si accorgono di avere avuto troppa fretta nel proclamare la loro completa autonomia e nel gridare che Dio non c’è, o è inutile. L’ubriacatura del progresso ha reso l’uomo cieco di fronte a questi squilibri che esistono nel mondo e ai fenomeni nuovi, preoccupanti nella loro stessa novità. L’esperienza scottante di due guerre mondiali, i campi di sterminio, le paurose devastazioni delle bombe atomiche, lo squilibrio prodotto nell’ecologia, l’inquinamento atmosferico, le fosche e apocalittiche visioni dei futurologi, gli ripropongono il problema di una «salvezza» che ha dimensioni più vaste e più profonde.


3° Domenica Tempo Ord.
26 gennaio
Lez.: Is 8,23b - 9,3; Sal 26;
1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23

Gesù luce del mondo

La luce è uno dei bisogni primordiali dell’uomo. Essa non è solo un elemento necessario alla sua vita, ma quasi l’immagine della vita stessa. Questo ha influito profondamente sul linguaggio, per cui «vedere la luce», «venire alla luce» significa nascere, «vedere la luce del sole» è sinonimo di vivere.

Al contrario, quando un uomo muore, si dice che si è «spento», che «ha chiuso gli occhi alla luce». La Bibbia usa questa parola come simbolo di salvezza. Il salmo responsoriale pone la luce in stretto rapporto con la salvezza, mostrandone l’equivalenza: «Il Signore è mia luce e mia salvezza».

«Dio è luce e in lui non ci sono tenebre». Egli «abita una luce inaccessibile». In Gesù la luce di Dio viene a risplendere sulla terra: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». «Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre».

 

Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:41

A Gerusalemme la prima tappa del grande riscatto

Written by

Presentazione di Gesù al tempio, di Quentin Massys

di Maria Gloria Riva

E' così stretto lo spazio entro il quale Massys relega la Sacra Famiglia che non pare neppure la cornice solenne del Tempio. Massys, allievo di Memling e fondatore della Scuola Fiamminga di Anversa, vede, nell’evento della Presentazione, la professione di fede da parte di Maria e Giuseppe e, con loro, del popolo degli anawim, nell’avvento del Messia riconosciuto in Gesù. Forse per questo non ci permette di vedere nulla del tempio, tutto deve essere concetrato su di loro, sui protagonisti, i loro volti, i loro simboli.
San Giuseppe reca le colombe, offerta dei poveri, prescritta dalla legge di Mosè per il riscatto dei primogeniti.
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:38

San Giuseppe accetta la divina maternità

Written by

Dono Doni nella chiesa di Sant'Andrea a Spello

di Maria Gloria Riva

Lo attribuiscono a Dono Doni, l’affresco originalissimo presente a Spello nella chiesa di Sant’Andrea. Si tratta del tema, rarissimo nell’arte, dell’accettazione della divina maternità della Madonna da parte di San Giuseppe, l’uomo giusto di cui la Scrittura ci narra con pochissime ed essenziali parole. 
Giuseppe, venuto a conoscenza della maternità della sua promessa sposa, volle ripudiarla in segreto. Gli apocrifi narrano quello che il Vangelo tace e cioè lo sconcerto, il tormento e il dubbio. Altri mistici, come la Valtorta, indagano invece tra le pieghe dell’animo di questo prescelto da Dio, facendo emergere la grande fede e la rettitudine.
Mercoledì, 30 Luglio 2014 13:08

Il bastone, segno di comando e guida divina

Written by

Michelino da Bisozzo colloca al centro della scena il bastone 

di Maria Gloria Riva

 

La narrazione apocrifa vuole che alcuni discendenti di Giuda, i quali potevano ambire a prendere in moglie la vergine Maria, dovessero consegnare al sommo sacerdote un bastone con inciso il loro nome. Il bastone che fosse fiorito all’ombra del Sancta Sanctorum, avrebbe indicato il prescelto.  
Ed ecco che rompe il bastone con rabbia il mancato pretendente di Maria: lo racconta spesso l’iconografia dello Sposalizio della Vergine dove protagonista, più che l’anello nuziale, è il bastone dello sposo. Lo si vede chiaramente in un’opera di Michelino da Besozzo, miniaturista del Gotico Internazionale, attivo in Lombardia tra il 1388 e il 1455. 
Lunedì, 16 Giugno 2014 13:25

Le trappole per topi sul tavolo di San Giuseppe

Written by

di Maria Gloria Riva

Lo sguardo indagatore di Robert Campin

Entriamo nella bottega di San Giuseppe grazie allo sguardo indagatore di Robert Campin, artista fiammingo del XV secolo. La bottega è ritratta nello sportello di destra del suo Trittico di Mérode. Il desco appare così inclinato, nella sua prospettiva, da dare l'impressione di volersi rovesciare. Siamo così costretti a guardare gli strumenti da lavoro di san Giuseppe: tenaglie, martello, chiodi. Sono chiari riferimenti alla croce, supplizio sopra il quale morirà quel Figlio che sta per essergli dato. Nel pannello centrale del Trittico, infatti, è raffigurata l’Annunciazione della Vergine. Sul desco di Giuseppe, però, c'è un oggetto, che pur riconoscendolo, fatichiamo a comprenderne il senso. Si tratta di una trappola per topi.
Lunedì, 07 Aprile 2014 11:17

I poeti affacciati sul lago della preghiera

Written by

Nel ricordo prezioso di p. Castelli, pubblichiamo il primo degli articoli, preparati prima della sua morte per la Rivista "La Santa Crociata in onore di San Giuseppe"

di p. F. Castelli

Con la preghiera i poeti hanno un rapporto particolare. Il motivo è semplice: ce lo suggerisce Adam Zagajewki, poeta polacco vivente. Egli ha definito la poesia «un certo stato mentale, eccezionale e straordinario», necessario perché «ci innalza al di sopra della meschina rete empirica delle circostanze che forma il nostro destino e il nostro limite. Ci innalza al di sopra del quotidiano, cosicché possiamo scrutare il mondo attentamente e ardentemente».
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:41

A Gerusalemme la prima tappa del grande riscatto

Written by

Presentazione di Gesù al tempio, di Quentin Massys

di Maria Gloria Riva

E' così stretto lo spazio entro il quale Massys relega la Sacra Famiglia che non pare neppure la cornice solenne del Tempio. Massys, allievo di Memling e fondatore della Scuola Fiamminga di Anversa, vede, nell’evento della Presentazione, la professione di fede da parte di Maria e Giuseppe e, con loro, del popolo degli anawim, nell’avvento del Messia riconosciuto in Gesù. Forse per questo non ci permette di vedere nulla del tempio, tutto deve essere concetrato su di loro, sui protagonisti, i loro volti, i loro simboli.
San Giuseppe reca le colombe, offerta dei poveri, prescritta dalla legge di Mosè per il riscatto dei primogeniti.
Mercoledì, 17 Dicembre 2014 13:38

San Giuseppe accetta la divina maternità

Written by

Dono Doni nella chiesa di Sant'Andrea a Spello

di Maria Gloria Riva

Lo attribuiscono a Dono Doni, l’affresco originalissimo presente a Spello nella chiesa di Sant’Andrea. Si tratta del tema, rarissimo nell’arte, dell’accettazione della divina maternità della Madonna da parte di San Giuseppe, l’uomo giusto di cui la Scrittura ci narra con pochissime ed essenziali parole. 
Giuseppe, venuto a conoscenza della maternità della sua promessa sposa, volle ripudiarla in segreto. Gli apocrifi narrano quello che il Vangelo tace e cioè lo sconcerto, il tormento e il dubbio. Altri mistici, come la Valtorta, indagano invece tra le pieghe dell’animo di questo prescelto da Dio, facendo emergere la grande fede e la rettitudine.