Michelino da Bisozzo colloca al centro della scena il bastone
di Maria Gloria Riva
La narrazione apocrifa vuole che alcuni discendenti di Giuda, i quali potevano ambire a prendere in moglie la vergine Maria, dovessero consegnare al sommo sacerdote un bastone con inciso il loro nome. Il bastone che fosse fiorito all’ombra del Sancta Sanctorum, avrebbe indicato il prescelto.
Ed ecco che rompe il bastone con rabbia il mancato pretendente di Maria: lo racconta spesso l’iconografia dello Sposalizio della Vergine dove protagonista, più che l’anello nuziale, è il bastone dello sposo. Lo si vede chiaramente in un’opera di Michelino da Besozzo, miniaturista del Gotico Internazionale, attivo in Lombardia tra il 1388 e il 1455.
Nel suo «Sposalizio della Vergine» spicca, è vero, l’anello nuziale sull’abito giallo del sacerdote ma, centro vero del dipinto, è il bastone di Giuseppe che s’innalza verso le volte, in corrispondenza del rosone. Sul bastone verdeggiano timidi virgulti e riposa pacifica la colomba dello Spirito Santo, segno dell’illibatezza degli sposi. Rispetto a opere dall’analogo soggetto, sorprende la scelta di Michelino di collocare al centro del dipinto proprio San Giuseppe e il suo bastone fiorito; Maria e le donne, infatti, controbilanciano un altro gruppo di personaggi collocati alla sinistra dell’opera. Lì sono ben visibili altri bastoni: due giovani li stanno spezzando con gesti di stizza, mentre un terzo, confinato nell’angolo estremo, porta il bastone alla bocca, volendolo quasi ingoiare.
Il bastone, segno del comando e della guida divina, appare ripetutamente nella Sacra Scrittura quale strumento dei voleri divini. Nel cosiddetto Trittico della Vergine dell’Unicorno, realizzato nel 1425 da un anonimo Maestro di Colonia, un bastone fiorito fa bella mostra di sé sopra un altare, mentre altre due verghe, poste ai suoi lati, sono spoglie. Davanti all’altare, in ginocchio, Aronne, fratello di Mosè, tiene una mano levata in segno di stupore, mentre con l’altra tocca l’altare. L’episodio allude a un passo del libro dei Numeri che la tradizione cristiana applica alla Vergine Maria. Numeri 17 narra, infatti, che rappresentanti delle dodici tribù, le quali avevano mormorato contro Mosè e gettato in discredito il sacerdozio di Aronne, portarono un bastone nel tempio con inciso il nome di ciascuno. Fiorì solo quello di Aronne e da quel momento la sua verga fiorita riposò nell’arca dell’alleanza quale perenne intercessione per la salvezza del popolo.
Ecco perché il buon Michelino volle così centrale il bastone di San Giuseppe! Il pio attributo del Santo non è solo segno della sua purezza, ma è memoria della fedeltà di Dio a una storia d’amore con il suo popolo. Il bastone è anche l’inseparabile compagno del pastore che guida il gregge, cosicché, nell’ambito del sacerdozio cristiano, distintivo del vescovo è proprio il pastorale, memoria perenne della verga fiorita all’ombra della shekinà, prima di Aronne poi di Giuseppe e, quindi, segno certo della guida divina.