Abbiamo riflettuto abbondantemente sull’acqua e sangue che sgorgarono dal fianco trafitto di Gesù, e che sono impliciti nel simbolo del Sacro Cuore: abbiamo già visto che significano alcuni tra i principali valori espressi dalla Rivelazione. Così Gesù si mostra a noi come vero agnello, o nuova Pasqua, Alleanza vera ed eterna, datore dell’acqua viva, cioè dello Spirito Santo, Giusto per eccellenza trafitto dall’ingiustizia del mondo e perciò vittima di espiazione, sommo ed eterno sacerdote che intercede per noi presso il Padre: quando diciamo “Cuore di Gesù” intendiamo quindi dire come in un riassunto tutto questo. E sarebbe già abbastanza, perché tutti potete vedere in queste parole una specie di riassunto o di condensato di tutta la Scrittura.
Questo mese inizia con la festa della presentazione di Gesù al Tempio; in questo inizio d’anno possiamo prendere spunto proprio dal Vangelo di questa festa per la nostra Ora Santa, ricordando che questa pia pratica viene fatta proprio per offrire al Cuore di Gesù amore e riparazione per i peccati commessi dalle anime consacrate, secondo la sua precisa richiesta a santa Margherita Maria.
Continuando a trattare l’immagine del sangue scaturito dal fianco trafitto del Signore, possiamo in questa nuova tappa del nostro cammino comprendere meglio uno dei punti principali della spiritualità del Sacro Cuore, ossia Cristo vittima dei nostri peccati. Il sangue infatti dice una vita spezzata dalla violenza, a partire dal sangue di Abele fino a quello dell’ultimo giusto. Contemplare Cristo in croce significa appunto contemplare il giusto per eccellenza, il vero Abele, il martire, cioè il testimone verace di Dio.
Questo mese di gennaio è dominato dalla scena del Natale del Signore, e niente ci vieta di occupare la nostra ora santa semplicemente stando con Maria e Giuseppe in adorazione: il Tabernacolo è la nostra vera mangiatoia, poiché Cristo è carne nel grembo di Maria, deposto nella mangiatoia, ma è anche carne nel segno del grande sacramento che ci ha lasciato. Vi propongo quindi semplicemente di iniziare l’Ora santa entrando in preghiera, invocando la luce e la grazia dello Spirito Santo, chiedendo a Cristo Signore che vi conceda grazia di vegliare e pregare con Lui in riparazione dei peccati vostri e del mondo intero; chiedetegli grazia per potere offrirgli un segno del vostro amore.
Come ricorderete, abbiamo iniziato a riflettere sul simbolo del sangue di Cristo, sgorgato dalla ferita del suo fianco. La volta scorsa abbiamo visto come quel “sangue e acqua” rinviano a quel sangue che troviamo menzionato nel libro dell’Esodo, in particolare all’agnello immolato al tramonto della prima Pasqua, quella che segnò l’uscita dall’Egitto, e al sangue della vittima che segna la stipulazione dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, con il quale Mosè asperge il popolo. Oggi vorremmo fare un passo in più e sommariamente accennare a come un intero libro del Nuovo Testamento, la lettera agli Ebrei, si riferisca abbondantemente al sangue di Cristo.
In questo mese possiamo lasciarci guidare dal cap. 2 del Vangelo di Luca. Possiamo contemplare cioè la scena della natività, tanto se preghiamo di fronte al Sacramento quanto se preghiamo nelle nostre case. D’altra parte, il Tabernacolo nelle nostre chiese è come la mangiatoia, ove è riposto il corpo sacramentale del Signore, allo stesso modo in cui nel presepe fu deposto il corpo fisico di Gesù: pertanto potrebbe essere particolarmente significativo, se si potesse, fare l’ora santa in questo mese davanti all’Eucaristia.
Nel precedente numero abbiamo iniziato a riflettere sul simbolo del sangue, così strettamente associato all’immagine del costato trafitto. Abbiamo visto come esso ripresenti a noi che lo contempliamo la «vittima di espiazione», colui che si è lasciato da noi respingere e rifiutare.
Come tutti sapete, il mese di agosto è caratterizzato dalla grande festa mariana, la Pasqua di Nostra Signora, o l’Assunzione. Non sembri strano quindi avvicinare l’Ora santa del mese a quanto ci suggerisce il tempo liturgico che stiamo vivendo: infatti tutte le pie pratiche dovrebbero in qualche modo inquadrarsi nella liturgia, ad essa tendere e da essa trovare spunto e vigore.
Nelle nostre riflessioni precedenti abbiamo contemplato come il Cuore di Cristo sia per noi fonte di acqua viva, lo Spirito promesso, e abbiamo visto, come in controluce, le immagini e i riferimenti della Scrittura che sono impliciti nella scena che ci è presentata da Giovanni: ma non sono gli unici, e in questo nostro appuntamento mensile vorremmo mostrarne degli altri. L’immagine del fianco trafitto è come la punta di un iceberg: sotto la parte emersa c’è molto di più, che però non si vede, e sta sotto l’acqua.
A scuola di Gesù per imparare come si ama
In questo mese particolarmente dedicato al Sacro Cuore, l’ora santa vuole entrare nel suo insegnamento più profondo: l’umiltà e la mitezza. Pertanto possiamo fissare, come di consueto, il nostro tempo di preghiera, che coinciderà con il giovedì sera-notte, in memoria dell’agonia in Getsemani. Entriamo nella preghiera, alla scuola di sant’Ignazio, innanzitutto distaccandoci mentalmente dalle nostre occupazioni abituali, e considerando a Chi stiamo andando a parlare e che cosa vogliamo chiedergli: così, fisicamente entriamo nella nostra stanza ove vogliamo pregare, o nella cappella.
Nei nostri incontri precedenti abbiamo contemplato quel fiume d’acqua viva che sgorga dal costato trafitto del Signore e abbiamo visto come in questa immagine del Vangelo di Giovanni riprenda vita quella pagina del profeta Ezechiele nella quale ci è presentato un fiume in piena che sgorga dal tempio, appunto «dal tempio del suo corpo» (Gv 2, 21).
L’ORA SANTA DI APRILE
In questo tempo di Pasqua possiamo continuare tutti i giovedì sera la nostra Ora santa, accogliendo l’invito di Gesù a vegliare e pregare: è bene tuttavia che anche la nostra preghiera privata si muova in armonia con la Chiesa, e dunque possiamo contemplare il mistero del Cuore di Cristo come ci si mostra nella Pasqua. Abbiamo un testo adattissimo, che è Gv, 20, 26- 28, cioè l’apparizione del Risorto a Tommaso.
UN'INVISIBILE BELLEZZA
Dopo avere premesso che tutta la Scrittura ci parla del Cuore di Cristo, poiché tutta quanta ci rivela chi Lui è, mostrando a tutti noi il suo Cuore attraverso le sue parole ed i suoi gesti, possiamo osservare che alcune pagine ci mettono davanti quasi fisicamente il suo Cuore. Vogliamo proprio incominciare a selezionarne qualcuna, per entrare più in profondità di quello di cui stiamo parlando ormai da qualche tempo in queste pagine. Non possiamo non partire dal cap. 19 del vangelo secondo san Giovanni, dal quale è tratto l’episodio notissimo della “trasfissione”: “uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua” (Gv 19, 34).
Abbiamo visto che questa pratica consiste nel meditare o contemplare per un’ora intera e continua la Passione del Signore, col desiderio di offrirgli amore e riparazione per le nostre infedeltà e tradimenti, e in particolare di quelle delle anime in special modo a lui consacrate. Non c’è un «sistema» particolare: si può o leggere e meditare il racconto della Passione di uno dei vangeli, in tutto o in parte, o pregare con i misteri dolorosi, o fare la via crucis, o anche stare in silenzio e effondere il proprio cuore dinanzi a Lui.