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di mons. Tonino Bello

Santa Maria, donna del pane, chi sa quante volte all’interno della casa di Nazareth hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della terra preoccupate di preservare dagli stenti l’adolescenza delle proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a Gesù non mancasse, sulla tavole, una scodella di legumi e, nelle sacche della sua tunica, un pugno di fichi.

«Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui» (Lc 2, 33)

Chiunque abbia avuto, leggendo nei Vangeli, la grazia di mettersi in ascolto dei silenzi di sfan Giuseppe, sa che lui non è una bella statuina del presepio, immobile e decorativa. Era il padre “putativo” di Gesù, ma questo non deve far pensare a un suo ruolo marginale e un po' patetico nella santa Famiglia. Giuseppe ha esercitato la sua paternità a tutti gli effetti. Del resto, anche gli studi psicologici recenti riconoscono che «un padre deve sempre adottare il proprio figlio» (Doltò).

4*/ Il perché della preghiera

di Madre Anna Maria Canopi osb

La IV parte del Catechismo della Chiesa Cattolica, dedicata alla preghiera cristiana, si apre con una domanda: «Che cos’è la preghiera?». E proseguendo afferma: «La preghiera non si riduce ad uno spontaneo manifestarsi di un impulso interiore […]. È necessario anche imparare a pregare» (n. 2650). È certamente mosso da questo desiderio che un discepolo – nel quale noi tutti ci riconosciamo – si è rivolto a Gesù domandandogli a nome di tutti: «Signore, insegnaci a pregare!» (Lc 11,1). E Gesù allora rispose consegnando loro la preghiera filiale, una preghiera che rispecchiava la sua stessa vita.

Alla sorgente della spiritualità

di Massimo Marelli

Dopo aver visto che cos’è la liturgia, ora proviamo a definire cos’è il celebrare e il proprio di ogni celebrazione. Il Concilio Vaticano II ribadisce che la celebrazione, appartenendo a tutto il corpo che è la Chiesa, ha come soggetto l’intera assemblea liturgica, ossia non solo i presbiteri e i ministri, ma tutti i fedeli.

Se dovessimo presentare un’istantanea della Chiesa dovremmo coglierla nel suo momento celebrativo, ossia quando essa è radunata là dove il vescovo presiede, attorniato dai presbiteri, dai diaconi, dai ministranti e con la partecipazione di tutto il popolo di Dio. Questa è l’immagine perfetta della Chiesa.