La Chiesa «universale» scommette il futuro sulla chiesa «domestica», la famiglia nata dal sacramento del matrimonio, come sorgente perenne di forza e grazia divina. Il VII Incontro mondiale delle Famiglie, si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. La prima tappa di questo lungo itinerario di preparazione parte proprio da Nazareth, la culla della prima famiglia cristiana. Quella famiglia è diventata una scuola di umanità, di fede, di relazioni, di lavoro e di festa.A Nazareth da sempre si è respirato un clima di «famiglia, di lavoro e di festa», tre temi che si intrecceranno in una danza di gioia e di itinerari di vita.
In questi mesi di preparazione avremo il compito di sostare nel cuore di questa esemplare famigliola. I nostri occhi diventeranno curiosi, avidi di luce per cogliere nei sentimenti di questa «trinità terrena», quei semi di speranza per far lievitare la nostra vita familiare con la stessa linfa che ha alimentato la loro esistenza.
Caterina nasce a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio) il 25 marzo 1841. Il giorno dopo viene battezzata: Maria Caterina Anna. è l’ottava della numerosa famiglia (13 figli) di Lorenzo Guanella e di Maria Bianchi; nell’anno successivo nascerà Luigi, il futuro san Luigi Guanella.
Fin dall’infanzia Caterina è legata al fratello da profondo affetto: condivide con lui sogni, progetti, ideali di bene. Il gioco che i due fanciulli amano fare insieme, “la minestra dei poveri”, diventerà realtà nella loro futura missione.
Fino ai 27 anni Caterina rimane a Fraciscio, poi segue don Luigi nella Parrocchia di Savogno (Sondrio) dal 1868 al 1875. Lo affianca nel suo ministero infaticabile: insegna nella scuola elementare, si occupa della catechesi, dell’assistenza agli anziani e agli infermi. Caterina, considerata dai parrocchiani un “angelo di buon esempio”, gode di un “alto credito di virtù”; sostiene don Luigi anche nelle difficoltà e nelle incomprensioni, con la preghiera e il sacrificio.
L’occasione della canonizzazione di don Luigi Guanella, ci spinge, piacevolmente, a chiederci: che cos’è la ‘santità’? Una risposta semplice e immediata, che possiamo spiegare anche ai nostri bambini, può essere: ‘santi’ sono coloro che ‘seguono’ Gesù, perché hanno ‘ascoltato’ la sua parola. Infatti le comunità dei primi cristiani, secondo l’uso in S. Paolo, erano chiamati santi: «A tutti quello che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata» (Rm 1,7; At 9,13-15; 1Cor 1,2; Ef 1,1). Qui, nel NT come già nell’At con la chiamata di Abramo nel quale sono ‘benedette tutte le nazioni’, la santità è preceduta dalla ‘chiamata’ alla sequela di Gesù: i primi cristiani venivano così indicati perché, attraverso il ‘battesimo’, che è la chiamata alla fede, i cristiani erano stati ‘illuminati e santificati dallo Spirito Santo’.
Il tema del lavoro, in particolare del lavoro agricolo, fu sempre presente al cuore e alla mente di don Luigi Guanella. Originario di un villaggio montano della Valtellina (Fraciscio, a 1350 s.m.), conobbe fin da piccolo il valore della lavoro nell'ambito familiare e la sua importanza per la crescita sociale. Sperimentò le fatiche e i rischi del lavoro manuale; poté costatare l'angoscia di quanti senza una occupazione erano costretti a lasciare il paese per emigrare in terre lontane.
Il suo primo biografo, d. Leonardo Mazzucchi, così descrive il rapporto di Don Guanella con il lavoro: "l'attività febbrile ed instancabile fu il carattere principale della vita penitente e mortificata di Don Guanella, conforme alla sua educazione, alle sue doti fisiche e morali, alle esigenze dei tempi; e già illustrammo come ne facesse un programma di vita per i suoi Figli e le sue Figlie spirituali: lavorare, lavorare, lavorare fino a recarsi al riposo la sera stanchi e bastonati, vittime di santa operosità sull'altare della carità cristiana. Ogni volta che don Luigi ricordava la sua vita da adolescente, quando con i genitori passava le vacanze lavorando e non si permetteva nessuno svago che non fosse suggerito da qualche scopo virtuoso di far del bene altrui, aggiungeva con semplicità: «Fu la Provvidenza a darmi genitori di virtù, che m'infondessero spirito di lavoro e di sacrificio».... Tutti coloro che conobbero Don Guanella videro come non si desse mai riposo un istante né da chierico, né da giovane sacerdote, né da vecchio affaticato: operosità continua, ininterrotta, estenuante, intellettuale, morale, corporale, di mente, di cuore, di penna, di moto".
Alla vigilia del Giubileo del 2000, nel Messaggio per la Giornata delle vocazioni, Giovanni Paolo II scriveva: «Nel nostro tempo, secolarizzato e pur affascinato dalla ricerca del sacro, c’è particolare bisogno di santi che, vivendo intensamente il primato di Dio nella loro esistenza, ne rendano percepibile la presenza amorosa e provvida. La santità, dono da implorare incessantemente, costituisce la risposta più preziosa ed efficace alla fame di speranza e di vita del mondo contemporaneo. L’umanità ha bisogno di presbiteri santi e di anime consacrate che vivano quotidianamente il dono totale di sé a Dio ed al prossimo; di papà e di mamme capaci di testimoniare tra le mura domestiche la grazia del sacramento del matrimonio, risvegliando in quanti li avvicinano il desiderio di realizzare il progetto del Creatore sulla famiglia; di giovani che abbiano scoperto personalmente Cristo e ne siano restati affascinati così da appassionare i loro coetanei alla causa del Vangelo».
«Non abbiate paura!». E’una delle espressioni che hanno caratterizzato il pontificato di Giovanni Paolo II.
Nella bibbia questo invito a non lasciarsi prendere della paura è ripetuto per ben 365 volte: una dose quotidiana per il coraggio di vivere. Ha iniziato l’angelo Gabriele a Nazareth quando a Maria dice: «Non avere paura». Lo ripete l’angelo ancora nel sogno a Giuseppe: «Non aver paura di prendere Maria come tua sposa». L’ha detto Gesù ai discepoli su una barca in preda allo sgomento di una tempesta nella notte. L’ha sentito anche tante volte don Guanella di fronte alla difficoltà nel compiere il bene: «Non aver paura, la carità ti spinge sempre oltre, verso la spiaggia dei poveri».
«Dalla Gmg si torna diversi, sempre, e se uno ha voglia di dare un segnale alla propria vita, la Giornata è una grande occasione. «Iscrivetevi!»: l'esortazione arriva dal responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, don Nicolò Anselmi, con il quale il SIR ha fatto il punto sull'organizzazione della spedizione italiana.
A che punto sono i preparativi della spedizione italiana a Madrid?
"Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli. Ci siamo mossi per tempo attivando in modo particolare le diocesi che stanno raccogliendo le iscrizioni, programmando gli spostamenti e i trasporti. Tuttavia gli ultimi giorni, quelli a ridosso della partenza, saranno i più intensi e decisivi, per via delle iscrizioni in ritardo. Vorrei sottolineare, a tale riguardo, che il Comitato organizzatore spagnolo raccomanda di iscriversi quanto prima e questo per garantire la migliore organizzazione dell'evento. Organizzare per tempo significa anche evitare gli sprechi in considerazione dei non molti fondi ricevuti. Iscriversi subito, poi, giova anche alla preparazione spirituale".
Quanti saranno i giovani italiani? Si parla di 100 mila partecipanti...
Uno dei requisiti richiesti dalla Chiesa per proclamare solennemente una persona santa è un esame severo e minuzioso delle virtù, teologali e cardinali. Sette virtù da esercitare in modo intrepido. Ma il fascino e il profumo della santità non consistono nell’essere dei super-eroi, ma di amare Qualcuno con passione da innamorato: è rispondere alla seduzione di un Dio-amore.
Sant’Agostino diceva che «Ogni uomo segue quella strada, dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità». Il sorriso gioioso dei santi nasce dalla certezza che stanno camminando sulla strada giusta, «avanzano per innamoramenti» e sospinti dalla gioia che lo stesso innamoramento genera.
La santità non avanza, quindi, per imposizione, ma per il fascino della seduzione di un «tesoro», di una «perla preziosa» che muove i tuoi passi come un innamorato sui passi dell’innamorata. La passione sgorga da un cuore che ha trovato una bellezza così superlativa da entusiasmare un’esistenza.
San Francesco d’Assisi è il simbolo di una persona innamorata. Sotto le macerie di una chiesa diroccata, lui ha trovato un tesoro tanto prezioso da arricchire in modo entusiasta la sua vita.
Sono sempre vive nella mia mente e nel mio cuore i due passaggi a Fraciscio nella mia giovinezza di prete. Le strade tortuose, la bellezza e il canto dei monti, la piccolezza del villaggio e il suo inno alla semplicità, alla fatica, alla povertà, all’attenzione per ogni persona perché c’è solo da condividersi e poi condividere quello che si è e quel poco che si ha. Lì, davanti al grande focolare, dove il freddo esterno si trasforma in calore di famiglia unita da amore pulito e preghiera. Sono qui le sorgenti di don Luigi Guanella giovane amico dei poveri in ogni senso e padre dei giovani che, generosamente vogliono seguirlo. Da Fraciscio a piazza San Pietro, per Dio, il passo non è impossibile.
Senza voler trascurare gli aspetti del mistero della Chiesa ereditati dalla Tradizione, il Concilio Vaticano II ha privilegiato quello di “popolo di Dio”, in continuità con la migliore visuale biblica: “La Chiesa universale si presenta come ‘un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Forse a questa svolta non è estraneo l’influsso del crollo delle egemonie dittatoriali della prima metà del novecento, che han mutato la sensibilità culturale, anche privilegiando il ruolo pubblico e la forza popolare. Ed è apparso sempre più visibile che il popolo di Dio trova a sua piena realizzazione attorno all’Eucaristia, il sacramento che, dal Battesimo e attraverso la Cresima, completa l’identità del cristiano.
Momenti forti di questa comprensione di identità sono state le celebrazioni del Congressi Eucaristici, sia internazionali che nazionali: quarantotto dei primi e, in Italia, venticinque dei secondi; il prossimo dal 3 all’11 settembre a Ancona sarà il ventiseiesimo. Ad aprire la serie è stato quello celebrato a Lille in Francia nel 1881, mentre toccherà a Napoli nel 1891ospitare il primo di quelli italiani; va notato che nell’arco del periodo della vita di don Guanella furono 25 quelli internazionali e 5 quelli nazionali.