E' stata festa, sì, il VII Incontro mondiale delle famiglie a Milano. è stato incontro, allegria, gioia. è stato sventolii di bandiere in piazza Duomo quando il Papa ha fatto il suo primo ingresso nel capoluogo lombardo. è stato allegria e commozione sabato sera a Bresso, in occasione della festa delle testimonianze, e soprattutto, è stata festa domenica, quando un milione di famiglie si sono radunate sulla spianata dell’aerodromo per la Messa. Ma è stato anche lavoro. Un lavoro iniziato già mercoledì negli spazi della Fiera di Milano, dove per tre giorni si è svolto il Congresso teologico pastorale dedicato alla famiglia che ha fatto da cornice all’incontro.
“Festa” e “lavoro”, quindi, come recita il sottotitolo di questo VII Incontro mondiale che ha visto la partecipazione di famiglie provenienti da 153 Paesi e che è stato capace di trasformare la “Milano degli affari” nella “Milano degli affetti”. Sempre affannata e di corsa, Milano ha saputo fermarsi per dare, per una volta, spazio ai passeggini e alle carrozzine e adeguare il suo passo a quello incerto e caracollante dei bambini . Non solo all’interno della fiera dove c’erano spazi-gioco riservati esclusivamente a loro, ma anche all’interno stesso del congresso dove bambini e ragazzi hanno avuto la possibilità di partecipare essi stessi ad un congresso a misura loro dal titolo “il Giardino”. In 900, provenienti da tutte le parti del mondo, vi hanno partecipato accuditi da 150 animatori .
di Gianni Gennari
La volta scorsa siamo arrivati alla descrizione del racconto biblico nel capitolo 3 del Libro della Genesi. All’affermazione che Dio ha creato il tutto, e che tutto è buono, anzi che dopo la creazione dell’uomo, voluto maschio e femmina e “immagine somigliantissima” di Dio stesso, tutto è “molto buono”, succede la domanda, implicita nel testo, ma esplicita nella vita di ogni uomo che apre gli occhi sulla realtà, sul perché della evidenza di ciò che appare “non buono”, la morte, la malattia, l’odio, le rivalità tra gli uomini, i conflitti, le forze della natura che schiacciano la fragilità e anche la superbia degli uomini, il non intendersi neppure nel linguaggio tra i figli di Adamo…
di Ottavio De Bertolis
Vogliamo riprendere le singole parole della preghiera del Signore, come abbiamo fatto nei nostri incontri precedenti, per poterle gustare intimamente: molte volte le abbiamo ripetute, ma non sempre ci siamo soffermati in esse. Sant’Ignazio ci insegna proprio che è necessario “sentire e gustare intimamente” la preghiera che facciamo: il rischio sarebbe infatti quello di “dire su” orazioni, un po’ a pappagallo, certo sinceramente, ma con poco senso, e quindi con meno frutto spirituale.
Nei mesi estivi, mentre molti cercano il luogo delle vacanze al mare, ai monti, ai laghi, alle isole lontane per svagarsi e riposare, anche il calendario liturgico è tutto costellato di luoghi deliziosi, ossia di feste per la gioia e il sollievo spirituale dei credenti. A partire dal mese di giugno, il giorno 24 troviamo la solennità della nascita di Giovanni Battista, che risveglia nel cuore un ardente desiderio del Cristo da lui mostrato; poi viene la solennità dei santi Pietro e Paolo (29 giugno) che ci porta a Roma, agli inizi della Chiesa animata da grande slancio missionario e dalla testimonianza fino al martirio.
In questi mesi, inoltre, si celebrano le feste di ben tre dei sei compatroni d’Europa: san Benedetto (11 luglio) che con la sua Regola e i suoi monasteri ha silenziosamente contribuito a dare un volto cristiano al nostro continente, anzi, a dargli profonde radici cristiane. In agosto (9 e 23) si celebrano le feste di santa Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein – e santa Brigida di Svezia, compatrone d’Europa. Questi santi in epoche diverse hanno dato un contributo altamente significativo alla crescita non solo della Chiesa, ma anche della società civile.
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato
di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio
eucaristico,
le preghiere e le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno:
in riparazione dei peccati, per la salvezza
di tutti gli uomini,
nella grazia
dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Amen.
Intenzione Generale
«Perché tutti possano avere un lavoro e svolgerlo in condizioni di stabilità e di sicurezza»
Intenzione Missionaria
«Perché i volontari cristiani, presenti nei territori di missione, sappiano dare testimonianza della carità di Cristo»
Intenzione dei Vescovi
«Quanti hanno responsabilità pubblica svolgano il loro servizio impegnandosi al perseguimento del bene comune»
Intenzione Generale
«Perché i carcerati siano trattati con giustizia e venga rispettata la loro dignità umana»
Intenzione Missionaria
«Perché i giovani, chiamati alla sequela di Cristo, si rendano disponibili a proclamare e testimoniare il Vangelo sino agli estremi confini della terra»
Intenzione dei Vescovi
«L’azione dellle aggregazioni laicali, dei gruppi e dei movimenti sia fermento evangelico e profezia incisiva nella Chiesa e nella comuntà civile»
Intenzione della Pia Unione
«Preghiera per il periodo estivo e vacanziero»
Signore, mentre ti ringrazio per il riposo estivo, mi ricordo di quelli che non ce l’hanno e lo vorrebbero; ma anche di quelli che ne hanno tanto e non sanno cosa farsene. Signore, tu hai mai avuto vacanze?
Detto così, penso di no. Il tuo tempo “importante” lo riempivi di silenzio e colloqui col Padre, ma anche di visite agli amici, incontri con famiglie, viaggi per ogni villaggio. Il tempo del riposo è sacro, perché risana, insegna, prepara, rende saggi, affina.
Signore, dona silenzio e pace al mio tempo di riposo.
Dona incontri finalmente senza fretta coi fratelli che incrocio. Spingimi nei luoghi dove le visite sono rare e sbrigative: ospedali, ospizi, case attraversate dal dolore. Ne uscirò più in pace, e so già il perché.
Signore, il riposo in preghiera, non è il vuoto di tutto, ma il pieno di Te. è tempo di festa, di lode e gratitudine. è l’ottavo istante, come quello che seguì la creazione di ogni cosa. Non è assenza, ma presenza. Del mondo e delle creature. Di me stesso, dell’altro, di Te. Così sia.
«Le persone con disabilità possono essere felici». A Mario Melazzini, già primario ospedaliero, ammalato di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e oggi Presidente nazionale dell’Aisla, l’associazione per la ricerca sulla Sla, abbiamo chiesto una riflessione sul vivere odierno nella disailità, a partire anche dalla sua esperienza personale. «Nella nostra società vivere con una malattia grave o con una disabilità - così esordisce Melazzini - crea angoscia e si fa di tutto per allontanarne il pensiero, o nel caso in cui dovesse arrivare davvero, per allontanare la situazione.
Stagione di ferie, ma anche tempo di preoccupazioni e tremore per un futuro poco avvincente. Abbiamo alle spalle il grande incontro delle famiglie a Milano. è stato un laboratorio programmatico per un avvenire in cui riportare al centro del vivere i legami familiari, un lavoro garantito e la voglia di godere la gioia della festa.
Stiamo vivendo un momento di cambiamenti storici, tuttavia la crisi di tante sicurezze di ieri non può paralizzarci, ma deve diventare uno stimolo a mettere insieme le risorse più genuine.
Alla vigilia della festa della Pentecoste il presidente dei Vescovi italiani, il cardinal Angelo Bagnasco, ha invitato i cristiani a rispondere a questa crisi storica con «un cambiamento altrettanto epocale che investa modelli di pensiero e stile di vita».
Siamo alla vigilia della chiusura delle scuole, all’indomani dell’Incontro mondiale della famiglie a Milano.
Vorrei, e per questo prego, che le mie parole questa sera fossero un eco di eternità che riecheggia nelle nostre anime.
Sosteremo insieme a San Giuseppe che dal cielo ci è compagno eterno e amico inseparabile.
Allora un saluto a tutte le ascoltatrici e gli ascoltatori sintonizzati sulla onde di Radio Mater. Una carezza particolare ai bambini e a tutte le persone in ascolto, soprattutto quelle visitate dal disagio della malattia e vorrei pensare e pregare anche per chi vive un momento drammatico e pauroso del terremoto in Emilia.
Tenteremo di illuminare ed impregnare del senso dell’amore il nostro soffrire.
Prima, però, vorrei pregare e concentrarmi con un pittore davanti alla tela bianca. Ogni incontro con Dio è un’esperienza singolare: parla con Dio anche attraverso l’intercessione di Gesù, di Maria e di San Giuseppe segna la nostra vita e ci porta ad ammirare panorami nuovi illuminati dalla speranza.
Come Mosé davanti al roveto ardente illuminato dalla presenza dell’Onnipotente Iddio, anch’io mi metto di fronte a Dio e lo prego perché mi conceda una mente e un cuore trasparente come il cristallo e ardente come un roveto in fiamme.
Prepara, o Padre, il mio cuore per una fruttuosa meditazione, allontana da me pensieri inutili, i turbini della mente e le insidie del maligno perché in Gesù tu sei la Via, la Verità e la vita.
Ti prego, o Padre, fa’ del mio intelletto uno splendido specchio delle tua immagine.
E tu, Spirito Santo, donami un raggio delle tua saggezza. E voi Vergine Maria e San Giuseppe, accompagnatemi in questa conversazione affinché u raggio di speranza illumini chi ascolta.
Il 30 giugno 1912 don Bacciarini riceve l’investitura di parroco
e otto giorni dopo ufficialmente promuove e organizza la carità verso i poveri con le Dame di San Vincenzo
con il compito di visitare gli infermi a domicilio e le famiglie dei poveri e portare loro aiuti materiali e spirituali.
Non poteva essere diversamente per un prete di don Guanella. Pur diverso dal «padre dei poveri» per temperamento, per formazione e sensibilità culturale, Bacciarini ne era fedele discepolo nella spiritualità e nella missione. Don Guanella aveva fatto di Matteo 25 la sua pagina di Vangelo da testimoniare davanti alla Chiesa e al mondo. Ogni suo seguace, ieri come oggi, non può non vibrare sulla stessa lunghezza d’’onda.
Accanto alle Madri cristiane, alle associazioni dei fanciulli e dei giovani,
a don Bacciarini stavano a cuore le migliaia di uomini, di padri che non frequentavano
la chiesa e diceva: «se bastasse la mia vita per attirarli a Dio,
la donerei oggi per far vivere la vita cristiana ai nostri uomini»
Non sapeva rassegnarsi a quanto le statistiche, ancor oggi, confermano: gli uomini, pur credenti, sembrano preferire il bar alla chiesa. La frequenza alla Messa, le sane pratiche tradizionali restano, ordinariamente, appannaggio, talvolta esclusivo, delle donne. In famiglia si addebita loro, quasi una tassa da pagare, il compito della rappresentanza davanti a Dio e alle autorità ecclesiastiche.