di Corinne Zaugg
E' stata festa, sì, il VII Incontro mondiale delle famiglie a Milano. è stato incontro, allegria, gioia. è stato sventolii di bandiere in piazza Duomo quando il Papa ha fatto il suo primo ingresso nel capoluogo lombardo. è stato allegria e commozione sabato sera a Bresso, in occasione della festa delle testimonianze, e soprattutto, è stata festa domenica, quando un milione di famiglie si sono radunate sulla spianata dell’aerodromo per la Messa. Ma è stato anche lavoro. Un lavoro iniziato già mercoledì negli spazi della Fiera di Milano, dove per tre giorni si è svolto il Congresso teologico pastorale dedicato alla famiglia che ha fatto da cornice all’incontro.
“Festa” e “lavoro”, quindi, come recita il sottotitolo di questo VII Incontro mondiale che ha visto la partecipazione di famiglie provenienti da 153 Paesi e che è stato capace di trasformare la “Milano degli affari” nella “Milano degli affetti”. Sempre affannata e di corsa, Milano ha saputo fermarsi per dare, per una volta, spazio ai passeggini e alle carrozzine e adeguare il suo passo a quello incerto e caracollante dei bambini . Non solo all’interno della fiera dove c’erano spazi-gioco riservati esclusivamente a loro, ma anche all’interno stesso del congresso dove bambini e ragazzi hanno avuto la possibilità di partecipare essi stessi ad un congresso a misura loro dal titolo “il Giardino”. In 900, provenienti da tutte le parti del mondo, vi hanno partecipato accuditi da 150 animatori .
E mentre i bambini muovevano i loro passi in questo bel giardino fiorito, i loro genitori hanno avuto la possibilità di misurarsi con gli interventi di 111 relatori provenienti da 27 Paesi diversi. La famiglia è stata scandagliata in tutti i suoi risvolti e in tutti i suoi aspetti. Il card. Antonelli ne ha tentato una non facile sintesi, mettendo a fuoco dapprima l’humus culturale in cui la famiglia oggi si trova a vivere: un terreno minato dall’individualismo, dall’utilitarismo, dal consumismo e dal relativismo che rappresenta un contesto culturale profondamente ostile a quelli che sono i valori fondanti della famiglia e che mira a ridurre l’uomo ad individuo, la società a gioco d’interessi, la felicità a piacere, la verità ad opinione, riducendo la famiglia a semplice luogo di coabitazione di individui singoli, sostanzialmente instabili e mutevoli a seconda di esigenze esterne e stati d’animo guidati principalmente dall’emotività.
Quali risorse attivare per cercare di sottrarre la famiglia a questo contesto tritatutto? Innanzitutto puntando sulla gratuità. Un valore che è proprio e quasi esclusivo, del legame familiare e che concorre a rendere la famiglia un vera e propria scuola di umanità. è nella famiglia che si apprende naturalmente a donarsi l’uno all’altro senza nulla chiedere in cambio. Ma per far sì che questo possa accadere e soprattutto che duri nel tempo, la coppia dev’essere in grado di passare dal piano dell’innamoramento e dal puro sentimento a quello della ragione e della volontà. Deve cioè acquisire una saldezza, razionalmente ancorata, che le permetta di restare salda anche nelle intemperie che inesorabilmente e inevitabilmente metteranno a repentaglio la solidità stessa della casa che abbiamo costruito. Questo non significa che la scelta matrimoniale sia una via crucis, adatta solo a chi sia masochisticamente disposto a soffrire. Ma sgombera la strada a chi crede che la vita a due sia un giardino fiorito al riparo del tempo e della vita. Sposarsi non significa essersi garantiti la felicità per sempre, ma significa scegliersi un compagno di strada con cui affrontare le difficoltà della vita. Questo sì, per sempre. E se si è disposti a percorrere questo cammino, si trova anche la felicità. Perché la famiglia, e a confermarlo sono addirittura i dati statistici, è il principale veicolo di felicità. Le famiglie con due o tre figli, sono in cima a questa particolarissima classifica. Provare per credere…
Un tassello importante di questa felicità è rappresentato dai momenti di festa che si alternano e si armonizzano ( o almeno dovrebbero) con quelli del lavoro. Per noi cristiani la festa per eccellenza è la domenica. La domenica, con la messa al suo centro, diventa per noi giorno non solo da dedicare agli affetti, ritagliandosi del tempo per giocare, ascoltare e stare insieme, ma anche per ri-orientare i nostri passi e ri-centrare la nostra vita sulla parola del Signore. Trascurando questo aspetto, il rischio di appiattirsi su un quotidiano dal respiro corto, soffocato dalla routine e dalle piccole incombenze quotidiane, si fa concreto e minaccioso.
Questi cinque giorni di congresso ce lo hanno dimostrato. Insieme abbiamo riflettuto, pensato, condiviso, tra genitori e famiglie provenienti da tutto il mondo. E nella nostra grande diversità ci siamo trovati uguali. Fragili e forti allo stesso tempo. Una grande famiglia di famiglie che la domenica, sulla grande spianata dell’aerodromo di Bresso, ha trovato la sua unità e la sua forza nella messa conclusiva: la più grande tra tutte le parole di speranza. E su questa Parola getteremo le reti…