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di Enrico Ghezzi

San Paolo nelle lettere indirizzate ai Romani e ai Galati, a proposito del confronto assai polemico col mondo ebraico (da cui Paolo veniva e nel quale era stato severamente educato), insiste sul rapporto che corre tra la Legge e la fede in Dio che “giustifica”.
L’apostolo fonda la sua dottrina della ‘giustificazione’ (= essere liberati dal peccato e partecipare alla eredità dei figli di Dio), ricorrendo alla fede di  Abramo, il padre del popolo ebraico: Paolo afferma che in lui, in Abramo, anche i popoli pagani (oggetto della sua infaticabile predicazione), pur non conoscendo ancora Dio, sono chiamati, poiché il Signore aveva già ‘benedetto tutte le nazioni’ (Gal 3,8; cfr. Gen 12,3); e poiché la ‘fede’ di Abramo ‘gli fu accreditata come giustizia’ (Rm 4,8), Abramo può essere riconosciuto come ‘padre di tutti noi’ (4,16): da qui, la solenne proclamazione di Paolo: ‘di conseguenza quelli che vengono dalla fede, sono benedetti insieme ad Abramo, che credette’ (Gal 3,9).

Martedì, 12 Aprile 2011 15:17

La lettera che non c'è

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Giovedì, 07 Aprile 2011 13:23

Raccolta video

Questi video sono l'eredità preziosa, scoperta e vissuta come il segreto dei segreti: l'amore del prossimo. Nei volti, nelle storie c'è una notizia che racconta un Vangelo vivo, rivoluzionario, capace di rovesciare le cose: rendere sorgente di amore quello che 'normalmente' è buttato, nascosto, seppellito.

Le immagini raccontano come l'amore del prossimo rende preziose delle esistenze considerate inutili, dannose, problematiche, scartate.

Dicono ancora che le fragilità  umane sono state abbracciate da don Luigi Guanella e da coloro che, ancora oggi, rendono vivo il suo carisma.

I video, quindi, non sono una campagna pubblicitaria dei Servi della carità o delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, ma un invito a ricercare le orme che guidano alla scoperta della perla preziosa del Vangelo.

Guarda la collezione

di Enrico Ghezzi


Le parole del Concilio Vaticano II sull’educazione dei figli da parte dei genitori - «Tocca ai genitori creare in seno alla  famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e gli uomini» (Conc. Vat. II, Gravissimum educationis, 3) - sono il frutto di una lunga riflessione e sperimentazione della santità di tante nostre famiglie che con l’esempio e la saggezza biblica hanno cresciuto figli destinati da Dio, alla santità. All’inizio di quell’evento straordinario di grazia, che fu il Concilio, c’era un uomo carico di luce e di bontà,  Papa Giovanni XXIII, manifestazione di vita evangelica, coltivata in famiglia da due santi genitori contadini. Non diversamente da quanto è avvenuto nella famiglia Guanella.
L’ambiente e l’habitat della famiglia ci definisce in modo determinante. Come comprendere gli eroi o i santi? Nessuna persona, uomo o donna è quello che è diventato da adulto, senza fare riferimento alle radici della sua infanzia e adolescenza. La storia di don Bosco, del Cottolengo, di don Guanella, di don Orione o di Papa Giovanni  XXIII, sono il frutto dell’ origine popolare, semplice, contadina o operaia delle loro famiglie. Se penso a Giovanni XXIII, nella sua altissima dignità di Papa, si portava con sé lo sguardo dolce e forte, contadino e sapiente dei suoi santi genitori, degli zii, dei preti che avevano collaborato con sacrificio e santità alla sua formazione. Il ‘Papa buono’, lo chiamerà il popolo.

di Giacomo Martina

Accanto alle riforme attuate da Pio IX per il ripristino di una completa vita comune negli antichi istituti religiosi e per una più facile dimissione (con l'introduzione dei voti semplici prima di quelli solenni nel 1857), assistiamo al proliferare vivissimo delle nuove fondazioni, soprattutto femminili: 183 nel solo Ottocento in Italia! Fino ad allora la vita religiosa femminile era strettamente legata alla clausura (secondo la costituzione apostolica Circa pastoralis di Pio V del 1566). Ora invece la donna si consacra con i voti semplici, è realmente «religiosa» (anche se il riconoscimento giuridico arriverà solo nel 1900 con la costituzione apostolica Conditae a Christo, e questo salverà le nuove congregazioni dalla soppressione) e si dedica alla scuola e all'assistenza.

 

Martedì, 05 Aprile 2011 12:59

La famiglia di don Luigi Guanella

di Domenico Saginario

A Luigi Guanella, tramite la sua famiglia, giunse l’eredità solidale della sua gente. In quel tessuto sociale vi entra e vi comunica con tutto il suo essere, ne assume la situazione, ne viene segnato. Per essere compreso a fondo, sarà necessario tener conto di questa sua radicale appartenenza alla gente di montagna, alla famiglia Guanella e, più in particolare, a quella di Pa’ Lorenzo e di Mamma Maria Bianchi.
C’è consistenza in Pa' Lorenzo, robusto di fisico e di spirito, che infonde sicurezza, stabile e forte come una montagna; e dolcezza nella mamma Maria.
Don Attilio Beria ha tracciato una sintesi dell'influenza, diversa e complementare, dei due genitori: «...Luigi Guanella... trascorse infanzia e fanciullezza coltivato dalla mano rude del padre, tipica figura dell’alpigiano di quei posti, e da quella dolce della madre, una creatura di quelle che vivono sulla terra senza allontanarsi dalla loro casa, inosservate, ma che ci riempiranno di stupore quando leggeremo la storia del nostro mondo scritta da Dio. Soave quanto il padre fu severo, umile, forte di Dio, essa ha salutato sulla porta dell'uscio, e avviato per il mondo tredici figli, più d'uno dei quali, forse, degno di essere venerato come santo».

Martedì, 05 Aprile 2011 12:56

In casa Guanella

di Angelo Forti

Chi incomincia ad avere i capelli brizzolati ricorda il film di Ermanno Olmi L’albero degli  zoccoli. Il titolo del film nasce da un episodio di povertà. Il ragazzo, che deve fare sei chilometri al giorno per andare a scuola, un giorno torna a casa con i calzari rotti. Non ci sono soldi per un paio nuovo, allora il padre taglia un albero di pioppo per ricavarne un paio di nuovi. Il padrone della terra si accorge del furto e lo licenzia costringendolo ad emigrare in un altro paese, dove per amore viene accolto dai parenti. In quella famiglia viveva il nonno Anselmo, un anziano ingegnoso e saggio contadino. Anselmo è un anziano molto amato dai bambini ed è il continuatore della cultura popolare, fatta di proverbi e filastrocche, ingegnose astuzie che si tramandano oralmente di generazione in generazione.

Martedì, 05 Aprile 2011 13:24

Un cuore napoletano nel quartiere Trionfale

Ricordo del card. Casoria

di Anna Villani

Sono passati dieci anni dalla scomparsa del cardinale Giuseppe Casoria, che ha lasciato semi di bene così forti nella Basilica di san Giuseppe al Trionfale, di cui era titolare, da essere ricordato ancora con commozione. A presiedere domenica 13 febbraio scorso la celebrazione eucaristica delle ore dodici è stato il segretario di Stato vaticano il cardinale Tarcisio Bertone e, con lui, a concelebrare sull’altare: il vescovo di Acerra (diocesi dove è nato il card. Casoria), mons. Salvatore Giovanni Rinaldi e l’altro vescovo (di fresca ordinazione il 6 febbraio scorso) mons. Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione per le cause dei santi. Il card. Bertone, che ha riferito di «avere accolto con grande gioia l’invito a presiedere la celebrazione in occasione della commemorazione», ha ringraziato «di cuore il parroco e le suore missionarie di sant’Antonio Maria Claret, che hanno desiderato la mia presenza in mezzo a voi».

di Ferdinando Castelli s.j.

 

"Lettres à sa fiancée" di Léon Bloy

«Mi credi, cara Jeanne, se ti dico che ogni volta che ti scrivo sento un grande imbarazzo? Il mio cuore è pieno di te e il mio spirito si accende continuamente. Mi basta ricordare la tua figura e subito vengono a farmi compagnia pensieri divini e dolci" (Lettera di Bloy a Jeanne, 27 novembre 1889)
In tutte le lingue la parola ''amore" è tra le più citate, ma è anche tra le più inflazionate. In realtà, le contraffazioni dell'amore sono sconfinate. Si verifica per essa quanto succede al termine “Dio”.  Dio è amore, come afferma Giovanni nella sua prima lettera, ma sono innumerevoli gli idoli scambiati con Dio. Tra le deformazioni dell'amore una delle più ricorrenti è quella perpetrata dall'egoismo. L'amore sarebbe soddisfazione dei sensi, considerazione degli altri come oggetto, da usare e poi accantonare, divertimento e stordimento erotico.

Martedì, 05 Aprile 2011 13:31

Giuseppe, il falegname di Nazareth

di Ferdinando Castelli s.j.

 

I libri su san Giuseppe non mancano; per Io più sono o lavori di esegesi e di devozione oppure opere di narrativa, alcune di alta qualità. Tra le pubblicazioni più moderne ricordiamo: P. Barbagli, Giuseppe nel Vangelo; J. Galot, San Giuseppe; i volumi di p. Tarcisio Stramare, Jan Dobraczynski, L’ombra del Padre. Opere - e molte altre come queste - di alto livello scientifico o letterario. Ultimamente Giovanna Ferrante, scrittrice, giornalista milanese, ha pubblicato un volume - Giuseppe, il falegname di Nazareth (Ancora 2011, pp.141, € 10.50) - nel quale teologia, devozione e poesia, si fondono e si armonizzano, così da offrire un lavoro ricco di fascino e d'interesse.
Il volume “si sviluppa su due piani: le parti in corsivo sono quelle in cui l’autrice immagina Giuseppe sul letto di morte,  assistito da Gesù e da Maria. Nei capitoli che via via si susseguono, Giuseppe rivisita la tappe fondamentali della sua vita, rivive gli eventi più importanti, ravviva i ricordi delle persone, cerca di comprendere la missione che Dio gli ha assegnato" (p.10). In tal modo l'Autrice ha la possibilità di narrare la straordinaria vicenda umano-divina di S. Giuseppe, ritraendola dal vivo, grazie a tre elementi di cui ella dispone in termini eccellenti: la conoscenza del Vangelo e delle scritture del tempo, una notevole capacità evocativa e descrittiva, infine un filone poetico e fantastico che dà al tutto vivacità e colore.

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