Ricordo del card. Casoria
di Anna Villani
Sono passati dieci anni dalla scomparsa del cardinale Giuseppe Casoria, che ha lasciato semi di bene così forti nella Basilica di san Giuseppe al Trionfale, di cui era titolare, da essere ricordato ancora con commozione. A presiedere domenica 13 febbraio scorso la celebrazione eucaristica delle ore dodici è stato il segretario di Stato vaticano il cardinale Tarcisio Bertone e, con lui, a concelebrare sull’altare: il vescovo di Acerra (diocesi dove è nato il card. Casoria), mons. Salvatore Giovanni Rinaldi e l’altro vescovo (di fresca ordinazione il 6 febbraio scorso) mons. Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione per le cause dei santi. Il card. Bertone, che ha riferito di «avere accolto con grande gioia l’invito a presiedere la celebrazione in occasione della commemorazione», ha ringraziato «di cuore il parroco e le suore missionarie di sant’Antonio Maria Claret, che hanno desiderato la mia presenza in mezzo a voi».
Tre sono stati i punti toccati dalla riflessione del porporato vaticano nel corso dell’omelia: il rapporto tra legge e libertà, il comandamento dell’amore compimento della libertà, l’insegnamento del card. Casoria come testimone della libertà al servizio del bene. «Il modo di pensare tipico dei nostri tempi, caratterizzato da un accentuato soggettivismo, fa ritenere che legge e libertà siano contrapposte – ha spiegato il segretario di Stato del Vaticano –. Ma ci chiediamo: esiste una reale contrapposizione tra la legge morale, che Dio propone all’uomo come strada di realizzazione e di salvezza, e la libertà? A uno sguardo superficiale parrebbe esserci uno iato, una separazione tra le due. Una riflessione più profonda permette, invece, di comprendere che la libertà è la facoltà che ci consente di aderire al bene e di realizzarlo. Non è veramente libero chi pone sullo stesso piano il bene ed il male, ma chi si propone di scegliere tra il bene e il meglio». Ed ancora: «Ciascuno di noi è libero di scegliere se osservare i comandamenti oppure fare a meno di essi. Gesù ci ricorda: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti, non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento (Mt 5,17)”. In che senso Gesù ha dato pieno compimento? – si è interrogato ed ha interrogato il cardinal Bertone – Nel senso che ha sintetizzato tutti i precetti e i comandamenti dell’Antico Testamento in uno solo, quello dell’amore per Dio e per i fratelli». «La legge divina perciò non opprime la libertà umana – ha aggiunto – ma la orienta verso la dimensione dell’amore. L’amore richiestoci da Dio, è l’unica legge in grado di “liberare la nostra libertà” dai lacci dell’interesse, dell’egoismo e della inclinazione al male». A sostegno del suo pensiero, colto in silenzioso ascolto dall’uditorio al Trionfale, il fido consigliere del Pontefice ha completato: «Sant’Agostino aveva compreso molto bene questa verità morale e la espresse con la frase celeberrima: “Ama e fa’ ciò che vuoi”. Infatti chi è guidato dall’amore per Dio e per i fratelli non si trova mai nell’imbarazzo dell’infrangere la legge. La legge è necessaria per maturare, ma gli empi la guardano come un ostacolo, i giusti come un aiuto alla libertà».
L’insegnamento del cardinale Casoria
«Vediamo – ha esordito il segretario di Stato pontificio – come un testimone della fede ha posto al servizio della Chiesa la sua libertà. A prima vista, il profilo biografico appare quello del tipico “uomo di curia”… E pur lavorando sempre nell’ambito della Curia romana il cardinal Casoria è riuscito a prendere il largo negli orizzonti più vasti della Chiesa e del mondo. Mai divenne un burocrate. Anzi, conservò immutati nel tempo i tratti tipici della sua terra d’origine: cordialità, senso dell’umorismo, immediatezza, apertura all’altro». "Mi raccomando alla Madonna Santissima - scriveva il Cardinale Casoria nel suo testamento spirituale, come ha voluto ricordare il card. Bertone - perché mi aiuti a ben compiere il mio cammino in terra e mi presenti amorosamente al Suo unico Figlio Gesù Cristo".
Una commemorazione a cui ha partecipato la comunità parrocchiale della basilica Giuseppina, con le suore clarettiane, parenti del compianto cardinale, amici e religiosi. Nelle parole di don Mario Carrera, direttore della Pia Unione del Transito di San Giuseppe, il ricordo di questa domenica e quello sul porporato, spentosi a Roma l’8 febbraio 2001: “Il card. Casoria non soltanto portava il nome di Giuseppe ma era molto affezzionato alla nostra Basilica e non mancava occasione importante per poter manifestare il suo affetto al suo Santo protettore, patrono della Chiesa universale e ai fedeli di questo quartiere Trionfale”.