Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Nella religione ebraico-cristiana c’è una parola che ricorre di frequente: la parola esodo. Questo termine indica, movimento, cammino, ricerca. Sappiamo che la stessa vita è un cammino nel tempo e in questo «viaggio della vita non si danno strade in piano, sono tutte o in discesa o in salita».In questa stagione anche le cronache televisive parlano di esodo, di strade torride, tappezzate di macchine, sotto un cielo senza un alito, strade percorse dalla voglia del nuovo, del diverso, di nuove emozioni.Le emozioni sono proporzionate alle attese dell’anima. Le vacanze non un momento di sospensione della nostre quotidiane attività, è un tuffo nel tempo libero, la ricerca di cieli diversi, di panorami colorati, ma anche un momento di ricarica delle nostre energie.Questo vale per noi oggi, ma anche ai tempi di San Giuseppe e di Gesù.
Iniziamo oggi il mese di giugno che avrà al suo centro la solennità della nascita della Chiesa, la Pentecoste e ci farà approdare proprio alla fine del mese, il 30 giugno, alla vigilia del Sacro Cuore di Gesù, il focolare della carità divina che attira come una calamità le qualità positive della nostra esistenza cristiana.
Mi fa piacere che il grande itinerario in preparazione al 7° incontro internazionale delle famiglie del 2012 la prima tappa del percorso farà sosta proprio a Nazareth, perché «Il mistero di Nazareth è l’insieme di tutti i legami che passano nel tessuto delle relazioni familiari: la famiglia con gli sposi, i genitori e i figli, le relazioni educative, la religiosità i sogni del domani e i problemi di oggi.
Idealmente, come ogni mese, questa sera vogliamo essere davanti a te, appunto nella tua casa di Nazareth, questa tavolozza dei colori delle virtù umane e cristiane, per ammirare la bellezza delle tue relazioni con Maria, la tua sposa, e con Gesù, quel fanciullo che Dio dall’eternità aveva pensato di affidare alle tue braccia robuste e generose, ma soprattutto affidarlo al tuo cuore di padre, specchio di virtù umane in modo da insegnare a questo Dio che si fa bambino a imparare a vivere la nostra condizione umana: la gioia del vivere e il duro mestiere del vivere. Nella vita come nel giorno c’è il buoi della notte e lo splendore affascinatamente gioioso della luce del giorno.
I nostri occhi in questa sosta a Nazareth sono curiosi, avidi di luce per cogliere nei vostri sentimenti, i tuoi, quelli di Maria e di Gesù, quei semi di speranza per far lievitare la nostra vita familiare con la linfa stessa che ha alimentato la vostra esistenza.
Come impegno c’è la preghiera per i Morenti, da recitarsi devotamente anche più volte al giorno. La preghiera è la seguente:
“O San Giuseppe,
padre putativo
di Gesù Cristo
e vero sposo di Maria Vergine,
prega per noi
e per gli agonizzanti
di questo giorno (o di questa notte)”
Rallegrati, o Giuseppe,
pieno di grazia,
Dio Padre è sempre con te.
Tu sei benedetto tra tutti gli uomini,
sposo santo della Vergine Maria,
scelto per accogliere
il Salvatore del mondo, Gesù.
San Giuseppe,
protettore del Popolo di Dio,
guida i nostri passi
sulla via della croce
fino all’ora della nostra
morte felice.
Amen.
Caro san Giuseppe,
Sei stato lavoratore come noi
e hai conosciuto la fatica e il sudore.
Aiutaci ad assicurare lavoro per tutti.
Sei stato un uomo giusto che ha condotto,
nella bottega e nella comunità, una vita integra
nel servizio a Dio e agli altri.
Fai che anche noi siamo integri nel lavoro
e attenti alle necessità del nostro prossimo.
Sei stato sposo che ha portato in casa Maria già incinta
per opera dello Spirito Santo.
Fai che i nostri genitori accolgano le vite che Dio manda.
Hai accettato di essere padre di Gesù
e ti sei preso cura di lui contro chi lo voleva uccidere
e lo hai protetto nella fuga in Egitto.
Fa che i nostri genitori proteggano i loro figli e fìglie contro le droghe che corrompono e contro le malattie che uccidono.
Sei stato educatore di Gesù, insegnandogli a leggere le Scritture e introducendolo alle tradizioni del suo popolo.
Fa che conserviamo la pietà familiare
e sempre ci ricordiamo di Dio in tutto ciò che facciamo.
Caro san Giuseppe,
nel tuo volto umano vediamo ritratto il volto del Padre divino.
Che Egli ci dia rifugio, protezione
e la certezza che siamo portati sul palmo della sua mano.
Mostraci, san Giuseppe, la forza della tua paternità:
Dacci determinazione di fronte ai problemi,
coraggio di fronte ai rischi, senso del limite delle nostre forze
e fiducia illimitata nel Padre celeste.
Tutto questo ti chiediamo nella forza del Padre,
nell'amore del Figlio e nell'entusiasmo dello Spirito Santo.
Amen.
Il 24 marzo 1877 il vescovo di Strasburgo, Andrea Raess, ha fondato la Confraternita di San Giuseppe con sede nel monastero Saint Marc. Egli lo fece su richiesta di Padre Engelke, padre spirituale di quel monastero, e l’ha destinata nella cappella del monastero, "prendendo esempio da quella che esiste a Beauvais, con sede nella cappella del pensionato dei Frères des Ecoles Chrétiennes, e con il desiderio che si congiungesse ad ella". L'aggregazione ebbe luogo il 24 luglio 1877. L'Arciconfraternita, con sede a Beauvais era stata fondata da Papa Pio IX nel 1861. Il documento della fondazione del vescovo Raess, come anche il documento dell'aggregazione a Beauvais, sono conservati nell'archivio del monastero.
Nel 1888 i religiosi di Beauvais, come quelli di tutte le altre Congregazioni, sono stati cacciati dal paese su ordine del governo anticlericale della Francia. è probabile, che per questo motivo e per mediazione del vescovo Adolf Fritzen, la Confraternita con sede a Saint-Marc fu aggregata il 28.12.1891 ad un'altra Arciconfraternita, cioè alla Pia Unione di San Giuseppe Sposo di Maria Vergine Immacolata (Erzbruderschaft des Heiligen Josef, Bräutigam der Unbefleckten Jungfrau Maria). Questa era stata fondata il 19 marzo 1862 dal Papa, il Beato Pio IX, ed elevata il 10 settembre dello stesso anno ad Arciconfraternita con sede nella parrocchia San Rocco a Roma. Questa modifica dell'appartenenza era probabilmente voluta dal vescovo di Strasburgo. Per quali motivi? Forse erano state anche ragioni politiche: dal 1870 l'Alsazia era diventata tedesca e all'amministrazione prussiana non era gradito un legame con la Francia.
Nel 1913, dal sacerdote romano don Guanella, è stata fondata una nuova confraternita di San Giuseppe con il titolo: "Pia Unione del Transito di San Giuseppe" con la sede a Roma, nella chiesa parrocchiale San Giuseppe al Trionfale, più tardi elevata a basilica. Nel 1914, questa confraternita è stata elevata ad Arciconfraternita dal Papa S. Pio X e doveva riunire tutte le confraternite di San Giuseppe.
Nel febbraio 1918 è subentrata una modifica: come se non esistesse già una tale confraternita, il 23 febbraio, il vescovo Fritzen ha approvato gli statuti per una "Confraternita di San Giuseppe, canonicamente eretta" il 27 febbraio 1918.
Successivamente, l'8 aprile 1918, il direttore della Pia Unione ha mandato il documento dell'aggregazione. Nell'archivio si trova la lettera di accompagnamento, ma non il documento.
La differenza con l'Arciconfraternita di San Rocco è da notare: fedele al nome, la Pia Unione del Transito di San Giuseppe mette l'accento su Giuseppe come patrono della buona morte e anche sull'impegno della preghiera per gli agonizzanti.
L'Arciconfraternita di San Giuseppe a Beauvais ha continuato ad esistere nel 1888 nella cappella, nonostante la soppressione del pensionato dei Frères des Ecoles Chrétienne, e nel 1914 si è aggregata alla Pia Unione del Transito di San Giuseppe a Roma. Dopo il ritorno dell'Alsazia alla Francia, avvenuta nel novembre 1918, con una lettera del 3 settembre 1919, fu chiesto da Roma se ormai, data la nuova situazione, Beauvais dovesse essere considerata la centrale per tutta la Francia o se fosse Saint-Marc per l'Alsazia-Lorena. Il 10 settembre 1919, la risposta dell'allora superiore Sommereisen fu: Saint-Marc resta sede centrale per l'Alsazia-Lorena e per la Germania dovrebbe essere prevista la centrale a St. Trudpert.
L'aggregazione della confraternita di Saint-Marc alla Pia Unione, avvenuta nel 1918, fu di nuovo confermata in una lettera del direttore alla Madre Superiora di Saint-Marc (aprile 1985): "Dai nostri registri risulta che la Pia Unione del Transito di San Giuseppe è stata fondata nel monastero Saint-Marc nel marzo 1918... Quando una succursale della Pia Unione è stata eretta, lo resta per sempre, salvo una revoca o cambiamento della sede, ma questo non è il caso". Non sappiamo come era formulata la domanda della madre generale.
Per ciò che riguarda la fondazione e l'aggregazione della confraternita di San Giuseppe di Saint-Marc, per anni è prevalsa l'oscurità con la conseguenza che nella corrispondenza e nelle pubblicazioni, vengono citate differenti date per mancanza di chiarezza negli archivi, sia nel monastero di Saint-Marc, come anche nel vescovado di Strasburgo.
Monastero di San Trudpert
Su richiesta di Madre Eutropia, l'Arcivescovo di Freiburg (im Breisgau), il 12 gennaio 1920 ha fondato la "Fromme Bruderschaft vom Tode des Heiligen Josef zur Hilfe der Sterbenden" e nominato come rettore il rev. Superiore Strohmeyer (documento nell'Archivio di St. Trudpert). Poco dopo dovrebbe essere stata fatta l'aggregazione alla Pia Unione a Roma, i documenti dovrebbero trovarsi nell'Archivio.
Nel passato ogni centrale della Pia Unione era presieduta da un rettore. Ogni cambiamento era confermato da parte di Roma, come si vede dalla corrispondenza prima della guerra, che si trova nell'archivio di Saint-Marc. Gli statuti a questo punto sono stati cambiati. In una lettera del direttore della Pia Unione alla Madre Generale di Saint-Marc, si legge: "Siccome la filiale della Pia Unione è stata fondata nella Casa Madre della sua Congregazione, la Madre Generale, per l'incarico del direttore della Pia Unione del Transito di San Giuseppe, può nominare di caso in caso una persona - addirittura una consorella" (Lettera di aprile 1985).
(Traduzione dal tedesco di Elvira Hofenbach)
Nel cap. 15 del libro della Genesi, Dio promette ad Abramo una ‘ricompensa molto grande’ (v.1). Abramo comprende che si tratta di quello che gli stava fortemente a cuore, a lui e alla moglie Sara: non solo la promessa della ‘terra’, ma soprattutto, una ‘discendenza’.
Il dialogo tra Dio e Abramo, secondo la tradizione jahvista, è sempre descritto con semplicità scarna, ma non è privo di dramma: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli… Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà il mio erede» (vv 2.3). Qui, per la prima volta, annota la Bibbia di Gersualemme, Abramo esprime la sua inquietudine, dal momento che le promesse di Dio sembrano irrealizzabili, date le condizioni fisiche di Abramo e della moglie Sara. Il Signore, allora, non si scompone davanti alle incertezze di Abramo; lo conduce fuori, sotto il cielo pieno di stelle, e gli dice: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci…e soggiunse: ‘Tale sarà la tua discendenza’» (v.5).