Don Guanella diceva che «chi dona al povero presta a Dio» e Dio è molto generoso nella sua ricompensa. Nell’evento della canonizzazione lo Spirito di Dio ha seminato propositi di generosità soprattutto indicando la strada maestra della santità nelle Opere di misericordia corporali e spirituali.
Già lo scorso Natale la nostra Pia Unione ha regalato, ai carcerati rumeni di Rebibbia a Roma, 250 copie del Nuovo Testamento nella loro lingua. L’iniziativa ha suscitato interesse tra gli iscritti della nostra Associazione e si vorrebbe estendere l’esercizio di carità attraverso la costituzione di un’associazione di volontariato denominata «Ain Karin- visitare», a ricordo della visita di Maria ad Elisabetta.
L’associazione ha la finalità di rispondere evangelicamente al «questionario» per il lasciapassare dell’eternità, ripercorrendo la galleria dei volti dei poveri in cui il Cristo ha voluto immortalarsi: il carcerato, l’ammalato, l’infermo, l’affamato, i senza tetto, gli immigrati, lo straniero.
L’Associazione s’impegna a inviare la pubblicazione de «La Santa Crociata in onore di San Giuseppe», come altre pubblicazioni a carattere religioso e culturale a tutti i cappellani delle carceri italiane affinché le distribuiscano ai detenuti favorendo la "rievangelizzazione". Durante la recente visita al carcere di Rebibbia, Benedetto XVI ha ricordato che «La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace».
Gli associati alla Pia Unione sono invitati a unirsi nella preghiera a questi generosi costruttori di una pace riconquistata e anche a contribuire alle spese che la nostra carità dovrà sostenere per accendere una luce di speranza nell’animo del nostro prossimo. Nella vita di Madre Teresa di Calcutta si legge che quando una giovane si presentava per chiedere di entrare nella sua congregazione, Madre Teresa le diceva di aprire la mano destra e poi di ripiegare le dita uno per volta dicendo: «questo/l’hai/fatto/a/me» - le cinque parole di Gesù nell’evangelo del nostro giudizio finale.
Il tempo ha la misura dello spazio della vita ed esprime concretamente la latitudine della nostra missione nella realtà umana. In un’epoca in cui tutto sembra dovuto e che l’esistenza si pensa che sia un giocattolo a uso e consumo personale, senza alcun impegno di responsabilità verso il prossimo, oggi, invece per il cristiano, attento e coscienzioso più che mai è necessario recuperare le sue responsabilità a livello sia di cittadino sia come membro della comunità ecclesiale.
San Giuseppe, ancora una volta, si presenta come modello di responsabilità generosa e attiva ed è per questo che, in preparazione alla sua solennità del 19 marzo, gli iscritti alla Pia Unione di San Giuseppe hanno la possibilità di ritrovarsi nella basilica a Lui dedicata dalle ore 16.00 alle 17.00 nelle sette domeniche precedenti alla solennità del nostro grande Patriarca. «Le 7 domeniche» iniziano dal 29 gennaio a domenica 11 marzo.
In una stagione un poco «asmatica», a livello di pratica cristiana, lo Spirito Santo offre a tutti di devoti di San Giuseppe la possibilità di rispolverare la grande missione che Dio ha affidato a ogni battezzato e offrire alle persone di buona volontà la tonificante rugiada della preghiera a favore di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno smarrito l’abitudine a stare davanti a Dio, unica fonte della vita e della gioia.
Il giorno della Pentecoste celebra la nascita della Chiesa: lo Spirito Santo diventa l’anima dei credenti, è il vento nelle vele della Chiesa che la sospinge verso i porti dell’umanità. Alla scuola di Maria i discepoli hanno imparato a conoscere il mistero racchiuso nelle parole di Gesù e da questa presenza hanno attinto la forza della loro missione nel mondo. Solo San Giacomo riceverà il martirio a Gerusalemme, gli altri apostoli testimonieranno la loro fede in Gesù sulle vie del mondo. Pietro è a Roma. Tommaso in India. Paolo è pellegrino nelle città del Mediterraneo.
All’indomani della canonizzazione di don Guanella, con solennità, nella basilica di San Pietro è risuonata la pagina evangelica di Matteo 25, in cui la fame dell’uomo è identificata con la fame di Dio.
Mi sembra di leggere in questa concomitanza un invito provvidenziale a continuare con una nuova tensione e rinnovato entusiasmo sul cammino tracciato dal solenne magistero della Chiesa con il rito della canonizzazione.
Nella filigrana disegnata dalla Provvidenza in questo avvenimento, dalla larga ed entusiasta partecipazione dei pellegrini al rito, dall’eco riservato all’avvenimento dai mezzi della comunicazione, si è avuta l’impressione di cogliere un pressante invito del Fondatore a guardare con maggior determinazione il ventaglio di povertà che la società attuale ci mette di fronte sia sul piano spirituale come in quello sociale.
Il Santo Padre ci ha ricordato che «don Guanella, guidato dalla Provvidenza divina, è diventato compagno e maestro, conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli […] Premurosa attenzione poneva al cammino di ognuno, rispettandone i tempi di crescita, coltivando nel cuore la speranza che ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, gusta la gioia di essere amato da lui – Padre di tutti – e può trarre e donare agli altri il meglio di sé».
Più che mai in questa circostanza «Il meglio di sé» è richiesto a noi discepoli di questa profezia di carità.
Tutti diciamo che i giovani sono la speranza dell’umanità, della chiesa, di ogni famiglia. I giovani, quindi, sono al centro delle nostre attenzioni con il desiderio nell’anima di offrire loro dei fecondi semi di speranza.
Anche la canonizzazione di don Guanella è una stagione di seminagione di valori vitali fecondati dalla grazia divina e dall’esempio e dalla testimonianza di don Guanella.
Lanciamo una proposta di solidarietà. In una stagione di disagio economico come la nostra, di futuro precario e di disagio, vogliamo collaborare, contribuire a sostenere le spese per il viaggio a Roma in occasione della canonizzazione di don Guanella. Pensiamo ai giovani italiani, ma anche a quelli dei paesi poveri, dove è presente l’Opera don Guanella. Ogni offerta sarà come una goccia che copre le spese di qualche kilometro del viaggio verso Roma.
è un’esperienza singolare che lascerà un segno indelebile nell’animo di questi giovani e offrirà loro un patrimonio di speranza che inonderà di luce riflessa la loro comunità di appartenenza. Offriamo al Comitato organizzatore un contributo per soddisfare il desiderio di essere presenti.
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La Pia Unione del Transito di San Giuseppe,
può essere da voi aiutata:
✔ innanzitutto sostenendola spiritualmente con
la vostra preziosa preghiera a favore di tutti gli iscritti;
✔ inoltre, impegnando parte del vostro tempo per la preghiera a sostegno dei sofferenti e degli agonizzanti;
✔ contribuendo economicamente alla realizzazione di concreti progetti di bene: borse di studio; un lettino, un pane e un libro; bambini consacrati a San Giuseppe;
✔ e in mille altri modi che il vostro buon cuore
vi suggerirà.
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della Congregazione dei Servi della Carità, Opera Don Guanella, per la Pia Unione del Transito di San Giuseppe” (luogo, data e firma leggibile per esteso).
N.B. Consigliamo di depositare il testamento, scritto di propria mano, presso un notaio di fiducia.
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Nelle feste importanti della tradizione ebraica c’è l’usanza di lasciare a tavola un posto libero, perché potrebbe ritornare il profeta Elia e chiedere d’essere accolto.
Gesù nell’Evangelo afferma: “Chi accoglie voi accoglie me”. Il fratello bisogno è sempre l’immagine di Cristo che sta alla porta e bussa; se noi abbiamo sensibilità e cuore amorevole apriamo la porta e lo invitiamo a tavola e dividiamo il pane con lui.
In questi ultimi tempi si è diffusa l’adozione a distanza: le tavole di molte famiglie si sono allungate sino a raggiungere altri continenti ed idealmente i cuori di molte famiglie ogni giorno hanno a tavola un ospite ideale: un ragazzo che con loro spezza un pane dal sapore della benevolenza con occhi luminosi di gioia. Con l’adozione a distanza quando una famiglia si mette a tavola celebra idealmente un’eucaristia domestica, in cui le distanze si accorciano, l’amore rompe i confini e il passo verso il futuro si fa solidale.
Alessandro Manzoni scriveva che la vita non è un divertimento per alcuni e una sofferenza per molti, ma per tutti una responsabilità di cui dobbiamo rendere conto: ecco perché il cristiano non può accontentarsi nell’essere contento da solo, ma ha bisogno di compagnia. Dio che è dono e gratuità per eccellenza, per essere riconosciuto come Dio ha avuto bisogno di una compagnia: l’uomo e la donna. Il figlio di Dio, Gesù, per diventare uno di noi ed assaggiare il sapore delle nostre lacrime e la gioia di un sorriso, è nato in una famiglia, si è attorniato di amici e ha voluto che i suoi amici portassero altri amici a condividere un’amicizia con il sapore dell’eternità.
La Pia Unione si fa ponte per congiungere le persone di buona volontà che desiderano aggiungere un posto alla loro tavola facendo un’adozione a distanza nella nazione che desiderano o dove c’è maggior urgenza e necessità.
Accendiamo un sorriso donando il futuro almeno per un anno ad un bambino.
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Chi volesse prendere parte a tale iniziative può telefonare al n. 06.39737681 o segnalarsi all’email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Chi di noi almeno una volta non ha acceso una candela
davanti ad una statua della Vergine o di un Santo?
Nella Pia Unione del Transito di San Giuseppe da decenni
c’è l’iniziativa della "lampada perpetua o del mercoledì" in onore a San Giuseppe. Il significato simbolico della lampada è strettamente connesso al simbolismo della luce. Cristo stesso si definisce la sintesi della luce: Lui è “la luce del mondo, quella che illumina ogni uomo che entra nella vita”.
Nella consuetudine della “Lampada di San Giuseppe”, i fedeli che aderiscono a questa iniziativa della Pia Unione vogliono esprimere un atto di fiducia nella bontà di Dio e nell’intercessione di San Giuseppe e testimoniare la vigilanza della loro fede attraverso il simbolo della luce. Nell’Evangelo Gesù usa delle parabole per spiegare come la lampada accesa in casa è immagine della persona che vigila, che è pronta ad eseguire i suggerimenti dello Spirito senza paura e ansia causata dalle tenebre. Ci sembra bello rilevare come nella parabola della moneta perduta (Lc 15,8s) — ove è rappresentato l'amore di Dio per gli smarriti, un Amore che cerca e perdona — la donna illumina con una lucerna tutta la casa; nello stesso modo il Signore con la sua luce
è disposto a cercare ed abbracciare il peccatore raggiunto nella più profonda oscurità del suo peccato. Un’altra parabola è quella delle vergini stolte e delle vergini sagge con le loro lampade ad olio:
è un appello a vigilare in modo che con gli occhi della fede possiamo essere capaci di accorgerci di Gesù che passa nella nostra vita.
Un’altra annotazione sulla lampada accesa è data dall’immagine dell’Apocalisse, quando paragona la chiesa ad una lampada che illumina il cammino della comunità. Troppo spesso dimentichiamo che San Giuseppe è stato dichiarato dal magistero pontificio “Patrono della Chiesa universale”, questa Chiesa che è “luce delle genti”, è “madre e maestra” dell’intera umanità. La lampada in onore di San Giuseppe, Patrono dei morenti, si può definire anche come “fiore che non appassisce” per i cari defunti. Ci sono persone che hanno versato una quota per la “lampada perpetua” perché arda perennemente davanti alla statua di san Giuseppe. Altre persone desiderano avere una lampada accesa a San Giuseppe per tutti i mercoledì dell’anno o di un solo mercoledì nell’arco di un mese, oppure, tutti i giorni per un intero mese.