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Mercoledì, 04 Maggio 2011 15:23

L'amore è energia che aumenta, allarga la vita e l'arricchisce Featured

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di Ferdinando Castelli s.j.

 

"Lettres à sa fiancée" di Léon Bloy

«Mi credi, cara Jeanne, se ti dico che ogni volta che ti scrivo sento un grande imbarazzo? Il mio cuore è pieno di te e il mio spirito si accende continuamente. Mi basta ricordare la tua figura e subito vengono a farmi compagnia pensieri divini e dolci" (Lettera di Bloy a Jeanne, 27 novembre 1889)
In tutte le lingue la parola ''amore" è tra le più citate, ma è anche tra le più inflazionate. In realtà, le contraffazioni dell'amore sono sconfinate. Si verifica per essa quanto succede al termine “Dio”.  Dio è amore, come afferma Giovanni nella sua prima lettera, ma sono innumerevoli gli idoli scambiati con Dio. Tra le deformazioni dell'amore una delle più ricorrenti è quella perpetrata dall'egoismo. L'amore sarebbe soddisfazione dei sensi, considerazione degli altri come oggetto, da usare e poi accantonare, divertimento e stordimento erotico.

Contro tali deformazioni possiamo ricordare quanto ha affermato Franz Kafka: "Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la

nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità" (testo contenuto nelle

Conversazioni con Gustav Janouch). L’amore, come lo concepisce il cristianesimo, non soltanto realizza quanto afferma Kafka, ma lo eleva e lo divinizza. Il matrimonio cristiano parte dalla sessualità ma la concepisce come dono di Dio ed elevazione spirituale.
Tra i fautori più entusiasti dell'amore cristiano è Léon Bloy (1846-1917), scrittore irruente, dallo stile smagliante, dalle intuizioni profetiche. Il suo libro Lettres à sa fiancée - in traduzione italiana Mia Jeanne amata, mio unico amore (Città Armoniosa, 1978) è sorprendente. Ci rivela il miracolo che l'amore puro, forte, spirituale di una ragazza può operare in un uomo in balía della disperazione. Un libro che sa di estasi, di trasfigurazione, di gioia intensa su sfondi solcati da lampeggiamenti infernali. Nell'incontro con l'amore i fidanzati scoprono gli aspetti più esaltanti della loro condizione e comprendono che il fidanzamento è una via regale verso la realizzazione della pienezza umana e cristiana.
Chi è Léon Bloy? Nella storia della letteratura è soprattutto conosciuto per il romanzo autobiografico Le désespéré - Il disperato -in cui narra l'esperienza straordinaria avuta dall’incontro con una ragazza di strada (la Veronica del romanzo) che egli convertì dopo una tumultuosa convivenza. In Lettres à sa fiancée  Bloy ci permette, nello stesso tempo, di penetrare nel tumulto della sua vita e di assistere al miracolo operato in luì dall'amore vero.  Ha 43 anni, varie opere al suo attivo, un passato-presente che gli brucia l'anima, e un futuro pieno d'incertezze; la fidanzata è Jeanne Molbeck, danese, protestante. “Sei una ragazza del Nord, candida come la neve dei monti, educata secondo i più rigidi principi. Io invece sono un figlio del focoso Sud, saturo di vita sensuale, avido di gioie effimere, pieno di fantasiosi sogni. Dicono che sia mezzo pazzo. Un'esistenza orribile, mescolata di passioni infernali, mi ha guastato, calpestato, oppresso" (p.59).
Tra i due, nonostante la differenza di età, di religione e di temperamento, si instaura una comunione di anime talmente intensa ed elevante da presentarsi come una rinascita. L’amore di Jeanne rinverdisce l'anima di Léon. "Ero proprio sull'orlo dell'abisso. Schiacciato dal dolore e dalla disperazione, mi sembrava di morire [... ]. Grazie a te, grazie a te sola, amore mio profondo, Dio ha voluto che si compisse il grande miracolo della mia risurrezione" (p. 32).
Il pensiero della fidanzata è come un balsamo che lenisce le sofferenze più atroci, placa le passioni, infonde un'energia tale da poter affrontare ogni lotta.  Jeanne è la "consolazione", la “diletta samaritana”,  l'”unica speranza che ha sulla terra”, il "tutto" della sua vita, il senso dei suoi giorni. Il pensiero dell'amata gli procura il dono delle lacrime: “Lacrime d'infinita dolcezza  […].Sante lacrime della vera gioia del Signore. Lacrime che salvano le nostre anime dalla morte. Lacrime concesse gratuitamente da Dio. Lacrime di abbandono, capaci di far risorgere" (p.19).
Più il grigiore della sua vita impossibile - ristrettezza economica, incomprensioni, rigurgiti passionali, disprezzo del gran mondo e della cultura ufficiale - preme contro la sua porta, più il pensiero di Jeanne lo rende forte. Sa che Dio gli ha dato l'amore della giovane perché in esso trovi il senso della vita e la forza per vincere. "Se tu mi fossi tolta, tutto mi sarebbe tolto". La cerca, l'ama, l'attende come un dono di Dio.    “Mi sei stata data, inaspettatamente. Non ti ho cercata". Il dono di Dio non può essere vano: è offerta di gioia ("Gioia infinita. Tanta gioia quasi mi schiacciava, quasi morivo per la felicità"), di salvezza ("Mia diletta, mia desiderata terra promessa"), di coraggio. L’intensità di amore per lei ha la sua radice anche nella consapevolezza che è Dio, non lui, il regista della sua vocazione al matrimonio. Ci s’incontra e ci si ama perché Dio, dall'eternità, ha cosi progettato. In questa luce di sacralità tutto acquista valore e bellezza.
Il senso dì rinascita e di commozione che pervade l’anima di Léon al solo pensiero di Jeanne deriva da tre considerazioni. Innanzi tutto, dal sapersi oggetto d'amore nonostante che si senta "povero, disperato, mendicante, pazzo, affamato”. "Tu, mia amata, non hai avuto disgusto della mia oscurità e della mia miseria”. Lei lo ha cercato e avvolto in un amore totale. In secondo luogo, Jeanne placa la sete “disperata” di tenerezza e di amore che Léon da sempre avverte. “Muoio di sete di amore”. Con l'amore, lei gli dona la gioia di vivere e di sperare, l'entusiasmo della lotta e degli impegni. "Comincio a intravedere qualche chiarore, io che credevo perduta per sempre la luce. È certo che non potrei fare a meno di te, che nulla posso senza di te". Infine, con l'amore di Jeanne, Léon avverte la presenza, sempre più intensa e vivificante, dell'amore di Dio. L'amore umano lo ridesta all'amore divino. "Sono tornato alla speranza, alla grande speranza di una volta; ho ritrovato lo spirito di preghiera e ho ripreso le sante pratiche, da tanto tempo abbandonate”; "Dio e noi! La vita divina e la vita umana realizzate nello stesso tempo dalla nostra unione".
L’intelligenza dell'amore umano, quale espressione dell'amore divino, compirà due “miracoli”: la conversione di Jeanne al cattolicesimo e la gioia dì vedere il loro amore svilupparsi nella luce di Dio, in purezza e comunione profonda. "Potremo presentarci all'altare senza dover arrossire per il ricordo di colpe gravi. Saremo esattamente ciò che dobbiamo essere e ci scambieremo l'anello nuziale nella purezza dei nostri cuori”.
Lettres à sa fiancée è un poema di amore. Come le pagine più belle di Bloy, esso riflette la bellezza e la forza di trasfigurazione che le grandi realtà della vita acquistano quando sono vissute nella loro verità e purezza» Cìoè, nella luce di Dio. Quando l'amore di due fidanzati naviga a quote alte assume una forza ambigua: può elevare e salvare, ma anche degradare e rovinare. Tutto dipende da come esso è concepito e vissuto. L'amore non è una realtà che possa essere asservita, usata a piacimento, addomesticata. Ha le sue luci e le sue ombre. Il dramma di Françoìs Mauríac Pane vivo termina con la seguente battuta: "Due giovani che si vogliono bene ne1la luce della Grazia, sono la cosa più bella del mondo. E anche la cosa più benefica. Ma quando l’amore dei fidanzati, invece di preparare alla comunione di vita e di destini, alla maturazione umana e religiosa, si esaurisce in avventura passionale, fìnisce per stancare, separare e degradare".
In un P. S. alla lettera del 14 febbraio 1890 Bloy scriveva: "Si avvicina il mese di marzo, il mese di San Giuseppe che io amo molto". È da credere che lo sposo di Maria abbia illuminato e ispirato il suo amore per Jeanne.

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