Personalmente non amo quel tipo di pellegrinaggio in Terra Santa che si concentra unicamente sulle pietre presenti negli innumerevoli siti archeologici di questa regione. Preferisco di gran lunga quei percorsi che, unitamente alla visita ai luoghi santi e a quei siti di interesse storico e culturale, uniscono l’incontro con «le pietre vive» della Chiesa di quaggiù. La Scuola Speciale della Santa Famiglia è uno di quei luoghi in cui si possono incontrare tali pietre vive che incarnano il loro carisma a servizio dei «più poveri e i più abbandonati, fra i figli poveri e i vecchi poveri» e, «tra i figli e i vecchi poveri, le creature scarse di mente che, ad esempio del Cottolengo, la casa chiamò buoni figli» (Don Piero Pellegrini, Don Luigi Guanella: chi è?, «Quaderni di formazione 18», p. 20, edizione fuori commercio).
Fine aprile 2007. La Provvidenza mi stava portando in un viaggio inaspettato da Foligno, nella splendida terra umbra, alla Terra Santa, dove la «bellezza» ha preso un nome e un volto. Non ero ancora Piccolo Fratello, ma un giovane prete che stava trascorrendo un tempo di discernimento nella comunità dei «Piccoli Fratelli di Jesus Caritas» e che, in quell’occasione, accompagnava il priore, fratel Gian Carlo, per un soggiorno nella fraternità di Nazaret, la città di Gesù. La mia prima volta nella Terra del Santo. Il volo fu davvero particolare. Io e Gian Carlo seduti l’uno accanto all’altro con un posto vuoto alla mia destra, vicino al finestrino. Dopo qualche istante vedo arrivare una persona che chiede di sedersi. Un prete. Gian Carlo lo saluta con affetto. «Incredibile!- penso - su questo volo, nell’unico posto vuoto accanto a noi, va a sedersi una persona, un prete, che Gian Carlo sembra conoscere bene: provvidenziale!».
«Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano» (Mt 11,4-5). Ma l’amore animato dalla fede - ci ricorda papa Francesco - ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: «chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo, che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono con fiducia». Se Don Guanella aveva ereditato il carattere intraprendente dal papà Lorenzo, che per quasi vent’anni fu responsabile della pubblica amministrazione del comune di Campodolcino, la sensibilità del suo cuore, invece, portava i segni della tenerezza della mamma, Maria. La fusione di questi elementi ha dato un volto alla sua spiritualità di «contemplativo nell’azione»: egli non ha mai ha disgiunto la sua azione concreta a favore dei poveri dal suo rapporto con Dio. È proprio questo l’aspetto della sua anima di mistico nell’azione. La professione della sua fede era offrire la possibilità alle persone di incarnare il messaggio di Gesù nella vita.