Pio X e don Guanella
di Marco Mancini
L’invito evangelico “Veritatem facientes in caritate” evidenzia quanto sia importante l’inscindibilità del connubio verità – carità nel cammino verso la perfezione. Sia don Guanella che Pio X, hanno saputo rendere concreto questo invito nel loro percorso storico, assurgendo così agli onori degli altari, mostrando una forte intesa, consolidata poi in una sincera amicizia, nel mantenere sempre in un rapporto di reciproca dialettica la teoria e la prassi, cioè fede creduta e fede vissuta. Il cardinale Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, al riguardo è stato molto chiaro: “E’inconcepibile separare la dottrina dalla pastorale […]. Ogni divisione tra la teoria e la prassi della fede sarebbe il riflesso di una sottile eresia cristologica di fondo”.
Proprio il connubio tra carità e verità costituisce il perno del solido rapporto di amicizia instaurato tra san Pio X e san Luigi Guanella. Nella biografia di quest’ultimo curata da Mario Sgarbossa, l’autore evidenzia che i due “erano fatti per intendersi”. Lo stimolo di Papa Francesco volto alla edificazione di una “Chiesa in uscita”, “Chiesa ospedale da campo” e una “Chiesa povera per i poveri”, ha trovato proprio i suoi precursori in san Pio X e san Luigi Guanella. La loro voglia di contatto diretto con la gente, la cura verso gli ammalati, il forte senso di giustizia nei confronti dei lavoratori sfruttati e dei più deboli in generale; la passione per l’educazione dei giovani e degli analfabeti attinta alla scuola di don Bosco, di cui entrambi erano amici, e la vicinanza ai moribondi con preghiere, parole di conforto e amministrazione dei sacramenti, esplicitano la sensibilità sociale propria dei due santi che, correlata a un alto senso di carità evangelica, rappresentano il modello pastorale impresso nella mente dell’attuale Vescovo di Roma.
Il loro rapporto di amicizia non si esaurisce comunque nella sola esperienza sociale. Entrambi vedevano nell’insegnamento catechistico il mezzo migliore per far conoscere ai discenti nella fede le verità cristiane. San Pio X si occupò personalmente di far redigere un Catechismo unico che assicurasse l’uniformità dell’insegnamento religioso, mediante delle formule a domanda e risposta da imparare a memoria. Anche don Guanella considerava il Catechismo come il vero alimento per l’anima umana: scrisse infatti, nel 1885, il suo Catechismo per le anime che aspirano alla perfezione, attingendo molto dal Discorso della Montagna: “la dottrina dei consigli evangelici, che è il compendio delle virtù esercitate da Gesù Cristo stesso, è divenuta la famosa dottrina dei veri savi e sapienti cristiani; e la pratica di questa dottrina, pratica radicale fino all’eroismo, pratica perseverante sino alla fine della vita, perfeziona i santi nella Chiesa”.
L’amore per la Chiesa è un altro elemento che i due santi ebbero in comune: san Pio X ha difeso in modo energico la Sposa di Cristo, cercando di arginare le derive del modernismo, che avrebbe voluto dar vita a una riforma totale della comunità ecclesiale, dando risalto soprattutto all’aspetto volontaristico ed esperienziale, relegando a una posizione marginale la dimensione gerarchica e istituzionale. Nell’enciclica Pascendi del 1907, infatti, il Santo Padre definì il modernismo come la “sintesi di tutte le eresie”. Anche Luigi Guanella, nel suo Saggio di ammonimenti familiari, inveì duramente contro coloro che “travagliavano la religione santissima, cioè i carbonari, con le loro false dottrine […]”. I rimedi per contrastare tale nemico della religione erano visti da don Guanella nella preghiera, nel buon esempio e nel coraggio: “In presente noi dobbiamo dimostrare gran coraggio in opporre scuole, libri, ed istituzioni cattoliche alle scuole, ai libri e alle istituzioni dei massoni”. Tutte queste affinità non poterono non sfociare in un’intesa tra i due, che cominciò durante il loro primo incontro a Castiglione delle Stiviere nel 1891, quando Giuseppe Sarto era ancora vescovo di Mantova. Da quel giorno in poi iniziò tra loro un rapporto di reciproca stima che culminò con l’elezione a pontefice di Pio X, tanto che don Guanella la mattina del 4 agosto 1903, diede l’annuncio ai suoi confratelli affermando: “è un Papa che ci vuole bene!”.
Molti sono gli episodi che testimoniano questa profonda amicizia, a cominciare dalla prima udienza, per poi rafforzarsi negli incontri successivi, in cui il Papa ha manifestato sempre grande benevolenza nei confronti di don Luigi. Nell’udienza del dicembre 1910, quando monsignor Bressan, il segretario del Papa, lo presentò al Vicario di Cristo chiamandolo canonico Guanella, Pio X lo corresse affermando: “macché canonico, macché Guanella. Non si falsano i nomi. Dite semplicemente don Luigi, venga don Luigi!”. Un grande contributo venne offerto dal Pontefice per la costruzione della chiesa di san Giuseppe al Trionfale, che don Guanella offrì a Pio X in onore del santo artigiano di Nazareth, e al tempo stesso in suo onore visto che portava lo stesso nome. La chiesa venne inaugurata il 9 marzo 1912. Don Guanella istituì presso questa chiesa, anche la Pia Unione del Transito di san Giuseppe, con lo scopo di chiedere l’intercessione di colui che ha cresciuto il Figlio di Dio, per tutti i morenti, affinché possano ricevere la grazia di una buona morte. Pio X volle essere il primo tra gli iscritti. L’ultima caratteristica dell’intesa è legata al raggiungimento della comunione con Dio e, infine, alla canonizzazione. Don Guanella raggiunse nella beatitudine celeste Pio X un anno dopo la morte di quest’ultimo.
Mentre per la canonizzazione l’attesa è stata maggiore: quasi 57 anni. Questo perché, pur se san Luigi Guanella è stato definito un profeta della carità e da sempre ha mostrato di possedere le virtù tipiche della santità, nonostante il rapporto di amicizia ha espresso al meglio l’obbedienza al primato petrino, mettendo in atto quanto scritto nel Vangelo, precisamente, in Gv 20,1-9: dopo aver ricevuto l’annuncio da Maria Maddalena, Pietro e Giovanni si misero a correre verso il sepolcro per rendersi conto di quanto era accaduto. Giovanni arrivò prima ma non entrò. Aspettò l’arrivo di Pietro e dopo che quest’ultimo fece il suo ingresso nel sepolcro, entrò anche lui.