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“Custodire la terra” e la pedagogia guanelliana

di Michele Gatta

La Pandemia dei mesi scorsi ha risvegliato da un serpeggiante letargo alcune minute creature apparentemente sepolte nel sepolcro del passato. La natura ha ritrovato un habitat più confacente al suo istinto di conservazione. I nostri occhi hanno rivisto volatili dalle piume sgargianti, fiori di campo sorridenti come bambini al gioco. 

24 ottobre, Memoria liturgica di San Luigi Guanella

Apostolo della carità e padre di ogni ferito nella vita

di Vittorino Andreoli

Considerare oggi che cosa ha saputo fare un prete di montagna è di stimolo e di insegnamento non solo per quelli che credono in Dio e nel Vangelo, ma ad ogni persona che tenga a cuore e rispetti l’uomo. Mostra prima di tutto quanta forza esprimano una convinzione e una fede.
In questo don Guanella è stato un folle tra i folli, per parafrasare san Paolo. Aveva l’impressione di fare sempre poco, troppo poco, poiché si ricordava di quanto è scritto nei Vangeli, che con la fede è possibile trasportare le montagne al mare.
Lui non le ha spostate topograficamente, ma ha portato le sue convinzioni testarde e da montanaro in tutto il mondo. Così ha fatto amare i disabili di mente, i mentecatti, dappertutto.

Anniversario della morte del venerabile Aurelio Bacciarini, vescovo di Lugano

di Graziella Fons

Molte volte dimentichiamo che quello che ci rende simili a Dio è la capacità di amare.

Questo amore si dilata costantemente a misura dello sguardo di Dio e quanto più questo sguardo è concentrato sui talenti ricevuti, allo stesso modo noi stessi irradiamo la stessa luce divina.

Per questo motivo è stato scritto che «un santo è un volto visibile, palpabile della perfezione evangelica», per questo san Francesco di Sales sottolineava la differenza che c’è tra una pagina di musica e sentire quelle stesse note cantate. «Tra il libro degli Evangeli e la vita dei santi - scriveva il santo Vescovo - c'è tutta la differenza che corre tra la musica scritta su uno spartito e quella cantata».