La basilica romana di San Giovanni Bosco, situata nell’omonimo quartiere in zona Tuscolana, offre una preziosa testimonianza artistica della devozione a San Giuseppe e un pregevole racconto per immagini della vita del padre putativo di Gesù. L'edificio sacro ha una struttura a pianta rettangolare di 45 per 78 metri. Si sviluppa verticalmente per 73 metri, di cui 6, dedicati alla cripta, realizzati sotto il livello stradale. La struttura architettonica rispecchia i modelli del razionalismo del secondo dopoguerra: si sviluppa su tre navate separate da pilastri, e con transetto.
Di “scale sante” ce ne sono molte, sparse nei santuari: in genere si tratta di costruzioni inserite in contesti che invitano a rivivere, nella preghiera, le sofferenze patite dal nostro Redentore nel suo immolarsi per noi o che vantano di possedere qualche reliquia legata alla sua Passione. Ma quella che si trova nella chiesetta di San Giuseppe a Santa Fe, capitale del New Mexico negli Stati Uniti, è veramente singolare. Nel 1872 il vescovo diocesano, monsignor Jean Baptiste Lamy, accolse un gruppo di quattro Suore di Loreto, e per dare loro un luogo di culto pubblico, fece costruire una cappella. Ne affidò l’incarico alla superiora, Madre Madeleine, con la condizione che la costruzione assomigliasse alla Sainte-Chapelle di Parigi, realizzata in stile gotico.
E' un anziano reso un po’ burbero ed esitante dall’età molto avanzata, ma dalla battuta sempre salace e soprattutto profondamente umano il San Giuseppe consacrato agli onori del palcoscenico da Eduardo De Filippo nel suo “De Pretore Vincenzo”, commedia in due tempi del 1957, nella quale il grande drammaturgo si confronta con il delicato tema del sacro, e nella quale il padre putativo di Cristo recita un ruolo da assoluto protagonista. Il testo teatrale, scritto in appena una manciata di giorni, trae origine da un omonimo poemetto dedicato alla figura di un ladruncolo di strada, Vincenzo De Pretore, che nel breve arco di poche settimane vive una anomala vicenda di conversione spirituale - proprio attraverso un serrato dialogo con San Giuseppe -, quale premessa alla sua tragica fine terrena e al confronto diretto con l’Altissimo.