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Nel tempio salesiano di Roma dedicato a Don Bosco

di Sergio Todeschini


La basilica romana di San Giovanni Bosco, situata nell’omonimo quartiere in zona Tuscolana, offre una preziosa testimonianza artistica della devozione a San Giuseppe e un pregevole racconto per immagini della vita del padre putativo di Gesù. L'edificio sacro ha una struttura a pianta rettangolare di 45 per 78 metri. Si sviluppa verticalmente per 73 metri, di cui 6, dedicati alla cripta, realizzati sotto il livello stradale. La struttura architettonica rispecchia i modelli del razionalismo del secondo dopoguerra: si sviluppa su tre navate separate da pilastri, e con transetto.

La navata centrale è illuminata dalla cupola principale, il cui tamburo misura 46 metri di diametro, mentre la chiesa ospita anche una seconda cupola di 20 metri. Il perimetro esterno della basilica è impreziosito da due imponenti torri campanarie così che il complesso delle cupole e dei campanili si eleva a comporre un insieme armonioso e solenne. è in questo vasto spazio architettonico, in cui si incontrano differenti forme d’espressione artistica – dal mosaico alla pittura su vetro -, che si staglia anche la figura di san Giuseppe, oggetto di una profonda venerazione da parte di San Giovanni Bosco e dei suoi figli e figlie spirituali.

I dipinti realizzati sulle immense vetrate riportano alcuni episodi della vita di San Giuseppe, ma è soprattutto l’altare a lui dedicato a rappresentare il fulcro iconografico della venerazione del santo, per effetto di un grande dipinto e di un bassorilievo di marmo, entrambi dedicati alla vita del Santo. Le vetrate Le numerose vetrate che si aprono sulle navate laterali e nel corpo della cupola maggiore sono dedicate a episodi significativi del vecchio e nuovo testamento e rappresentano lavori di raffinato pregio pittorico, realizzati dai maestri Marcello Avenali (1912-1981) e Lorenzo Gigotti (1908- 1994). Le scene bibliche sono rappresentate attraverso linee nette, geometriche ed essenziali, la cui forza espressiva è accresciuta dall’impiego di un impasto cromatico “freddo”, giocato sulle molteplici variazioni e sfumature del blu, del grigio, del nero e del bianco. Nelle sedici vetrate raffiguranti vicende tratte dal nuovo testamento San Giuseppe occupa naturalmente uno spazio centrale.

Nel racconto iconografico della nascita del Salvatore il Santo si china premuroso verso Maria e il bambinello, mentre la sua gestualità si fa forte, assertiva e paterna nei quadri in cui assieme a Maria presenta Gesù nel tempio, e sempre nel tempio coglie Gesù nell'atto di disputare con i dottori rabbinici. L’altare In una delle navate laterali del tempio si apre poi un vasto spazio sacro dedicato sempre alla figura del padre putativo di Gesù. Sopra l’altare campeggia un dipinto a olio di imponenti dimensioni, realizzato dal pittore Emilio Notte (1891-1982) e nel quale San Giuseppe è raffigurato all’interno del suo opificio di falegname. Il dipinto, dominato dalle tinte neutre e punteggiato in alcune porzioni da vivacissimi inserti di rosso, giallo, bianco e blu, e colpisce in primo luogo per l’essenzialità e l’asciuttezza delle forme, dei panneggi e dei volumi. La figura di San Giuseppe è collocata al centro dell’opera: nelle mani stringe un’assicella di legno e una sega e allo sguardo di chi osserva la tela si presenta con la postura semplice e naturale di chi pare essersi appena voltato per accogliere un occasionale visitatore.. Alla sua destra la Vergine Maria è intenta a cucire, mentre Gesù si protende verso di lui porgendogli un’asse di legno. Lo fa con sguardo attento, quasi fosse in attesa di un comando o di un’istruzione del padre riguardo al lavoro in bottega.. Alla sinistra del santo stanno due operai in posa orante. All’esterno, al di là della porta d’ingresso dell’opificio artigiano, si notano dei muratori impegnati nella costruzione di un edificio.

A completare la scena è infine un volo di angeli, che dal soffitto della bottega di vegliano sulla Santa Famiglia e porgono a Giuseppe il giglio della purezza. Il bassorilievo L’altare dedicato a San Giuseppe è impreziosito infine da un bassorilievo marmoreo, collocato in alto, proprio sopra il quadro. Si tratta di un’opera realizzata nel 1958 dal maestro Oddo Aliventi e dedicata al tema biblico della fuga in Egitto. Dalla lavorazione plastica delle figure, dalle loro pose e dall’impressione d’insieme che l’opera trasmette, emerge in modo nitido il fatto che la creazione del maestro Aliventi sia apertamente ispirata alla tradizione scultorea dell’alto medioevo e del rinascimento. San Giuseppe, premuroso e apprensivo, volge il capo verso un angelo che gli indica la strada.

La Madonna, assisa sul dorso di un asinello che avanza con passo sicuro, reca tra le braccia il piccolo Gesù, che a sua volta l’accarezza dolcemente.. Sulla sinistra del bassorilievo si scorgono due pastori col loro gregge: il primo osserva la famiglia di Nazareth con sguardo incuriosito, mentre il secondo è assopito tra gli alberi. Sulla destra del bassorilievo, infine, un uomo avanza a dorso di cammello verso una natura rocciosa. Siamo dinanzi a un’opera preziosa, che assieme alla pala d’altare e ai numerosi dipinti su vetro presenti nelle navate e nel corpo della cupola, contribuisce a comporre un armonioso omaggio, attraverso la molteplicità delle forme artistiche, alla figura di San Giuseppe.