Non si mangia più insieme: i tempi accelerati, frenetici e sfalsati della famiglia non permettono più a un nucleo, a una comunità di ritrovarsi interrompendo il lavoro alla metà del giorno, né alla fine della giornata di riunirsi per la cena, per stare intorno alla tavola e condividere quanto sostiene la vita materiale. Insieme a questo alimento concreto tuttavia si condivide anche un altro alimento più importante, quello affettivo e spirituale, una comunione vitale d’affetti che ha la sua manifestazione suprema nell’ultima cena.
L’arte pittorica ci descrive gli episodi della vita di S. Giuseppe con differenti suggestioni, dettate da fantasie artistiche, capaci di trasmettere chiari messaggi spirituali e forti cariche emozionali.
Un episodio del nostro santo che ricorre spesso nei quadri e negli affreschi è quello ultimo del transito, ossia: il suo passaggio dalla vita terrena a quella eterna. Da sempre il racconto pittorico inquadra S. Giuseppe disteso con accanto la Madonna e Gesù. Non mancano angeli che osservano sospesi nello spazio o vicini al letto, pronti ad accogliere la sua anima. L’episodio non viene mai drammatizzato e il dolore che si avverte sui volti delle figure è un dolore raccolto, intimo, perché è certo il passaggio del padre putativo al cielo.
Nel cuore di Milano sorge un meraviglioso edificio di culto dedicato al grande Patriarca. Le fonti segnalano già dal 1503 la presenza di un “Luogo Pio di San Giuseppe”. Nel 1516 venne consacrato il capolavoro architettonico attuale: progettato da Francesco Maria Richini, segnò l'inizio del barocco milanese.