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Super User

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Giovedì, 09 Aprile 2015 15:54

Trasmissione Radio - Aprile 2015

La settimana santa: panorama della vita di fede

Nella mattinata di domani tutti i vescovi del mondo cattolico celebreranno la messa crismale, per consacrare quest’unguento per la celebrazione dei sacramenti del battesimo, della cresima, dell’ordine sacro e per il sacramento della guarigione l’unzione dei malati.

La Settimana Santa ci presenta un vasto insieme di immagini simboliche, assai emozionanti, ricche d’insegnamento e di una coinvolgente testimonianza come ad esempio: la lavanda dei piedi, la frazione del pane, la discesa agli inferi.

Domani, prima che il sole tramonti, la liturgia compirà come gesto di guarigione nell'azione della lavanda dei piedi. 

È un gesto di guarigione per la nostra fragilità umana. Ogni fragilità è rafforzata e si guarisce soprattutto con l’amore e la condivisione: l’amore non guarda mai dall’alto in basso, ma sempre si abbassa per innalzare.

Prima della grande preghiera sacerdotale Gesù con la lavanda dei piedi anticipa lo stile di un servizio, sia per tutto il popolo di Dio ma anche e soprattutto per i sacerdoti: devono imparare a essere servi e non padroni, non funzionari ma solidali compagni di viaggio.

Da grande Gesù dirà di imitarlo: «Io ho fatto, affinché voi facciate».

Già dall’infanzia Gesù aveva imparato come si serve e si ama in modo autentico la vita: servendo.

Ascolta, ora!

Lunedì, 16 Marzo 2015 14:41

Il più degno

Tre giovani africani furono fatti entrare nella capanna delle riunioni. Il capo era seduto in fondo, circondato dai vecchi guerrieri. I ragazzi gli s’avvicinarono.
- Per sei giorni - egli disse, parlando lentamente - siete stati lasciati nella foresta per mettere alla prova le vostre capacità, affinché noi potessimo giudicare se siete degni di essere considerati guerrieri. Siete ritornati sani e salvi, nonostante i mille pericoli. Ma non basta. Che cosa avete fatto per meritare il nome di guerrieri?
Tra l’attento silenzio degli uomini della tribù, i ragazzi narrarono le loro imprese. Uno aveva ucciso un leopardo, un altro aveva lottato con un pitone. Solo il terzo dei ragazzi non parlò.
- E tu, Mamadù, che cosa hai fatto? - chiese il capo. - Ho preso un orcio di miele dalle api selvatiche - rispose sommessamente Mamadù.
I ragazzi sorrisero. Che cos’era rubare del miele dalle api? Ci voleva pazienza, audacia anche, ma non era una prova degna di un guerriero della tribù.
- Perché hai preso il miele e non hai cacciato qualche animale feroce? - chiese il capo.
- Tu sai - rispose Mamadù - che i miei genitori sono vecchi e ammalati; dovevo pensare a loro e l’ho fatto portando loro il miele.
Il capo si alzò. Tese la lancia verso Mamadù e disse: - Prendila, perché fra tutti tu sei il più degno. Prima di essere cacciatore, un uomo deve essere uomo. E c’è solo un modo per sapere quando egli è tale: quando sopra ogni cosa egli mette l’amore e il rispetto per i suoi genitori.
Alberto Manzi
 

I consigli DALLA NATURA

 

La cicoria

 
Cicoria (Cichorium intybus) è una pianta nota per le sue proprietà curative fin dall'antichità. I preparati a base di cicoria sono raccomandati per le persone con appetito eccessivo, contribuisce a ristabilire il metabolismo e alla disintossicazione del corpo. La cicoria abbassa il colesterolo e gli zuccheri nel sangue ed è indicata come coadiuvante in arteriosclerosi e diabete.
La presa giornaliera di 2-3 grammi di polvere, ottenuta dalle parti aeree della pianta, è un rimedio prebiotico, depurativo del fegato, reni e cute. 100 ml di succo lattiginoso fresco, ottenuto come spremitura di radici, mescolato in 100 ml di latte e bevuto al mattino a stomaco vuoto, o la sera prima di coricarsi, ha proprietà antiossidanti.
Il decotto è preparato da radici di cicoria e (o) dalle parti aeree delle piante. Preparazione: mettere 2-3 cucchiai di erbe tritate in 750 ml di acqua e fate bollire 15 minuti, o fino a quando un terzo dell'acqua evapora. Bere in piccole dosi durante la giornata.
Caffè di cicoria. Gli effetti officinali specifici di questa pianta sono mostrati anche nel caffè. Dopo la macinazione fine delle radici, soffriggere delicatamente la polvere. Usarlo come un infuso, preparato con 2-3 cucchiaini di polvere per una tazza di acqua bollente. Bere 2-5 tazze al giorno. Stimola la digestione, rafforza lo stomaco, sostituisce il caffè.
L’insalata di foglie di cicoria, infine, è una efficace medicina. 
 

Macco di san giuseppe

 
Ingredienti per 4 persone:
    * 800 g di legumi secchi (fagioli, ceci e fave oppure solo uno dei tre); * 400 g di spaghettini o pasta mista; * 1 cipolla; * 1 costa di sedano; * 2 pomodori; * 1 ciuffo di finocchietto selvatico; olio d’oliva extravergine; sale 
 
Lavate sotto l’acqua corrente fredda i legumi finché l’acqua sarà limpida e poi metteteli a bagno per tutta la notte in una ciotola d’acqua.
Il giorno dopo cuoceteli in abbondante acqua salata con la cipolla, il sedano e i pomodori a pezzetti finché saranno tenerissimi, tanto da poterli schiacciare con una forchetta (la parola macco deriva infatti dal verbo ammaccare).
Quando saranno teneri, ma non ancora cotti, aggiungete il finocchietto tritato e la pasta; portate il tutto a ebollizione, sempre mescolando. A fine cottura aggiungete abbondante olio d’oliva extravergine e pepe, se lo gradite.
 

Buono a sapersi

 
Per pulire tappeti molto sporchi: prendere 1 litro d’acqua tiepid
a, mescolare 2 bicchieri di aceto bianco e 3 cucchiai di bicarbonato. Lavare con una spazzola, con sete morbide, il tappeto. Lasciarlo asciugare (possibilmente non al sole, i colori potrebbero sbiadire) e aspirare con cura.  Se dopo il primo lavaggio, notate che il tappeto è ancora sporco, ripetere l’operazione.
Per tappeti normalmente sporchi: aspirare con cura il tappeto. Versare del bicarbonato omogeneamente su tutto il tappeto, lasciare agire per circa 8 ore. Aspirare il bicarbonato. Sciacquare il tappeto, con una spazzola a sete morbide, usando un composto di 1 litro d’acqua e 3 cucchiai di bicarbonato. Lasciare asciugare e aspirare con cura.
 
Pulizia di poltrone e divani in pelle: prendete 1/2 bicchiere di succo di limone e mischiatelo con 1/2 litro d’acqua tiepida, passate il divano o la poltrona con cura, asciugate con un panno; lucidate il tutto con un composto di un cucchiaio di olio extravergine d’oliva, 3 cucchiai di olio di lino e un cucchiaio di aceto bianco. Vi consigliamo di usare un panno di lana.
Pulizia poltrone e divani in tessuto: prendete 1/2 bicchiere d’aceto e 1/2 litro d’acqua, lavate con una spazzola (imbevuta nell’acqua e aceto) la poltrona o il divano da pulire; versate un po’ di bicarbonato su tutte le superfici della poltrona o del divano, lasciate asciugare, e aspirate con cura.
 
Lunedì, 16 Marzo 2015 14:29

Sant'Agnese fuori le mura

Il complesso di Sant’Agnese fuori le mura, modello di architettura e di devozione, sottolinea il ruolo della presenza femminile nelle prime comunità cristiane. Fin dall’antichità, pari venerazione ebbero uomini e donne martirizzati, anche se invalse l’uso di indicarli come “vergini e martiri”, dando per implicito il martirio anche per le vergini. Tra le romane martirizzate, alle quali sono dedicate splendide chiese, spiccano Cecilia, Balbina, Prassede, Pudenziana, Prisca, Sabina e Agnese. A quest’ultima sono dedicate due chiese. Una, Sant’Agnese in Agone, sorge sulla centralissima Piazza Navona ed è capolavoro barocco del Borromini. L’altra sorge sulle catacombe presso la Via Nomentana dove la Santa fu sepolta.

La chiesa del Sacro Cuore alla stazione Termini

di Sergio Todeschini

La splendida chiesa romana dedicata a san Giuseppe, fatta costruire dal nostro don Luigi Guanella e inaugurata nel 1912, è successiva a quella che Pio IX iniziò a far erigere accanto all’odierna stazione Termini per onorare  san Giuseppe, che nel 1870 aveva proclamato “Patrono della Chiesa Universale”. Col tempo, il Papa pensò, una volta terminati i lavori, di dedicare la erigenda basilica al Sacro Cuore; perchè in quegli anni la devozione verso l’amore misericordioso di Gesù si era andata assai diffondendo. I lavori con­tinu­arono lentamente e a lunghi intervalli, perché i costi troppo elevati non permettevano il loro avanzamento. Nel 1878, morto Pio IX, Papa Leone XIII, che gli successe a capo della Chiesa Cattolica, volle che il tempio venisse velocemente ultimato. Conoscendo la fama di don Bosco e la sua capacità di ottenere con facilità le offerte, gli  domandò se si sentiva in grado di portare avanti il gravoso incarico e portare a compimento l’edificio. 

Protagonista con don Guanella di quell’evento di cento anni fa 

di Graziella Fons

Il genio caritativo della Chiesa ha scritto la storia di questi duemila anni. Questo genio consiste nello stare accanto ai sofferenti come il prolungamento della presenza reale di Cristo nella storia umana. A questo riguardo, diceva il beato Paolo VI: «È Cristo che ispira, guida, sostiene, trasfigura e santifica ogni iniziativa ecclesiale al servizio dei poveri». La Chiesa, come una mamma, ha la percezione del dolore umano in ogni condizione di disagio e per ogni età.
Il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 ha trovato don Guanella sulla frontiera della desolazione nel soccorrere i poveri. Da subito, a causa delle precarie condizioni di salute di don Guanella, don Aurelio Bacciarini si prodigherà nei paesini disastrati della zona di Avezzano per offrire soccorso ai sopravvissuti. 
Scriveva don Guanella: «Fui ad Avezzano con don Bacciarini per misurare l’enormità del disastro che ha raso al suolo paesi e borgate come la falce fa del fieno. […] I superstiti sono inebetiti. Distribuiamo viveri. Si ascoltano e si vedono a ogni passo pietosissime scene. Ritornammo  in un treno di feriti; sotto gli sguardi, uno spettacolo rattristante di infermi e feriti, ammucchiati in stato di grave pena sui vagoni». 
Lunedì, 16 Marzo 2015 14:01

Le lettere di marzo 2015

I miracoli hanno un volto diverso da quello immaginato

Spett. Direttore,
sono iscritta alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe, le comunico la dolorosa perdita di mia mamma Lorenzi Maria Celeste deceduta il 16/12/ 2014, iscritta alla vostra associazione dopo la morte della madre nel 1991, anch'essa iscritta per più di sessant' anni.
So che inviate la pagellina dei defunti, ed io continuerò a divulgare la devozione al Patrono della buona morte, due persone si sono iscritte, mia suocera, ed una amica.
Mia madre è morta di tumore, polmone, 10 metastasi celebrali, e anche al surrene, ed aveva attaccato la gola e la bocca.
Il miracolo a detta dei medici è che non si è mai lamentata del dolore, quando ha detto che soffriva dolori allo stomaco hanno iniziato la terapia del dolore. Se ne é andata in due giorni, senza soffrire. Aveva 73 anni.
Io so che è intervenuto san Giuseppe, anche se aveva appena finito la recita del Sacro Manto, convinta che lui l'avrebbe miracolata, nell'accompagnarla nella morte dei giusti.
Non le nego che mi sono arrabbiata anche con il Santo che non ha esaudito le mie suppliche, ma era il dolore a parlare, ora la ragione è più realista e accetta.
Non possiamo essere graziati tutti e anche la scienza e la medicina gettano la spugna, ed allora interviene solo la fede. Cordiali Saluti. Aspetto la pagellina. Grazie. 
Alessandra - Bergamo 
 
Cara e gentile signora Alessandra,
comprendo il suo sfogo e la sua rabbia; davanti al dolore della morte di una persona a noi cara, gli interrogativi possono urlare con acredine, ma anche nel momento della sofferenza Dio è sempre un Padre paziente e misericordioso.
Il Creatore ha dato  le leggi alla natura,  queste leggi non conoscono ragione, camminano per la loro strada e seminano sofferenza. La presenza di Dio, attraverso l‘esempio e la preghiera di san Giuseppe, ha fatto in modo che la mamma non si lamentasse e sopportasse il dolore con coraggio e volontà tenace. 
Ci sono delle presenze divine nelle nostre esistenze che la nostra logica umana non sempre riesce a cogliere.
Chi non vorrebbe aver la mamma vicina per un lunghissimo tempo, ma è legge di natura che i figli devono sopravvivere ai genitori. Grande guaio se avvenisse il contrario.
La mamma Maria Celeste non può che essere lassù, accanto a Dio e, negli occhi stessi di Dio, vedere la vostra vita, mantenerla salda e vivace e soccorrervi nei momenti del bisogno.
Nella pagellina di iscrizione al Suffragio perpetuo, che le inviamo per posta, troverà un invito, attribuito a sant’Agostino, che incomincia così: «Se mi amate non piangete». 
Ricorderò la mamma e anche lei nelle nostre preghiere. Si faccia animo, i nostri cari defunti non sono lontani da noi e non ci abbandonano. Dio ci benedica e ci conforti sempre.

I fili paterni di un tessuto provvidenziale

Caro don Mario, 
sono una vostra associata da tanti anni dopo la morte di mia zia (Gentile Maria vostra associata e grande devota a San Giuseppe). Quando ero adolescente, insieme a lei, la sera, recitavamo il Sacro Manto e il Rosario e questo mi ha portato a continuare questo cammino spirituale.
Sono sposata e ho una figlia, durante i periodi bui, come in tutte le famiglie, chiedo aiuto al Grande Santo e a Maria; infatti nel 2013 mio marito ha perso il lavoro, noi abbiamo cercato di non perdere mai la speranza grazie alle preghiere di tante persone che sono intorno a noi e soprattutto non farlo pesare a nostra figlia che insieme a noi la sera pregava perché al suo papà venisse comunicata un'offerta di lavoro. Ricevendo il vostro mensile, che è una fonte meravigliosa di notizie e preghiere, mi ha colpito la lettera di una ragazza che (per destino o casualità) aveva lo stesso nome di mia figlia, la sua stessa età e il papà anche lui disoccupato in cerca di lavoro; la ragazza esprimeva pensieri simili a quelli di mia figlia. Il giorno dopo portai a far leggere l'articolo a scuola dove frequenta mia figlia, le suore pensavano che la lettera fosse stata scritta da lei.
Dopo esserci rivolti a tante agenzie di lavoro, finalmente un mese fa mio marito ha ricevuto da una ditta edile il lavoro.
Non ci stancheremo mai di pregare e frequentare la Santa Messa e offrire un servizio presso il Santuario Madonna delle Grazie e Santa Maria Goretti, cantando durante la celebrazione delle ore 9,00; il nostro coro è formato da ragazzi di 14 anni e mamme e papà. 
Vi chiedo di pregare per le famiglie in difficoltà sia economica sia spirituale. 
Aspetto una vostra risposta
Cordiali saluti  
Visci Maria Cristina
 
Gentile e cara signora Maria Cristina, è sempre una grande gioia poter condividere i frutti dell'intercessione di san Giuseppe che rende piano il cammino delle persone.  La sensibilità d'animo e lo spirito di fede ci fanno leggere gli avvenimenti guidati dalla mano benefica di Dio-Padre che null'altro desidera se non il ben vivere dei propri figli. Non sempre i canali della grazia divina trovano persone disponibili a favorirli, ma al di sopra di tutto abbiamo la certezza che la tenerezza di Dio non abbandona nessuno. I nostri nonni dicevano che «Dio manda i panni secondo il freddo». Nessuno muore di fame, ma troppi - lo costatiamo ogni giorno - muoiono a causa dell'egoismo umano.
Dio vi benedica  e trovi sempre in noi il sentimento della gratitudine.
 

 Perseveranza e fede un binomio vincente

Gent.mo don  Mario, 

Le riporto qui sotto la Sua mail con la quale Lei, nello scorso febbraio, con sentimenti di cristiana empatia, rispondeva, confortandomi molto, al mio messaggio disperato. Con una raccomandata inviata alla vostra Pia Unione, richiedevo S. Messe e preghiere per ottenere la intercessione di questo grande Santo. Chiedevo a Dio una grazia di non poco conto. Sintomi sinistri mi affliggevano, in uno stato di serio malessere ed astenia inconsueto.
Iniziava così un calvario di esami, analisi, percorso attraverso reparti di ospedali tra i più qualificati.
Non ho cessato di pregare ogni giorno Dio, tramite san Giuseppe e la sacra Famiglia, ma anche gli altri Santi che la mia devozione mi aveva portato a conoscere, perché si potesse trovare la causa del mio male e potermi così curare adeguatamente.
I medici azzardavano ipotesi che poi venivano smentite da altri medici. Si continuava con altri esami, in una incertezza penosa. A maggio, lo specialista che mi doveva visitare mi cancella la prenotazione per imprevisti. 
Contrariato e demoralizzato, riesco fortunosamente a prenotare una nuova visita presso un ambulatorio privato, da un altro specialista, sconosciuto e mai sentito prima. Questo medico esperto ma per niente anziano, in pochi minuti ha esaminato il mio caso, - le documentazioni, esami etc. - Sbrigativo e laconico, effettua una fibroscopia in gola. 
Lesinando le parole scrive la diagnosi, prescrive la terapia e mi congeda. Non avevo compreso ancora nulla, ma in quel mattino di maggio avevo interiormente la sensazione di aver risolto il mio problema. 
Iniziata una cura adeguata, a metà di giugno ho ripreso la mia solita voglia di vivere e a stare bene nonostante i miei quasi 70 anni! Solo mesi dopo mi accorgo della data, da me segnata, come quella della fine del mio "calvario": era il 13 maggio. Un giorno particolare per chi è devoto della Madonna. 
La mia preghiera è stata ascoltata. Prego ancora san Giuseppe perché mi assista e perché quando sarà veramente quell'ora io possa essere confortato nella fede. 
Fernando 
 
Caro e stimato fratello nella fede Fernando, non sa quanta gioia mi ha procurato la sua lettera; sono davvero contento che la sua malattia si sia evoluta benevolmente con un intreccio di circostanze provvidenziali che le offrono la possibilità di guardare al suo futuro con serenità e voglia di vivere. 
La preghiera corale ha una grande efficacia e l’assistenza silenziosa, umile e confortevole di san Giuseppe offre sempre una sorgente di gioia, conforto e speranza nel cogliere dalla vita quei doni preziosi nascosti negli angoli più remoti, che solo il calore della preghiera sa far fiorire. 
Sarà ancora nella mia preghiera di gratitudine e una forte invocazione allo Spirito santo che attraverso l’intercessione di san Giuseppe le doni per tanti anni energia, vitalità e forza nell’offrire il contribuito della sua buona volontà e intelligenza per sollevare il livello di benessere della nostra società così asfittica e anemica.
Le auguro tante consolazioni e coraggio per vivere con un fiducioso atteggiamento di fede e godere una buona salute nello spirito e nel corpo. 
 

La Chiesa è chiamata a essere fiaccola per accompagnare i processi culturali e sociali che riguardano la famiglia. La Gaudium et Spes presenta una Chiesa capace di ridare cittadinanza a tanti suoi figli che camminano come in un «esodo». 

di M. Anna Maria Cánopi

 
Ricorrendo quest’anno – l’8 dicembre – il 50º della chiusura del Concilio Vaticano II, mi è stato giustamente suggerito di prendere come tema del mio ormai consueto contributo a questa rivista, la Costituzione conciliare sul mondo contemporaneo, vale a dire la Gaudium et Spes. Non presumo di poter offrire un approfondimento teologico-pastorale – per il quale certo mi sento inadeguata – ma, quale testimone di questi cinquant’anni di storia della Chiesa, posso umilmente fare una rilettura personale, quindi “monastica”, di questo stupendo documento, cercando di esprimere almeno in parte ciò che esso suscita nel mio cuore, soprattutto in riferimento al servizio di guida spirituale che ormai da molto tempo mi trovo a svolgere. Proprio questo servizio mi mette a contatto diretto con l’uomo contemporaneo nella sua realtà esistenziale fatta di gioie e speranze, tristezze e angosce. 
Lunedì, 16 Marzo 2015 13:42

La dignità della persona

Nessuna creatura può essere considerata “scarto” o “peso insopportabile

di Madre Anna Maria Cánopi

 
Andare incontro all’ignoto, senza sapere come affrontarlo, carico di aspettative, carico di domande. 
Entrando nel vivo della Costituzione Gaudium et Spes, ci si trova subito davanti ad una tematica che interpella tutti molto direttamente. Il primo capitolo è, infatti, dedicato alla dignità della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio, dotata di intelligenza, volontà e libertà, assetata di verità e di amore, ma anche ferita dal peccato e soggetta alla morte. Essa è portatrice di un mistero, è fatta per l’infinito, eppure si trova dolorosamente segnata dalla propria finitezza e perciò sempre alla ricerca di altro. In realtà è, più o meno consapevolmente, alla ricerca di Dio, ma anche sempre tentata di rivendicare la propria autonomia, quindi di usurpare il posto di Dio.

Un santo pronto a compiere la volontà del Creatore

di Angelo Forti

Nella silenziosa relazione amorosa tra due fidanzati l’energia creatrice dell’Altissimo concepisce e riveste di carne nel grembo di Maria, l’intelligenza divina che entra nella storia umana come illuminazione sul grande mistero di Dio.
I protagonisti di quest’avventura umano-divina sono Maria di Nazareth e Giuseppe di professione carpentiere. San Giovanni Paolo II nell’enciclica sulla Madonna, la Redemptoris Mater, descrive la gerarchia della santità. In questa classifica Maria occupa il primo posto, il secondo posto appartiene a san Giuseppe, il Redemptoris custos, prima degli Apostoli e di tutti gli altri santi. 
Per gli associati alla Pia Unione che guardano san Giuseppe con ammirazione e sono desiderosi di cogliere dalla sua spiritualità elementi di accrescimento della propria fede, è doveroso lasciarsi prendere per mano da san Giuseppe che nelle pagine evangeliche, in cui è protagonista accanto a Maria e Gesù, ci offre degli esempi di una forza particolare.

Solo profonda spiritualità riesce a far scaturire risorse insospettate per realizzare i propri desideri

di Giovanni Cucci

 
Il Signore stesso sembra farsi conoscere attraverso i desideri. Scrive a questo proposito S. Agostino: «Il tuo desiderio è la tua preghiera; se continuo è il tuo desiderio, continua è la tua preghiera […]. Il desiderio è la preghiera interiore che non conosce interruzione». Lo stesso vangelo può essere presentato come una grande educazione ai desideri; si pensi ad es. alla domanda iniziale di Gesù nel vangelo di Giovanni: «Che cercate?» (Gv 1,38), una domanda che invita a fare chiarezza nel cuore prima di iniziare la sequela. Anche prima di un miracolo, Gesù rimanda al desiderio, come quando si trova di fronte al paralitico della piscina di Betzatà, gli chiede anzitutto: «Vuoi guarire?» (Gv 5,6). Ponendo queste domande, Gesù invita a riconoscere che cosa è importante desiderare nella vita come guida per ogni passo ulteriore, anche di guarigione.
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