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Super User

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Venendo dalle Mura Vaticane, percorrendo Via Leone IV, si arriva a Largo Trionfale da dove inizia la via omonima; quasi in parallelo a Via Trionfale si apre Via della Giuliana, una grande arteria che porta al Piazzale Clodio, noto in tutta la nazione italiana, a motivo della sede del Tribunale, purtroppo, frequentemente nominato nei telegiornali.
Circa a metà percorso di Via della Giuliana, il 19 marzo 1945, è stata benedetta un’imponente statua, raffigurante san Giuseppe con Gesù adolescente. Da settant’anni brilla questo grandioso segno di ringraziamento di protezione a san Giuseppe.
Lunedì, 16 Marzo 2015 12:58

Nasce un'umanità redenta

La Pentecoste: terzo mistero glorioso

di Ottavio De Bertolis

 
La discesa dello Spirito Santo produce nel Corpo mistico di Cristo, cioè nella Chiesa, gli stessi effetti, per dire così, che ha prodotto sul corpo fisico, di carne, di Gesù. Gesù è risorto per la potenza dello Spirito Santo: il corpo fisico di Gesù è stato assorbito, per così dire, dalla vita divina, inesauribile ed eterna, che è lo Spirito del Padre, che viene riversato in pienezza su di Lui, il capo del suo Corpo mistico. Quella di Gesù, infatti, non è una “semplice” rianimazione, come quella di Lazzaro, ma è l’ingresso di Gesù, del Cristo segnato dalle ferite e dalla morte, nella gloria del Padre, nel Suo mondo, nella Sua vita. E così lo Spirito vivificante, che il Padre ha riversato su di Lui, scende dal capo a tutte le sue membra, a tutto il Corpo di quel Capo, cioè alla Chiesa.

Marzo: nel mese dedicato a san Giuseppe

di Mario Carrera


Papa Francesco ha scelto di iniziare il suo servizio alla Chiesa di Dio come vescovo di Roma proprio il 19 marzo 2013, solennità di san Giuseppe, sposo di Maria e patrono della Chiesa universale e ha voluto rilevare che la coincidenza fosse molto ricca di significato. In quella circostanza ha sviluppato la sua omelia sul ruolo di san Giuseppe assegnatogli da Dio: essere «padre» e «custode».
In una società «senza padri» com’è la nostra, il ruolo del padre assume una notevole importanza. Dio ha voluto che suo Figlio Gesù, figlio dell’Eterno e figlio della società non vivesse senza un padre. In questo contesto la parola «Padre» è la chiave che apre il panorama sul mistero di Cristo, che è il Figlio mandato dal Padre a salvare l’umanità, ma è anche la chiave che permette di affacciarci sul panorama della nostra vita cristiana. Noi siamo diventati figli attraverso e in compagnia di questo Figlio prediletto dal Padre con il nome di Gesù, il Salvatore. 
Sabato, 07 Marzo 2015 13:48

Trasmissione Radio - Marzo 2015

Strade da camminare nel giusto sentiero della santità

Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe, all’inizio di questo mese di marzo che la tradizione secolare della chiesa ha dedicato a san Giuseppe.
Il nome di san Giuseppe è particolarmente legato ai mercoledì del mese, in particolare, come oggi, e, ancora, il 19 di ogni mese e poi tutto il mese di marzo. Il mese di marzo festeggia anche il concepimento di Gesù nel grembo della vergine Maria. Il 25 marzo, infatti, inizieranno i nove mesi in attesa del Natale del Figlio di Dio tra noi. 

 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 16:04

Il negozio della verità

Non potevo credere ai miei occhi quando lessi l’insegna del negozio: Il negozio della verità.
Lì vendevano la verità.
La commessa fu molto cortese: che tipo di verità desideravo acquistare, la verità parziale o la verità totale?
La verità totale, ovviamente.
Niente falsità per me, nessuna difesa, nessuna razionalizzazione. Volevo la mia verità pura e semplice e tutta quanta. Mi indicò l’altro lato del negozio, dove si vendeva la verità totale.
Il commesso che era là mi guardò con commiserazione e indicò il cartellino del prezzo. «Il prezzo è molto alto, signore», disse.
«Quant’è?» chiesi io, deciso di ottenere la verità totale a tutti i costi.
«Se lei sceglie questa» disse, «dovrà pagarla perdendo il riposo per il resto della sua vita».
Uscii tristemente dal negozio. Avevo creduto di poter avere tutta la verità ad un prezzo modesto. Non sono ancora pronto
per la verità. Desidero ardentemente pace e riposo di tanto in tanto. Ho ancora bisogno di ingannarmi un po’ con le mie difese e razionalizzazioni. Cerco ancora il rifugio delle mie convinzioni indiscusse.
 
Anthony de Mello

In una chiesa di Francoforte esisteva una magnifica statua che rappresentava Cristo. Durante la seconda guerra mondiale, Francoforte fu oggetto di terribili bombardamenti. Accadde che al termine della guerra, la statua non aveva più le mani. Numerosi scultori si offersero di rifare delle mani nuove, in modo tale che nessuno potesse notare la differenza. Dopo aver considerato tutte queste offerte, i membri della chiesa decisero di rimettere a posto la statua senza le mani. Venne aggiunta allora questa iscrizione: «Cristo non ha le mani, ad eccezione delle nostre»



I consigli DALLA NATURA

 

La genziana

 
La genziana è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Gencianáceas, ed è una pianta che raggiunge un’altezza massima di 1,2 metri. La radice della genziana è amara come la picrina e ricca di sostanze glicosidi (gentiopicrin, genciomarina e genciina). Contiene anche vari zuccheri e pectina. A causa della sua radice amara ha un’azione che stimola la secrezione delle ghiandole digestive. Per questo motivo aiuta la lotta contro l’anoressia e aiuta la digestione.
Rimedio con la genziana per l’indigestione: Versare 1 cucchiaio di radice di genziana e 1 cucchiaio di camomilla assieme a qualche goccia di miele in una tazza di acqua e portare a ebollizione. Coprire e lasciare riposare per 5 minuti. Berne una tazza quando si sentono i disagi della cattiva digestione.
Rimedio con la genziana per flatulenza: Far bollire 1 cucchiaio di radice di genziana per 5 minuti in 1 tazza di acqua. Prendere 3 tazze al giorno prima dei pasti. Se il sapore non piace, per darne uno migliore è possibile aggiungere qualche grano di anice stellato.
Rimedio con la genziana per rimuovere le macchie dalle mani e il viso: Mescolare 1 cucchiaino di genziana e 1 di dente di leone in mezzo bicchiere d’acqua. Far bollire per 5 minuti, raffreddare, filtrare e aggiungere una spruzzata di limone. Immergere un batuffolo di cotone e applicare sulle macchie. Evitare di esporre l’area al sole per diverse ore.
 

 

Minestra quaresimale

 
Ingredienti per 4 persone:
    * 4 uova, 4 cucchiai di pangrattato, 4 cucchiai di parmigiano, 1l di brodo di carne, noce moscata, sale
 
Portate a bollore il brodo di carne. Separate i tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve; sbattete con una forchetta i tuorli con un pizzico di sale e poi amalgamate entrambi delicatamente per non smontare i bianchi.
Aggiungete al composto anche il pangrattato, il parmigiano grattugiato e una grattata di noce moscata.
Mescolate sempre delicatamente e, quando gli ingredienti si saranno ben amalgamati, versateli a cucchiaiate nel brodo bollente.
In pochi istanti la minestra è pronta per essere versata nelle singole fondine e si può insaporire con una spolverata di parmigiano e altra noce moscata a piacere. Servitela ben calda.
 

 

Buono a sapersi

 
Prima di lavare la padella, fatela riposare per una decina di minuti in acqua e bicarbonato di sodio. In alternativa, strofinatela con bicarbonato asciutto e una spugnetta abrasiva umida.
Per le padelle antiaderenti, preparate un impasto di bicarbonato di sodio e acqua da applicare con un panno strofinando delicatamente. Così rimuoverete l’unto senza rovinare il rivestimento antiaderente, e sparirà anche l’odore del cibo che di solito è così difficile eliminare.
 
Lavare le bottiglie. La bottiglia di solito si pulisce semplicemente con acqua alla quale aggiungere un po’ di sale da tavola, poi si sciacqua accuratamente con acqua. Se si desidera disinfettare la bottiglia, bollire dell’acqua con l’aggiunta di uno o due cucchiai di soda e versarla nella bottiglia, poi risciacquare. L’odore leggermente acidulo spesso scompare lavando la bottiglia con acqua calda a cui si aggiunge un cucchiaino di lievito.
 
Macchie di pastello. Cospargere un po’ di bicarbonato su un panno umido e pulire le macchie di pastello dalle pareti. Se il pastello si trova sulla vostra carta da parati, provate su una parte “nascosta” per vedere se la vostra carta da parati venga pulita e non si sfaldi, o che lo sporco di pastello non venga via in maniera uniforme.
 
 
 
 
 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:54

San Giovanni Laterano

San Giovanni in Laterano è la prima tra le quattro Basiliche Maggiori, ed il primato le deriva dall’essere la sede del Vescovo di Roma, tale, infatti, è il Papa. Il Laterano era all’origine un possedimento dei Plauzi Laterani, passato nel patrimonio imperiale, che l’imperatore Costantino donò a Papa Melchiade (311-314). Fu questa la prima proprietà territoriale della Chiesa ed il Papa vi iniziò subito la costruzione di una Basilica, detta Lateranense, dedicata inizialmente al Salvatore, poi ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Ben presto fu costruito anche il Patriarchio, la prima residenza dei Pontefici.
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:52

Una particella di dio nascosta in un diario

Claudio Contarin

di G. Cantaluppi

L’uscita dal pub era stata gioiosa, dopo una serata tra amici, tutti bravi ragazzi, impegnati nello studio, nel lavoro e nello sport. Claudio, Matteo, Francesco e Riccardo si sentivano orgogliosi di poter tornare a casa a bordo dell’Alfa 116, prestata dal padre di uno di loro. 
Una curva sulla strada che porta a Camisano Vicentino, forse presa a velocità un po’ sostenuta, ma sicuramente non eccessiva, vista l’ubicazione, o magari qualche altro motivo, solo nel cuore di Dio rimane il segreto che ha segnato il tragico destino di quattro giovani vite diciannovenni. Dopo avere sbandato ed essersi scontrata con il parapetto di un ponte, l’auto si è rovesciata finendo nel canale. Tutti morti sul colpo, tranne uno; ma anch’egli non ce l’ha fatta ed è spirato dopo i primi soccorsi.  
Sembrerebbe una delle tante cronache a cui purtroppo in questi tempi siamo abituati, se non fosse perché lo Spirito Santo ha voluto che da tanto dolore si sprigionasse una luce di fede e di speranza.
Uno di loro, Claudio, ha lasciato un’agenda su cui notava le sue riflessioni, un diario di cui neppure i genitori conoscevano l’esistenza, ora edito dall’emittente berica “Radio Oreb”.
Sì, un giorno, entrando nella camera del figlio, il padre l’aveva sorpreso in ginocchio a pregare, ed egli si era subito alzato, forse per essere stato scoperto in un suo segreto rapporto con Dio. Ma quel figlio era come tanti altri giovani, pur buoni e seri. Terminate le classi superiori, si era iscritto all’Isfav, la scuola di fotografia che, anche grazie alla professione del padre, costituiva insieme al calcio la sua passione e nella quale aveva talento, come testimoniano le foto annesse al suo diario. 
Aveva tanti tratti comuni ai suoi amici abituali:  le serate di divertimento al bar e in discoteca, il piacere di qualche bicchiere e della sigaretta e - perché no? - anche qualche simpatia verso le belle ragazze.
Aveva però incontrato Qualcuno che lo aveva conquistato: con Lui parla con spontaneità e naturalezza, chiamandolo Papà, a volte anche affettuosamente Papi o Pà. Tratta con gli Angeli, primo fra tutti il proprio Angelo Custode e con i Santi, suoi amici. Alla Madonna, la Mamma, va con trasporto: “Quanto ti vorrei abbracciare”, scrive.
è talmente amico di Gesù che lo invita a giocare o ad accompagnarlo al bar: “Oggi vieni a divertirti con me?”.
Come può un giovane definire lo Spirito Santo “la parte di Dio che brilla in noi”, se non è lo Spirito stesso a suggerirglielo?
Claudio non apparteneva ad alcuna forma di associazionismo parrocchiale o di altro tipo, però credeva che l’amore di Dio per lui fosse anche un riflesso delle cure prestate da suo padre Alberto, durante un pellegrinaggio in Terra Santa, a un bambino disabile di nome Yossi (Giuseppe in ebraico). Commenta: «Ora Alberto è tornato a casa, al primo maschio ha messo il nome Yossi (è il secondo nome di Claudio). La sua vita non è più la stessa: ad Alberto piace pregare, trovare un momento di pace e di sollievo con Dio. Usa tutte le sue energie per la sua famiglia, usa tutto il suo cuore per Dio. Negli occhi di quel bambino ha visto Gesù, l’ha aiutato».
Sembra quasi che avesse intuito la brevità della sua vita quando scrive: «Non sappiamo quanto tempo ci rimane. Forse poco, forse ancora tanto».
Anche per lui ci sono stati giorni in cui ha dovuto farsi forza per superare l’abitudinarietà, ma sapeva di non essere solo perchè c’è il suo “Papà”: «Ogni giorno che passa, per quante difficoltà io possa avere, ci sei tu, qui, presente!». E ancora: «Dacci una mano Papà, aiuta il nostro cuore a essere pronto a raccogliere il piccone dello Spirito Santo, a salire il muro… se saliremo, grazie a te arriveremo dall’altra parte… ci saranno poi altre difficoltà ancora più dure del muro… ma non ci volteremo».
Il proposito di «da fuori mostrare sempre un gran sorriso, grinta, voglia di vivere e aiutare gli altri» lo invita a chiedere di «essere leone perché il coraggio è la forza, la grinta riempie e iniziar così il cammino, forte come il leone, dolce come un bambino».
In un momento di panico, in cui confessa di non riuscire a pregare per l’inquietudine, si affida alla Madonna: «Chiedi alla Mamma un po’ di dolce calma e poi con lei torna a pregare e ora che c’è lei nella tua mano mi raccomando non ti preoccupare». 
Di amici ne aveva tanti fra i Santi: quasi ogni pagina del suo diario si chiude con «Claudio & san... e tutti noi». In una poesia definisce ogni Santo una nuvola che sorregge il trono del Signore e conclude: «Anch’io voglio essere una nuvola!». «Caro Angelo, scrive all’Angelo Custode, la cosa più bella sarebbe arrivare da Dio con te mano nella mano. Aiutami a resistere alle tentazioni e aiutare gli altri come tu aiuti sempre me».
Pensa anche al suo avvenire, quando, parlando di San Giuseppe, confida: «Egli lavora, porta a casa il pane e la fede nella propria famiglia. Se sarà ‘fare il papà’, nel progetto di Dio, lo farò ascoltando quando mi parla e dicendo: ‘Ecco il tuo servo: sia fatta di me la tua volontà!».
L’itinerario gli è chiaro: «Così vive il Santo. Sempre con quel profondo desiderio di esserlo… E la giornata il Santo come la vive? Sempre con gli occhi ‘brillanti’ di Gesù» perché «anche semplici sorrisi, ma davvero sinceri, sono questi i veri miracoli». E chiede al Signore: «Il calcio mi ha dato grande soddisfazione verso di te. Ma aiutami… a far giocare la palla con il cuore» e chiede di poter vedere in ogni sua azione «il volto di Gesù. Così davvero colorerò la mia vita».
Paragona i santi alle campane: «Come le campane di casa Tua che chiamano così soavemente e timidamente, così un santo chiama il prossimo suo”.
La certezza di essere amato da Dio, aiuta Claudio a vivere coerentemente anche l’esperienza della fragilità e del peccato.
Ricordando le parole di Gesù misericordioso a suor Faustina Kowalska: «Tu sei la gioia e la delizia del mio cuore», scrive: «Anch’io quando non riesco ad ascoltare il mio cuore perché il male mi atterra, me lo ripeto… e tu vieni a soccorrermi».
«Ho peccato. Oggi non sono andato a messa. Oggi è il giorno del Signore. Se cadiamo perchè noi non riusciamo a sentirti, allora ti prego aiutaci a chiedere scusa, a rialzarci e a tornare da te più forti di prima. Sapendo che il tuo cuore è più tenero di un bacio della Madonna». 
Il rapporto di Claudio con il suo “Papi” è alimentato dalla preghiera: «Mi sono svegliato, oggi ho un profondo desiderio di te!». Si sente un’ape che si posa sul fiore aperto per saziarsi: quel fiore è Dio. La preghiera non è solo mettersi in ginocchio, ma anche «un continuo ‘dare’ a Dio» nel povero, e un continuo ricevere da Dio: è quello che lo colpisce nella vita di Madre Teresa.
Non mancano momenti di “deserto” per stare a tu per tu con Gesù.  In un giorno del settembre 2007 segna sulla sua agenda: «Programmare un giro con Gesù: in bici sui colli, da solo o in compagnia di chi preghi te; cose da portare, rosario e vangelo; optional, qualcosa da mangiare e da bere così da fare merenda con Gesù». 
Si impegna: «Ho deciso per avvicinarmi alla preghiera che ogni lunedì mi impegnerò di più a pregare». Tanto da chiamarlo ‘lunedì di preghiera’, perché «la preghiera è importante per respirare attimi di aria celeste, per far brillare i nostri occhi di gioia, per ristabilire forte il sorriso nelle mie giornate». E ancora: «Nella preghiera voglio rifugiare la mia vita» per «vivere sentendo il battito del cuore…  fidandoci e mettendo radici salde in Dio, sapendo che la sua volontà è solo amore. E Dio lo troviamo nella preghiera».
Claudio ha diciannove anni ed esplode di  gioia: è pieno di gratitudine per quello che ha ricevuto da Dio,  dalla famiglia e dagli amici, con la voglia di regalare un sorriso a chi incontra: «Là, dove manca un sorriso, io lo porterò. Un amico è importante, un sorriso vale una vita. E entrambe le cose si possono sempre dare».
Il segreto della gioia di Claudio lo troviamo anche in due sue affermazioni: «Solo nell’umiltà si trova la vera ricchezza… invece di lamentarsi bisogna guardare le cose che abbiamo».
C’è una fotografia di Claudio nel suo diario in cui il cielo azzurro appare al di là di un intreccio di rami e che egli commenta come simbolo della lotta dell’uomo nello sforzo di aprirsi il varco verso il cielo per arrivare a Dio. Una fatica che anche lui ha vissuto, «ma da fuori mostrare sempre un gran sorriso, grinta, voglia di vivere e aiutare gli altri».
 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:49

Il compimento della vita: perenne dialogo con Dio

Trentesimo dialogo, e ultimo sul “Credo”

di G. Gennari

L’ultima volta siamo rimasti con l’interrogativo sul senso del suffragio per i defunti. Se il morire è anche la realizzazione piena della creatura la cui libertà ha la possibilità di scegliere per la Vita o per la Morte, Paradiso o Inferno, come esige la libertà umana, e quindi nel morire, grazie alla purificazione necessaria accolta o rifiutata è anche la realtà definitiva, resurrezione e vita eterna o eterna e voluta privazione della felicità, allora che senso ha la preghiera per i defunti? Quando noi preghiamo per loro essi sono già – e noto questo già – nella loro definitiva realtà, e quindi il suffragio è inutile…
No: e quel già è proprio il centro del discorso. Noi siamo nel tempo, ma la vita eterna è in Dio, che non è nel tempo. Il nostro suffragio di oggi è dall’eternità presente nella Sapienza infinita che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. La nostra preghiera di suffragio, che è nel nostro oggi, non raggiunge il defunto direttamente, ma attraverso la mediazione del Cristo Signore e Salvatore, cui tutti i tempi sono presenti, perché Egli è (anche) l’Eterno…
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:47

Le lettere di febbraio 2015

Gioiosi ricordi di una vita vissuta con impegno

Gentile don Mario Carrera, 
mi piace leggere la vostra rivista, comprese le lettere di lettori. Sono una persona anziana nato a Meduna di Livenza provincia di Treviso nell’ottobre del 1921. Sono in buona salute nonostante i miei novantaquattro anni, ho una memoria fortissima. […]. Nel tempo della seconda guerra mondiale, mi sono iscritto al reggimento Alpini Julia per combattere sul fronte russo. Fortunatamente sono uno dei pochi del mio paese ritornato salvo a casa. 
Ho camminato, la maggior parte, durante l'inverno con temperature che raggiungevano i -40 C. Il giorno del mio ritorno in Italia era 19 marzo 1943, giorno della festa di San Giuseppe. E per questo la mia gratitudine va a San Giuseppe, per il passaggio sicuro e durante la mia vita per tante altre cose: la mia devozione a San Giuseppe rimane per sempre. Nel 1949, sono emigrato in Canada con mia moglie Alma e ci siamo sistemati in Thunder Bay, in provincia di Ontario. Ho lavorato per tutta la mia vita come panettiere e pasticcere e con Alma abbiamo cresciuto i nostri due figli, Lidio ed Elena. […] Sarei grato se poteste ricordarci nelle vostre preghiere. 
Nicola Soldera 
Woodbridge, Ontario (Canada)
 
Caro e simpatico signor Nicola,
nella certezza che leggerà la risposta alla sua lettera, le assicuro una cordiale invocazione a Dio, padre della vita, e esprimo le mie congratulazioni e l’augurio più affettuoso di lunghi anni di vita così da testimoniare la sua fede in Dio e la fiducia in san Giuseppe che l’ha protetto nel fiore della sua giovinezza e le ha permesso di ritrovare i suoi parenti a casa e innamorarsi di Alma.
Immagino le sue sofferenze di ritorno dalla “campagna” di Russia, dove migliaia di giovani soldati hanno lasciato la vita sacrificando il loro futuro per la follia di una guerra nata dall’orgoglio e dalla presunzione.
Davanti a queste memorie siamo sollecitati, ogni giorno, a invocare da Dio il dono della pace, della saggezza e del dialogo per i popoli in conflitto.  Preghiamo che l’orgoglio accecante cessi di bagnare la terra con il sangue delle vittime e le lacrime degli orfani.
Gesù, autore della pace, per l’intercessione di san Giuseppe ci aiuti a vivere nella tranquillità e nella pace.

 

Capaci di guardare la morte in faccia

Gentilissimo don Mario, 
alcuni giorni fa ho ricevuto la cartolina di auguri di buon onomastico per mio marito Vincenzo e ho pensato allora di informarvi che mio marito è deceduto il 29 dicembre, la domenica della festa della Santa Famiglia. Stavamo partecipando alla Santa Messa trasmessa in televisione, quando al termine il sacerdote diede la benedizione mio marito diede l’ultimo respiro. Il “transito” fu sereno e tranquillo. Il 16 gennaio avrebbe compiuto gli anni. I figli avevano preparato tutto per festeggiare il giorno della sua nascita sulla terra, invece abbiamo festeggiato la nascita alla nuova vita. La liturgia del rito funebre l’ho preparata io il giorno prima del funerale e il sacerdote ha poi controllato se tutto andava bene. Io, i miei figli, le loro mogli e i nipoti abbiamo letto le letture e la preghiera dei fedeli. Prima della celebrazione il sacerdote ha ricordato mio marito dicendo che Vincenzo era un santo uomo e di pregare il Signore perché concedesse a ciascuno di noi di poter vivere una vita di fede come la sua. 
Dico queste cose non per vantarmi ma per rendere gloria a Dio per tutto quello che ci ha donato.  Con mio marito Vincenzo abbiamo lavorato in parrocchia nella liturgia, per gli incontri matrimoniali e altri ministeri e soprattutto per l’educazione nella fede ai miei figli.[…] Vincenzo è stato accudito da me in casa fino alla fine dei suoi giorni, anni pesanti, giorni difficili affrontati con la fede e la fiducia nel Signore che ci invita ad avere fede in Lui, a pregare incessantemente perché la preghiera fatta con fede smuove le montagne. Ora vivo sola, ma il mio amato Vincenzo è sempre con me, ci parlo e gli dico tutto quello che faccio e nella fede che abbiamo condiviso. Metto tutti i miei cari sotto la protezione di San Giuseppe. Con affetto e stima la saluto.
Anna Maria Caporale 
St. Leonard, Quebec, Canada
Cara Anna Maria,
leggendo la sua lettera, il primo sentimento è stato la lode a Dio che suscita nel cuore delle persone dei sentimenti così nobili sorretti da una fede che non si piega al soffiare dei venti gelidi della vita, ma con nobiltà d’animo testimonia un ammirevole spirito di fede.
In un clima diffuso di paura e di premurosi scongiuri quando si parla della morte, la sua lettera apre il cuore alla speranza.
In occasione delle morte del nonno, un bambino mi chiedeva che volto avesse la morte. Gli risposi che «La morte non ha una faccia, ma di volta in volta ha la faccia della persona che muore. In quel giorno aveva il volto del nonno». Il volto di Vincenzo, pur nel freddo della morte era la crisalide da cui era uscita l’anima colorata di meriti e calda di amore. La riforma liturgica, dopo il Concilio Vaticano II, ha privilegiato l’aspetto gioioso della vita eterna e, con la luce con i colori dell’alba, colori caldi che hanno accompagnato Gesù risorto al mattino di Pasqua.
È comprensibile il senso di vuoto ma Dio lo lascia aperto così da aiutarci a conservare una reciproca comunione che si alimenta con la preghiera e con un affetto non cancellato ma trasformato.
Grazie della sua testimonianza e Dio con l’aiuto di san Giuseppe, mantenga questa gioiosa presenza e la voglia di testimoniarla.
Buona Quaresima anche alla sua cara famiglia. Mi permetto di suggerirle di continuare la lettura degli articoli della nostra rivista, non soltanto per non dimenticare la lingua italiana, ma soprattutto a sostegno della speranza cristiana.

 

Silenzioso, umile, nascosto e prezioso servizio alle parrocchie

Reverendo don Mario,
sono da tempo abbonata a “La Santa Crociata” che stimo e apprezzo tanto per la sua validità ed eleganza della stampa. Complimenti!
La leggo con tanto piacere, essendo devotissima di San Giuseppe, che onoro ogni giorno. Vi ho inviato un’offerta per la celebrazione di Sante Messe in suffragio di Mons. Lino Magenes, mio direttore spirituale da una vita. Ho vissuto direttamente con lui per cinquantatré anni e desidero tanto che sia iscritto nell’elenco dei defunti della “nostra” famiglia di San Giuseppe. Don Lino era una preziosa guida spirituale, un sacerdote davvero entusiasta del suo Ministero, che esercitava con tanta vitalità, portando tante persone alla vita consacrata, religiosa e laica. Don Lino è deceduto il 4 ottobre e, se possibile, desidererei che le sante messe fossero celebrate il giorno 4 di ogni mese, per un anno, però sono certa che il signore non tiene un calendario e non c’è bisogno di ricordargli ciò che ci sta a cuore. La ringrazio vivamente anche per i commoventi ricordi per ogni mio onomastico: è una gioia che si rinnova sempre. Con squisita riconoscenza, saluto. 
Anna Biancardi 
Muzza di Cornegliano Laudenze,
Lodi
 
Stimata e cara signora Anna,
con simpatia e gratitudine per la sua generosa bontà, anche a nome della comunità ecclesiale della diocesi di Lodi, mi permetto un sentito ringraziamento  per il bene svolto nella sua terra. Cara Anna, la comunità ecclesiale ha beneficiato dell’attività sacerdotale di mons. Lino Magenes; egli, indubbiamente, ha potuto iniziare e compiere tante attività anche per la sua preziosa collaborazione.  Don Lino ha seminato in tante persone l’abbondanza della grazia divina che ancora oggi sta  fruttificando in santità in molte anime.  
Le collaboratrici dei sacerdoti nella parrocchia sono una sorgente di benedizioni. Il nostro confratello, il venerabile mons. Aurelio Bacciarini, durante il suo ministero episcopale nella diocesi svizzera di Lugano, aveva intuito la necessità di aggregare alcune persone perché fossero al servizio dei parroci e delle parrocchie. Nel 1926, precorrendo i tempi, fondò l’istituto secolare “Compagnia di santa Teresa”.
 Questa qualità di servizio ecclesiale, che un giorno poteva sembrare di “serra”, limitandosi ad addobbare i fiori sull’altare o solo a pulire la chiesa, oggi è aperta alla periferia con i poveri da soccorrere e gli ammalati da visitare; insomma svolgere quelle opere di misericordia che la nostra abituale mancanza di tempo ci fa dimenticare.
Gentile Anna, le assicuro di portare nel cuore delle nostre preghiere non solo tutti i sacerdoti, ma anche le collaboratrici che prestano la loro attività nelle case parrocchiali e le tante mamme e sorelle,  che stanno generosamente accanto al figlio o al fratello sacerdote, aiutandoli a moltiplicare il tempo da dedicare al loro ministero.
 Augurandole buona salute fisica e spirituale, l’affido alla protezione di san Giuseppe.
 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:41

A Gerusalemme la prima tappa del grande riscatto

Presentazione di Gesù al tempio, di Quentin Massys

di Maria Gloria Riva

E' così stretto lo spazio entro il quale Massys relega la Sacra Famiglia che non pare neppure la cornice solenne del Tempio. Massys, allievo di Memling e fondatore della Scuola Fiamminga di Anversa, vede, nell’evento della Presentazione, la professione di fede da parte di Maria e Giuseppe e, con loro, del popolo degli anawim, nell’avvento del Messia riconosciuto in Gesù. Forse per questo non ci permette di vedere nulla del tempio, tutto deve essere concetrato su di loro, sui protagonisti, i loro volti, i loro simboli.
San Giuseppe reca le colombe, offerta dei poveri, prescritta dalla legge di Mosè per il riscatto dei primogeniti.
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