Un santo pronto a compiere la volontà del Creatore
di Angelo Forti
Nella silenziosa relazione amorosa tra due fidanzati l’energia creatrice dell’Altissimo concepisce e riveste di carne nel grembo di Maria, l’intelligenza divina che entra nella storia umana come illuminazione sul grande mistero di Dio.
I protagonisti di quest’avventura umano-divina sono Maria di Nazareth e Giuseppe di professione carpentiere. San Giovanni Paolo II nell’enciclica sulla Madonna, la Redemptoris Mater, descrive la gerarchia della santità. In questa classifica Maria occupa il primo posto, il secondo posto appartiene a san Giuseppe, il Redemptoris custos, prima degli Apostoli e di tutti gli altri santi.
Per gli associati alla Pia Unione che guardano san Giuseppe con ammirazione e sono desiderosi di cogliere dalla sua spiritualità elementi di accrescimento della propria fede, è doveroso lasciarsi prendere per mano da san Giuseppe che nelle pagine evangeliche, in cui è protagonista accanto a Maria e Gesù, ci offre degli esempi di una forza particolare.
Santa Caterina da Siena in una sua riflessione nel giorno dell’Annunciazione invita a leggere questa pagina dell’Evangelo con i sentimenti di san Giuseppe. Questo annuncio dell’angelo, scriveva Caterina, «ci invita alla più profonda comunione del Mistero dell'Incarnazione e della vita nascosta di Gesù a Nazareth, con la fede, la speranza e la carità di san Giuseppe. Tutta la vita di Giuseppe si trova in questa parte nascosta del Mistero».
Quando Gesù ha cominciato la vita pubblica, molto probabilmente, l’esistenza terrena del suo papà terreno era già finita. Per assaporare questo mistero di grazia, sarà utile rileggere la pagina dell’Evangelo che è il cuore pulsante di energia e luce per cogliere nella vita di san Giuseppe l’azione amorevole di Dio.
«Così fu generato Gesù Cristo: sua Madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un Figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati”».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà imposto il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù» (Mt 1, 18-24).
San Giuseppe non fu presente ai momenti finali della vita di suo Figlio, ma nella profezia di Simeone al tempio su quella spada che avrebbe trafitto l’anima della sua sposa Maria, Giuseppe aveva intravisto la conclusione dolorosa di Gesù, come fu per Abramo, chiamato “il padre della fede”, davanti al drammatico sacrificio del figlio Isacco (cf Gn 22).
Per Giuseppe il sacrificio della sposa fu condiviso, poiché tra Maria e Giuseppe esisteva una relazione affettiva di straordinaria intensità. Per Giuseppe Maria era la persona più amata.
Questo fatto della profezia al tempio, all’inizio della vita di Gesù, ci fa percepire una risonanza profonda tra questo brano del Vangelo e il momento finale della vita terrena di Gesù. Sul Calvario il figlio morente consegna la sua mamma alla custodia del discepolo prediletto, Giovanni.
Prima di Giovanni, era stato Giuseppe a ricevere da Dio il grande dono di Maria e, come sposo innamorato, l’aveva accolta con tanta fiducia e obbedienza alla volontà del Padre.
Giuseppe, accogliendo Maria come sposa, nello stesso tempo ha accettato di essere il fedele custode anche di Gesù, vivente nel grembo verginale di Maria.
Il testo dell’apparizione dell’angelo a Giuseppe, citato da Matteo, è il parallelo dell'Annunciazione a Maria. Senza parole, la prontezza di Giuseppe nell’obbedire è il suo «sì» pieno e definitivo con tutto il suo amore di sposo e di padre, di sposo per Maria e di padre verso Gesù. Giuseppe è l'uomo giusto chiamato da Dio Padre a prendere inseparabilmente il Figlio e la Madre, Gesù e Maria. è l'espressione che viene ripetuta nel capitolo 2° di Matteo: «Prendi il Bambino e sua Madre» (v. 13 e 20). E Giuseppe obbedisce immediatamente per salvare la vita del Figlio di Dio: obbediente «si alzò e prese il Bambino e la sua Madre di notte» e partì per l’Egitto percorrendo sentieri del deserto sconosciuti.
Qualche anno fa il predicatore degli esercizi spirituali alla Curia vaticana, alla presenza di papa Benedetto XVI, ha predicato che «l'umile Giuseppe, così grande, il più grande santo dopo Maria, è stato invece sconosciuto durante tanti secoli, con un influsso disastroso dei vangeli apocrifi, fino a farne anche una figura non tanto positiva: un Giuseppe vecchio, vedovo, che ha avuto dei figli prima del suo matrimonio con Maria, un uomo che dubita e che sta lontano da Maria e dal Bambino al momento della Natività! Al contrario il vangelo di Luca ci dice chiaramente che i pastori “trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2, 16). Nonostante alcuni testi belli dei Padri su di lui - ha proseguito il padre predicatore Francois Marie Lethel -, non aveva neanche una festa, a differenza degli Apostoli, della Maddalena, degli altri discepoli di Gesù e dei martiri. Bisognerà aspettare la fine del Medioevo per lo sviluppo del suo culto, con san Bernardino da Siena in Italia e Jean Gerson in Francia. Ma è santa Teresa d'Avila, nel XVI secolo che ha dato al culto di san Giuseppe tutta la sua dimensione teologica, cioè cristologica ed ecclesiologica, e anche la sua diffusione universale».
Dobbiamo tributare un grande onore a santa Teresa d’Avila: l’aver sollecitato nella Chiesa una grande «riparazione» di questa dimenticanza dei secoli precedenti. Così, negli ultimi secoli, negli insegnamenti dei Papi come nell'esperienza dei Santi, san Giuseppe è passato al primo piano della vita della Chiesa, assolutamente inseparabile da Gesù e Maria.
Dopo i suoi predecessori, da san Giovanni XXIII passando per Paolo VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, papa Francesco non solo ha collocato san Giuseppe nei canoni eucaristici della messa, ma con grande intensità, convinzione e con frequenza sottolinea il ruolo di san Giuseppe nel custodire e proteggere la Chiesa del suo figlio Gesù.
I nostri associati abitualmente offrono espressive testimonianze sulla potenza d’intercessione di san Giuseppe.