Ci andai da bambino. C’era un vecchio monaco seduto sotto un albero che suonava il flauto. Ne rimasi incantato. Quando finì di suonare, dissi: «Mi ricordava Natale. Mi racconti una storia di Natale?».
«Eh, eh, ragazzo», rispose ridendo, «io c’ero sai? Siediti qui e ascolta. Gli altri la conoscono già questa storia, e si sono stancati di sentirmela raccontare. Dunque, devi sapere che a quel tempo avevo due flauti: uno lo suonavo di giorno e l’altro di notte. Quello che suonavo di giorno era un flauto normale, ma quello che suonavo di notte era speciale: l’orecchio umano non lo avvertiva, e così potevo suonare senza disturbare i pastori che dormivano. Ma gli angeli, loro sì che sentivano! Ogni volta che suonavo arrivavano in gran numero, e mi ero fatto molti amici tra di loro. E tu, hai qualche angelo per amico?
Una notte avevo appena finito di suonare e tutti gli angeli se ne stavano andando via tutti, tranne uno, che mi si avvicinò. Dai suoi occhi capii che aveva un segreto. Lui infatti si chinò su di me e mi bisbigliò nell’orecchio il Grande Segreto. Sì, ragazzo, il Grande Segreto! La sera seguente convinsi gli altri pastori a venire con me, dicendo loro che era nato un bambino. Tutti amano i bimbi, sai. Quando arrivammo, essi andarono subito ad ammirare quel bimbo, appena nato e a congratularsi con i genitori. Ma io, io mi inginocchiai davanti a lui. Che altro potevo fare? Alla fine il padre mi fece rialzare. «Vedo che hai due flauti», disse. «Suoneresti per il bambino?».
«Ah no», risposi. «Nessuno dei due va bene. Questo suona solo per gli uomini, e questo solo per gli angeli».
Il padre rise. «Capisco», disse. «Devi sapere che io sono un falegname come mio padre, ma uno dei miei antenati era un pastore come te, e anche lui suonava il flauto. Ma poi lo fecero re, e da allora sentì dentro di sé che non doveva più suonare quel flauto. Lo mise da parte e lo ritrovarono solo quando morì. è stato tramandato di padre in figlio, da molte generazioni. Dicevano che fosse per il buon pastore. No ho mai permesso a nessuno di suonarlo, ma stanotte sono così felice! Ecco, prendilo. Suona, ti prego».
«Suonai. Ragazzo mio, quella notte mi sentirono anche gli angeli e le stelle. Fu il mio grande momento. Tutti gli angeli, tutte le stelle accorsero a quel richiamo». «Il falegname mi lascò il flauto. è questo. Io ormai sto invecchiando e vorrei darlo a qualcuno, ma nessuno lo vuole. Preferiscono tutti le parole! Pensa un po’, credono di poter annunciare il Grande Segreto con le parole!».
Teofane il Monaco
Dicembre
Alimenti del mese
Capponi, tacchini, piccioni, conigli. Pesce di lago e di fiume, capitone, anguille. Formaggio. Farina di mais e di castagne (polente). Frutta di macchia. Continuava il periodo della macellazione tradizionale del maiale. Olio nuovo (fettunta), olive secche o sotto ranno.
Orto
Rape e cime (pulezze), cardi imbiancati, porri, sedani, cavolo nero, cavolfiore, spinaci, bietole, finocchi (durano fino ad aprile), ravanelli, indivia imbiancata, gobbi, radicchio da taglio, lattuga bruna.
Frutta
Nespole, scarnigie (bacche commestibili che ornano le macchie di rosa canina nei mesi gelidi e sono dette la dispensa degli uccelli, essendo in questo tempo una delle poche loro risorse alimentari: di poco valore, ci si fanno marmellate), cachi, mele cotogne, melagrane.
Orto sul balcone a dicembre
Chi ha un orto sul balcone potrà avere a disposizione, a seconda di quanto seminato, ancora diversi ortaggi, come il lattughino da taglio, la rucola e le erbe aromatiche, tra cui è possibile trovare rosmarino, origano, salvia e prezzemolo. I cavoli ornamentali devono essere raccolti prima dell'arrivo del gelo. è consigliabile proteggere dalle gelate le piantine presenti nei vasi con gli appositi teli. Le erbe aromatiche e le verdure da taglio temono il gelo e necessitano di essere protette soprattutto la notte.
Ingredienti: 1 cavolo, 2 cipolle, 3 carote, 3 coste di sedano, 300 g di farina gialla bergamasca, 1 l di brodo vegetale, formaggio grattugiato, olio di oliva, sale
Pulire e tritare grossolanamente cipolle, carote e sedano e farli appassire con l’olio in una pentola alta molto capiente; unire il cavolo lavato (eliminare anche le coste dure) e tagliato a strisce. Lasciare insaporire 10 minuti, aggiungere il brodo e lasciare cuocere altri 15 minuti. Regolare di sale e unire a pioggia la farina gialla, senza creare grumi. Cuocere mescolando per 45 minuti. Servire bollente con una manciata di formaggio grattugiato.
La carta
Meglio «certificata» per salvare le foreste
Risparmiare sulla carta è un piccolo gesto che può produrre enormi benefici. Per ottenere una tonnellata di carta nuova servono infatti 15 alberi, 440mila litri d’acqua e 7.600 Kwh di energia elettrica. Un processo che comporta innanzitutto il disboscamento delle grandi foreste e quindi l’aumento delle emissioni inquinanti che queste sono capaci di assorbire. La produzione di carta riciclata invece, oltre a risparmiare la vita agli alberi, richiede il 60% in meno di energia e l’80% in meno d’acqua rispetto alla carta vergine, e genera il 95% in meno di inquinamento atmosferico. Inoltre è possibile utilizzare carta certificata, con i marchi internazionali che garantiscono la gestione responsabile delle foreste secondo standard ambientali, sociali ed economici. Stando ai dati Fao, la produzione mondiale di carta è in leggera flessione ma l’impatto ambientale resta elevato. Nel 2013 sono stati prodotti 397,6 milioni di tonnellate di carta e cartone, di cui il 54% è stato usato per confezionamenti e imballaggi.
Il cigno piegò il flessuoso collo verso l’acqua e si specchiò a lungo. Allora capì la ragione della sua stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare come d’inverno: con assoluta certezza egli seppe che la sua ora era suonata e che bisognava prepararsi a morire. Le sue piume erano ancora bianche come il primo giorno della sua vita.
Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza macchiare la sua veste immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in bellezza la sua vicenda. Alzando il bel collo, si diresse lento e solenne sotto ad un salice, dov’era solito riposarsi durante la calura. Era già sera.
Il tramonto tingeva di porpora e di viola l’acqua del lago. E nel grande silenzio che già scendeva tutto intorno, il cigno cominciò a cantare. Mai aveva trovato, prima di allora, accenti così pieni d’amore per tutta la natura, la bellezza del cielo, dell’acqua e della terra.
Il suo canto dolcissimo si sparse nell’aria, velato appena di nostalgia, finché piano piano si spense, insieme all’ultima luce dell’orizzonte. è il cigno - dissero commossi i pesci, gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - è il cigno che muore.
Leonardo da Vinci
Il grande pranzo della vendemmia. Era uso, una volta sistemata l’uva nei tini e ripulita la cantina, in attesa che il vino fermentasse, di fare una cena di benfinita della vendemmia alla quale partecipavano tutti i vendemmiatori, gli amici, i parenti, i proprietari del podere e anche gente di passaggio o di coloritura come un sonatore d’organetto, nonché invitati di riguardo come il parroco. Il vino (ancora mosto) dava presto alla testa e quello che si diceva si diceva. Ciò deriva dall’uso di fare col vino giovanissimo il vino dolce per berlo durante le veglie. Chi non ce la faceva a sopportare i fescennini, se ne andava. Frutto del Signore. Gentile usanza era quella dei vendemmiatori di lasciare su ciascuna pianta un piccolo grappolo nascosto in alto che veniva chiamato il frutto (o il graspignolo) del Signore, perché sugli alberi da frutta una piccola parte non veniva colta, lasciandola a coloro che ne avessero avuto bisogno oppure agli animali, in particolare agli uccelli. Questo gesto dimostra come i nostri progenitori avessero presente che la campagna è una dispensa di Dio, aperta agli uomini, ma destinata a tutte le creature.
Tipico preparato toscano proveniente dalla tradizione di assaggiare l’olio nuovo al frantoio irrorandone una fetta di buon pane. In realtà si serve ad acquirenti e visitatori un piatto più elaborato: fetta abbrustolita di pane raffermo non salato, fregato con uno spicchio d’aglio, irrorato d’olio e salato a piacere di chi lo mangia. Le aggiunte sono peccati di cui ognuno risponde personalmente. Si usa chiamarla anche col termine laziale bruschetta, giustificando così le aggiunte estrose, come una stropicciata di pomodoro, fino a giungere al crostino di pane in cui la fetta viene caricata di un guazzetto di pomodori a piccoli pezzi insaporiti lasciandoli nel loro liquido con olio, sale, odori, aglio, erbe aromatiche come il pepolino.
La plastica è una grande scoperta che ha migliorato la qualità della vita, fino a diventare però una delle prime cause di inquinamento del pianeta.
Dal 1950 a oggi la produzione mondiale è passata da un milione e mezzo a 245 milioni di tonnellate annue, ponendo sfide soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti non biodegradabili. Ne sono una testimonianza i giganteschi accumuli di rifiuti plastici venutisi a creare negli oceani, con un’estensione che arriva a milioni di chilometri quadrati, un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti.
Secondo l’Agenzia per l’ambiente dell’Onu (Unep) circa 100.000 mammiferi marini, un numero consistente di tartarughe e un milione di uccelli marini rimangono uccisi ogni anno dalla plastica, per ingestione o intrappolamento. Trattandosi di un derivato del petrolio il primo impatto avviene però tramite l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio degli idrocarburi. Segue il processo della trasformazione in plastica con la relativa produzione di emissioni nocive.
{gspeech style=1 language=it autoplay=0 speechtimeout=0 registered=0 selector=anyselector event=anyevent hidespeaker=0} Mentre Maria e Giuseppe fuggivano cercando di raggiungere la terra d’Egitto, le guardie del Re Erode li inseguivano guadagnando sempre più terreno, finché non furono in un vallone di rocce e macigni dove nessuna pianta poteva offrire un nascondiglio o un rifugio. Maria, quando tutto pareva perduto e già si sentivano scalpitare vicini gli zoccoli dei cavalli, vide una piccola caverna che si apriva nel sasso. «Entriamo qua dentro, ritarderemo almeno la fine», disse. S’infilarono nella grotta, spingendo avanti il somaro, tenendo in braccio il Bambino e attesero.{/gspeech}
Un ragno che era nel buco d’un sasso, subito si mise a tessere una grande tela, con la quale in poco tempo chiuse l’ingresso della caverna. Giunsero le guardie d’Erode e imprecando si dettero a frugare tra i massi, infuriati per la sparizione dei fuggiaschi. «Dove sono?», dicevano. «Eppure erano qui proprio ora». «Non saranno mica entrati sotto terra?». «Per la strada non si vedono più». «Ecco, sono entrati in questa caverna...». «Qua no davvero: non vedi che ci sono le ragnatele?». «Non perdiamo tempo... Corriamo avanti». Così le guardie continuarono la loro corsa e la Sacra Famiglia fu salva. «Chi avrebbe detto che una tela di ragno sarebbe stata così forte da impedire ai soldati di entrare?», disse Giuseppe, riprendendo la strada, e prima di ripartire, benedisse il ragno, dicendo: «Per la tua pietà, sarai benvenuto nelle case dove porterai la fortuna e gli uomini ti risparmieranno». Infatti da allora il ragno in casa non si uccide, anche se si toglie la ragnatela.
Il sambuco, o anche Sambucus Nigra nella sua denominazione scientifica, è una pianta molto comune, solitamente ascritta alla famiglia delle siepi. Oltre alla sua funzione prettamente ornamentale – il sambuco presenta piccoli fiori bianchi e bacche violacee – da sempre è sfruttato nella medicina popolare. Del sambuco si utilizzano sia la pianta che le bacche, per scopi diversi per l’organismo. Dai fiori si ricava solitamente un infuso, noto per la sua capacità di aumentare la sudorazione corporea, così da favorire l’eliminazione delle tossine e la contenzione della temperatura durante gli stati febbrili. Uniti alle foglie, i petali in infusione vengono impiegati per la creazione di tisane contro i problemi delle vie respiratorie. Per questo, fiori e foglie possono essere adoperati anche per migliorare la circolazione sanguigna, soprattutto quella periferica, sia con l’assunzione orale che con impacchi localizzati per limitare la rottura dei capillari o per un rapido sollievo alle scottature. Sempre in impacco e sempre per le sue proprietà sulla circolazione, il sambuco è utile anche per lenire il dolore a gambe e articolazioni nelle donne, così come il gonfiore dovuto ad attività fisiche intense o a una giornata sui tacchi. Negli uomini, invece, la tisana è largamente utilizzata per il mal di schiena. Le bacche di sambuco sono principalmente composte da acqua, ma al loro interno non mancano carboidrati, fibre e sali minerali come il potassio, il magnesio, lo zinco, il sodio e il calcio. Il loro impiego è quasi strettamente legato al benessere dell’apparato digerente.
Ingredienti per 4 persone:
* 4 filetti di pesce * 50 g di burro * 2 cucchiai di vino bianco * 1 limone * 2 uova * farina bianca ‘’00’’ * olio di semi per friggere
Per la salsa alle erbe pestate in un mortaio 1 cucchiaino di dragoncello e 1 di timo, 1 rametto di rosmarino, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 cucchiaio di foglie di basilico, 1 spicchio d’aglio, 1 pizzico di zenzero, 4 bacche di ginepro pestate, 2 cucchiai di pangrattato, sale e pepe, fino a ottenere un composto omogeneo.
Sbattete le uova e intingetevi i filetti di pesce, poi passateli nel trito d’erbe e nella farina; friggeteli in una padella capiente con olio caldo. Appena sono cotti e ben dorati trasferiteli su carta da cucina per farli asciugare. In un tegame a parte fate fondere il burro e, prima che sfrigoli, versatevi il trito di erbe rimasto, il succo del limone, il vino bianco e mescolate. Servite i filetti di pesce caldi con la salsina versata sopra. Preparazione 30 minuti, cottura 40 minuti.
Naturalmente l’aceto solo soletto non potrà proteggere gli ambienti dai germi: ma una pulizia quotidiana con detersivi a base di questo liquido costituisce un buon metodo di prevenzione. Non resta che procurarsi dell’aceto da tavola bianco (da prediliggere nella pulizia rispetto al rosso).
Detergente: nella pulizia quotidiana di piastrelle, pavimenti generici e superfici smaltate.
Sgrassatore: ideale per eliminare l’untuosità da piatti e stoviglie molto sporche, per pretrattare e rimuovere lo sporco difficile dalle pentole, per far brillare l’acciaio, il rame e l’ottone (ma anche vetri e cristalli).
Anticalcare: ideale per rimuovere i depositi di calcare da posate, utensili e tegami in acciaio, da bicchieri di vetro e rubinetteria, rendendo tutto lucido e senza aloni. Anche in lavastoviglie, aggiunto al risciacquo finale, l’aceto ridona risultati sorprendenti. Inoltre, è ottimo per la manutenzione ordinaria di lavastoviglie, lavatrice e ferro da stiro.
Ammorbidente: previene l’infeltrimento dei capi in lana ed è efficace nel trattamento dei capi bianchi e colorati, perché disperde i sali di calcio catturati dalle fibre dei tessuti e favorisce, inserito nell’ultimo risciacquo, l’eliminazione dal bucato dei residui di detersivo.
Smacchiatore: ottimo in caso di macchie ostinate, se aggiunto all’acqua dell’utimo risciaquo (a mano o in lavatrice), ravviva le tinte dei tessuti conservandone il colore.
In una chiesa di Francoforte esisteva una magnifica statua che rappresentava Cristo. Durante la seconda guerra mondiale, Francoforte fu oggetto di terribili bombardamenti. Accadde che al termine della guerra, la statua non aveva più le mani. Numerosi scultori si offersero di rifare delle mani nuove, in modo tale che nessuno potesse notare la differenza. Dopo aver considerato tutte queste offerte, i membri della chiesa decisero di rimettere a posto la statua senza le mani. Venne aggiunta allora questa iscrizione: «Cristo non ha le mani, ad eccezione delle nostre»
I gladiatori romani lo mangiavano prima dei combattimenti! Stimola l’appetito, aiuta la digestione, prontezza dei riflessi e diuresi. Mettete una manciata di foglie in un litro d’acqua bollente. Addolcite con miele e bevete 1 tazza dopo i pasti.
Orazio affermava di nutrirsi solo di olive, cicoria e malva. Cicerone ne faceva addirittura indigestione! La Santa monaca benedettina Ildegarda la prescriveva per curare sonnolenza e cefalea, disturbi renali e avvelenamenti. Nel ‘500 c’erano medici pronti ad affermare che «chiunque beve giornalmente una pozione di malva sarà salvo da qualsiasi malanno per quel giorno». Una volta la si usava per preparare minestre o la si utilizzava lessata, come contorno alla carne. è ottima per curare tutte le malattie infiammatorie, è calmante e facilita l’eliminazione delle tossine. Mettete 15 pizzichi di fiori, o 20 di foglie, o 30 radici pestate, o 20 di miscela delle tre parti, in un litro d’acqua bollente. Bevete 3 o 4 tazze al giorno di questo infuso per calmare la tosse, il raffreddore, la bronchite.
Quando non riuscite a rimuovere la patina formata dalla polvere sulle statuine di gesso di un vecchio presepe, provate a far bollire una manciata di amido in poca acqua, lasciate intiepidire e immergetevi la statuina. Successivamente mettetela ad asciugare e poi passate delicatamente uno strofinaccio.
Potete ottenere una frittura croccante aggiungendo all’olio caldo qualche goccia di limone.
La caffettiera si pulisce a fondo ponendo del sale grosso nel contenitore dove normalmente si mette il caffè macinato. Fate scaldare, lasciate uscire tutta l’acqua e poi sciacquate.
Per rimuovere macchie di caffè e di tè dalle tazze di porcellana, strofinate con un panno umido e bicarbonato di sodio.
Se l’aceto è troppo forte immergete nella bottiglia due fettine di mela, lasciatele macerare per tre giorni e poi filtrate.
Per evitare che il pesce perda la sua compattezza, prima di cucinarlo è bene immergerlo per alcuni minuti in acqua con un po’ di limone e aceto.
Avete le labbra screpolate? Passate un sottile strato di miele e massaggiate leggermente con un dito per farlo penetrare.
Ingredienti per 4 persone: 350g di fagioli cannellini in barattolo, 1 melanzana, 2 pomodori freschi, 1 peperone giallo, aglio, ½ limone, alcune foglie di basilico, 1 ciuffo di prezzemolo, olio d’oliva, sale, pepe.
Lavate la melanzana e il peperone, asciugateli e tagliateli a dadini. In un tegame scaldate l’olio e fatevi rosolare lo spicchio d’aglio tritato, quindi aggiungete le verdure tagliate a dadini e lasciate insaporire a fiamma vivace. Dopo qualche minuto unite i pomodori spellati e privati dei semi e tagliati a pezzetti e i cannellini sgocciolati. Salate, pepate e cuocete per 10 minuti. Adagiate su di un piatto da portata e cospargete con la buccia di limone grattugiata, foglioline di basilico sbriciolate e 1 ciuffo di prezzemolo tritato. Mescolate e servite.