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Mercoledì, 09 Settembre 2015 15:12

Il canto del cigno

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Il cigno piegò il flessuoso collo verso l’acqua e si specchiò a lungo. Allora capì la ragione della sua stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare come d’inverno: con assoluta certezza egli seppe che la sua ora era suonata e che bisognava prepararsi a morire. Le sue piume erano ancora bianche come il primo giorno della sua vita.

Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza macchiare la sua veste immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in bellezza la sua vicenda. Alzando il bel collo, si diresse lento e solenne sotto ad un salice, dov’era solito riposarsi durante la calura. Era già sera.

Il tramonto tingeva di porpora e di viola l’acqua del lago. E nel grande silenzio che già scendeva tutto intorno, il cigno cominciò a cantare. Mai aveva trovato, prima di allora, accenti così pieni d’amore per tutta la natura, la bellezza del cielo, dell’acqua e della terra.

Il suo canto dolcissimo si sparse nell’aria, velato appena di nostalgia, finché piano piano si spense, insieme all’ultima luce dell’orizzonte. è il cigno - dissero commossi i pesci, gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - è il cigno che muore.

Leonardo da Vinci


 

 

Riti della vendemmia

 Il grande pranzo della vendemmia. Era uso, una volta sistemata l’uva nei tini e ripulita la cantina, in attesa che il vino fermentasse, di fare una cena di benfinita della vendemmia alla quale partecipavano tutti i vendemmiatori, gli amici, i parenti, i proprietari del podere e anche gente di passaggio o di coloritura come un sonatore d’organetto, nonché invitati di riguardo come il parroco. Il vino (ancora mosto) dava presto alla testa e quello che si diceva si diceva. Ciò deriva dall’uso di fare col vino giovanissimo il vino dolce per berlo durante le veglie. Chi non ce la faceva a sopportare i fescennini, se ne andava. Frutto del Signore. Gentile usanza era quella dei vendemmiatori di lasciare su ciascuna pianta un piccolo grappolo nascosto in alto che veniva chiamato il frutto (o il graspignolo) del Signore, perché sugli alberi da frutta una piccola parte non veniva colta, lasciandola a coloro che ne avessero avuto bisogno oppure agli animali, in particolare agli uccelli. Questo gesto dimostra come i nostri progenitori avessero presente che la campagna è una dispensa di Dio, aperta agli uomini, ma destinata a tutte le creature.


 

Fettunta

Tipico preparato toscano proveniente dalla tradizione di assaggiare l’olio nuovo al frantoio irrorandone una fetta di buon pane. In realtà si serve ad acquirenti e visitatori un piatto più elaborato: fetta abbrustolita di pane raffermo non salato, fregato con uno spicchio d’aglio, irrorato d’olio e salato a piacere di chi lo mangia. Le aggiunte sono peccati di cui ognuno risponde personalmente. Si usa chiamarla anche col termine laziale bruschetta, giustificando così le aggiunte estrose, come una stropicciata di pomodoro, fino a giungere al crostino di pane in cui la fetta viene caricata di un guazzetto di pomodori a piccoli pezzi insaporiti lasciandoli nel loro liquido con olio, sale, odori, aglio, erbe aromatiche come il pepolino.


 

Stili di vita

La plastica

La plastica è una grande scoperta che ha migliorato la qualità della vita, fino a diventare però una delle prime cause di inquinamento del pianeta.

Dal 1950 a oggi la produzione mondiale è passata da un milione e mezzo a 245 milioni di tonnellate annue, ponendo sfide soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti non biodegradabili. Ne sono una testimonianza i giganteschi accumuli di rifiuti plastici venutisi a creare negli oceani, con un’estensione che arriva a milioni di chilometri quadrati, un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti.

Secondo l’Agenzia per l’ambiente dell’Onu (Unep) circa 100.000 mammiferi marini, un numero consistente di tartarughe e un milione di uccelli marini rimangono uccisi ogni anno dalla plastica, per ingestione o intrappolamento. Trattandosi di un derivato del petrolio il primo impatto avviene però tramite l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio degli idrocarburi. Segue il processo della trasformazione in plastica con la relativa produzione di emissioni nocive.

 

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