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Super User

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Caro don Mario,

un giorno entrai in parrocchia e trovai un bellissimo calendario stampato da voi dove si parlava di san Giuseppe. Tornata a casa mi telefona il mio unico figlio, impegnato in un Centro turistico, che da qualche tempo si era liberato dalla tossicodipendenza. Capii subito che si trattava di un'altra ricaduta nel circuito della dipendenza.

Caro don Mario,

un giorno entrai in parrocchia e trovai un bellissimo calendario stampato da voi dove si parlava di san Giuseppe. Tornata a casa mi telefona il mio unico figlio, impegnato in un Centro turistico, che da qualche tempo si era liberato dalla tossicodipendenza. Capii subito che si trattava di un'altra ricaduta nel circuito della dipendenza.

Lunedì, 02 Marzo 2020 10:46

Da Cento anni affiliata alla Pia Unione

Caro e stimato don Mario,

le scrivo in occasione del santo Natale per godere insieme a lei della luce della fede accesa da Gesù in quella notte a Betlemme e per augurare a lei e ai suoi collaboratori la grazia dall’alto. Inoltre approfitto per inviarle il nome dei defunti da scrivere al Suffragio perpetuo della nostra Associazione, alla quale siamo iscritti da 100 anni.

Entusiasmo nell’apprezzare un dono da “scartare” come un regalo

 

Stimato Direttore,

invio a lei e ai collaboratori della Pia Unione Transito di san Giuseppe vivissimi auguri. Vi auguro che Dio consolidi l’impegno ed accresca la catena umana di adesione alla Vostra azione apostolica perché il Regno di Dio possa essere accolto e dimorare in ogni cuore.

Caro e stimato Direttore,

la mia devozione a san Giuseppe mi spinge a rendere testimonianza della sua potente intercessione, per una straordinaria conversione di un nostro parente, lontano da tanto tempo dalla pratica religiosa. Mi sono rivolto con molta fiducia a san Giuseppe e, inaspettatamente, questo mio parente ha chiesto il sacerdote.  Tutti noi di casa abbiamo ritenuto questo fatto una grazia grande, quasi un miracolo dal modo con cui egli si è riconciliato.

Sabato, 30 Maggio 2020 12:39

Maestri di “realtà”

di Eraldo Affinati

Credo che l’essenza del maestro sia la sua consapevolezza di finitudine. Sapere che ogni essere umano occupa un piccolo segmento nella grande Storia produce in certi individui la spinta necessaria a consegnare il testimone. Ciò comporta due fasi esistenziali: la prima è assorbire la tradizione, la seconda è trasmetterla. Nel momento in cui ciò accade, le generazioni si incontrano. Il punto di saldatura della civiltà s’identifica nella famiglia e nella scuola.

di Eraldo Affinati

Siamo tutti ossessionati dal risultato. E invece ogni vero percorso educativo non dico che dovrebbe prescinderne, perché in realtà resta fondamentale sapere dove siamo diretti e in quale luogo vogliamo andare, ma avrebbe bisogno di elaborare passioni in grado di sostenere il cammino, prima di condurci al traguardo. Saper restare nel fuoco della battaglia, senza illuderci di potersene affrancare, rappresenta il coraggio pedagogico più distintivo.

di Eraldo Affinati

Basta guardare nel volto il prossimo per accendere la luce dei riflettori sulla vera strada.
Non muoversi come se fossimo una palla di biliardo schizzata chissà dove

di Eraldo Affinati

Essere presenti là dove siamo: sembra banale, quasi un ossimoro, eppure oggi bisogna conquistare tale centralità. Dal momento che abbiamo innumerevoli possibilità informative, rischiamo di perdere di vista la posizione in cui gli altri ci vedono. Tenere le radici ben salde potrebbe aiutarci a superare la frammentazione, uno dei peggiori mali contemporanei. Vivere a compartimenti stagni, da una parte il lavoro, dall’altra lo svago, qua i figli, là gli amici, dentro di noi i sogni, fuori di noi quella che Pavese definiva “la rugosa realtà”: credo sia questa la palude in cui stiamo sprofondando.

Giovedì, 02 Gennaio 2020 14:20

Una vita responsabile

Dio non ti chiede di più

di Eraldo Affinati

Una vita responsabile dovrebbe essere la base del patto pedagogico. La fondazione di qualsiasi legame educativo. Il traguardo da raggiungere per ogni genitore. Altrimenti la relazione dell’adulto con il giovane può ridursi a un discorso professionale, privo di densità emotiva, povero di emozioni. In questa prospettiva la semplice lezione o spiegazione del programma da svolgere è un misero scampolo di ciò che dovremmo aspettarci dalla scuola. Un’appendice che nessuno legge. è necessario evitare ogni voce microfonica. Quello che diciamo e facciamo dev’essere il frutto della nostra vita. Soltanto così potremo essere credibili.

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