Credo che l’essenza del maestro sia la sua consapevolezza di finitudine. Sapere che ogni essere umano occupa un piccolo segmento nella grande Storia produce in certi individui la spinta necessaria a consegnare il testimone. Ciò comporta due fasi esistenziali: la prima è assorbire la tradizione, la seconda è trasmetterla. Nel momento in cui ciò accade, le generazioni si incontrano. Il punto di saldatura della civiltà s’identifica nella famiglia e nella scuola.
Siamo tutti ossessionati dal risultato. E invece ogni vero percorso educativo non dico che dovrebbe prescinderne, perché in realtà resta fondamentale sapere dove siamo diretti e in quale luogo vogliamo andare, ma avrebbe bisogno di elaborare passioni in grado di sostenere il cammino, prima di condurci al traguardo. Saper restare nel fuoco della battaglia, senza illuderci di potersene affrancare, rappresenta il coraggio pedagogico più distintivo.
Basta guardare nel volto il prossimo per accendere la luce dei riflettori sulla vera strada.
Non muoversi come se fossimo una palla di biliardo schizzata chissà dove
Essere presenti là dove siamo: sembra banale, quasi un ossimoro, eppure oggi bisogna conquistare tale centralità. Dal momento che abbiamo innumerevoli possibilità informative, rischiamo di perdere di vista la posizione in cui gli altri ci vedono. Tenere le radici ben salde potrebbe aiutarci a superare la frammentazione, uno dei peggiori mali contemporanei. Vivere a compartimenti stagni, da una parte il lavoro, dall’altra lo svago, qua i figli, là gli amici, dentro di noi i sogni, fuori di noi quella che Pavese definiva “la rugosa realtà”: credo sia questa la palude in cui stiamo sprofondando.
Una vita responsabile dovrebbe essere la base del patto pedagogico. La fondazione di qualsiasi legame educativo. Il traguardo da raggiungere per ogni genitore. Altrimenti la relazione dell’adulto con il giovane può ridursi a un discorso professionale, privo di densità emotiva, povero di emozioni. In questa prospettiva la semplice lezione o spiegazione del programma da svolgere è un misero scampolo di ciò che dovremmo aspettarci dalla scuola. Un’appendice che nessuno legge. è necessario evitare ogni voce microfonica. Quello che diciamo e facciamo dev’essere il frutto della nostra vita. Soltanto così potremo essere credibili.