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Super User

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di Anna Villani

La carezza di San Giuseppe sulla nostra esperienza di fede. Un santo che ha amato e sperato solo come i «grandi» sanno fare

L’emozione silenziosa del passaggio della statua ancora una volta si è ripetuta il 19 marzo scorso, quando dalla basilica del Trionfale, san Giuseppe è uscito per andare incontro alla gente, sempre tanta, crescente, numerosa. Cambiano i tempi ma non la fede nello Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Ai copriletti stesi ai balconi ed ai fiori si sono sostituiti i tantissimi telefonini, tablet, Ipad, che dalle finestre e dai marciapiedi passando il santo, cercavano lo scatto migliore. E non si immortala un momento se non per mostrarlo ad altri, come a dire: “vedete com’è stato bello?”.

L’eredità spirituale del venerabile Aurelio Bacciarini

 

Il pittore Marc Chagall ha scritto: «quando sto ultimando un quadro accosto alla tela un oggetto creato da Dio: un sasso, un fiore, una fronda o la mia mano, per una specie di prova del nove. Se il dipinto non stride di fronte ad una cosa che l’uomo non può fare, è valido. Se c’è disarmonia, non è arte». Alle radici della sua profonda umiltà, al termine della sua esistenza Bacciarini non ebbe la consapevolezza che la sua vita fosse stata un capolavoro, ma se ne accorse il suo popolo.

80° della morte del venerabile Aurelio Bacciarini

di Mario Carrera, postulatore della Causa di Beatificazione

«O santa croce del vescovo, ignorata dal mondo, e nota solo a chi assorbe l’amaro assenzio che stilla dal suo tronco, io ti abbraccio una volta ancora e t’innalzo al cielo, affinché, per la virtù della croce di Gesù, tu sii pegno di salvezza per il popolo che Dio mi ha affidato». In queste parole pronunciate all’entrata in diocesi di Lugano dal venerabile Aurelio Bacciarini vibra la passione di quest’uomo che assume il ruolo del buon pastore e prende sulle sue fragili spalle la cura del suo gregge.

La beatificazione di Paolo VI

di Angelo Forti

Papa Montini diceva che «nessuno è estraneo al cuore della Chiesa» e la famiglia guanelliana, i preti e le suore, i cooperatori e gli amici dell’Opera saranno con il cuore in prima fila in occasione dell’evento della beatificazione del 19 ottobre 2014. Entreranno nel coro della lode con accenti particolari di gratitudine per aver elevato, proprio cinquant’anni fa agli onori degli altari don Luigi Guanella. In quella circostanza ha indicato il nostro Fondatore come un autentico imitatore di Cristo Gesù, il buon samaritano dell’umanità.
Sabato, 08 Novembre 2014 11:42

Un supplemento di santità per il Ticino

Bacciarini e la beata Elisabetta

di Graziella Fons

E' scritto che «la speranza è la balia della vita cristiana» e non c’è santità dichiarata senza un cammino eroico sul sentiero della ricerca del volto di Dio scoperto nei fratelli. Uomini e donne di speranza si trovano per quelle affinità elettive che la Provvidenza semina nel cuore dei grandi ricercatori dello Spirito. È avvenuto per la beata Maria Elisabetta Hesselblad e il venerabile Aurelio Bacciarini: Maria Elisabetta, tenace fondatrice delle suore Brigidine e il vescovo Bacciarini, custode fedele del patrimonio di santità nascosto nelle pieghe della storia del popolo ticinese.  
La Provvidenza ha fissato l’appuntamento del loro incontro su di un treno. Elisabetta proveniva dalla Svezia con tanti sogni nell’anima e malanni nel corpo, Bacciarini da Lugano dopo una degenza in clinica per i suoi malanni. 

A 100 anni dalla nascita di un protagonista della vita della Chiesa italiana 

di Andrea Fagioli

A  proposito di don Divo Barsotti, in quest'anno centenario della nascita, l'arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, in un'intervista, ha manifestato la speranza «di poter fare i primi passi verso quel processo di beatificazione e canonizzazione che tutti ci auguriamo. Certo il cammino non sarà facile per la mole di scritti che ci ha lasciato e che andranno tutti esaminati: 160 libri, più di 600 saggi, non sappiamo quanti manoscritti...».
La passione di don Barsotti per l'arte, la religione e la letteratura è cosa nota. Del resto non ha mai negato che da giovane voleva fare lo scrittore. E se Mondadori all'inizio degli anni Trenta gli avesse pubblicato una raccolta di novelle, oggi non saremmo qui a ricordare un grande religioso, uno dei più grandi mistici del Novecento, un prete che comunque nella sua lunga vita non ha mai rinunciato alla scrittura e allo studio di poeti e romanzieri. Non è un mistero che attribuisse la sua conversione, almeno in parte, alla lettura dei classici russi («Dio si introdusse furtivamente nella mia vita attraverso la grande opera di Dostoevskij»).
Mercoledì, 30 Luglio 2014 12:13

Un campione di evangelizzazione

Il Beato Giacomo Alberione

di Mario Sgarbossa

Don Alberione (1884-1971), fondatore della Famiglia paolina (cinque Congregazioni e quattro Istituti), pioniere della nuova evangelizzazione con gli strumenti offerti dalla moderna comunicazione sociale, se non si fosse fatto prete avrebbe scelto con successo la carriera del manager in una grossa industria piemontese. Sono sue parole. Partendo da estrema povertà di mezzi questo piccolo grande uomo è riuscito in pochi anni a fondare un impero editoriale di dimensioni intercontinentali, ma senza dar fiato alle trombe della pubblicità, mantenendosi umilmente dietro lo schermo di una verità alla quale credeva profondamente: è Dio che opera. 
Mercoledì, 12 Marzo 2014 16:40

Devozione a San Giuseppe di Giovanni XXIII

Ad aprile la sua Canonizzazione

di Tarcisio Stramare

La devozione di Giovanni XXIII verso san Giuseppe non era intesa da lui semplicemente come una devozione “personale”. Egli, infatti, non solo la professava pubblicamente, ma all’occasione, fatto Papa, la seppe affermare con gesti concreti di fronte alla Chiesa, per fare comprendere a tutti che la figura e missione di san Giuseppe appartengono al mistero dell’incarnazione e della redenzione e, quindi, coinvolgono tutta la Chiesa. 
Nessuna meraviglia, dunque, che nella celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II san Giuseppe venisse ad occupare il suo giusto posto: “Oh, la invocazione; oh, il culto di san Giuseppe a protezione del Concilio Ecumenico Vaticano II! Venerabili fratelli e figlioli diletti di tutto il mondo: è a questo punto che noi desideriamo di condurvi, inviandovi questa Lettera apostolica giusto nel giorno 19 marzo, in cui nella celebrazione di san Giuseppe, Patrono della Chiesa universale, poteva venire alle nostre anime l’eccitamento a una ripresa straordinaria di fervore, per una partecipazione orante più viva, ardente e continuata alle sollecitudini della santa Chiesa, maestra e madre, docente e dirigente di questo straordinario avvenimento del Concilio Ecumenico XXI e Vaticano II, di cui tutta la pubblica stampa mondiale si occupa con interessamento vivo e con attenzione rispettosa”. 
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:39

«Don Guanella ha il metodo della periferia»

Un «pellegrinaggio» ideale a cento anni dalla morte di san Luigi

di don Nino Minetti

Da alcuni mesi abbiamo iniziato l’anno giubilare per il centesimo anniversario del passaggio al cielo del nostro santo Fondatore, don Luigi Guanella. In questa circostanza è doveroso fermarsi, consultare le memorie e riascoltare con la sensibilità di don Guanella il gemito dei poveri di oggi. 
Dalla consultazione delle “carte” in nostro possesso, la morte di don Luigi viene posta subito sotto il segno della grandezza dell’uomo e del sacerdote scomparso.
Si celebra la sua vita coraggiosa, serena, nonostante le indicazioni contrarie. Si ammira un’esistenza totalmente regolata sui ritmi proposti da Dio. Si misura la dimensione interiore di un sacerdote che ha saputo riflettere e osservarsi fin dagli anni giovanili, ma che ha dedicato anche attenzione e amore al tempo in cui è vissuto e alle persone che il sistema sociale trasformava in “scarti” umani, aprendosi senza pregiudizio verso quella modernità che poteva loro giovare fino a riscattarli.
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